Confindustria e CGIL, CISL, UIL stanno definendo, senza alcuna consultazione dei lavoratori interessati, un’intesa mediante la quale si riduce a zero il valore del contratto nazionale di lavoro rendendolo, di fatto, semplicemente garanzia del salario minimo contrattuale.
Tutto il resto, andrà discusso in sede di contrattazione integrativa, legando eventuali aumenti salariali ad ulteriori aumenti di produttività, all’andamento economico dell’impresa: in poche parole, alla magnanimità dei padroni che, a fronte della riesumazione di un vero e proprio "cottimo", concederanno qualche briciola dei loro utili di impresa.
Il CCNL, quindi, non avrà più alcuna funzione di redistribuzione economica, ad esempio della produttività del lavoro, ma sarà mero strumento di adeguamento dei salari all’aumento del costo della vita secondo una oscura formula (l'inflazione realisticamente prevedibile).
Invece, la contrattazione decentrata, sia essa aziendale o territoriale, che oggi investe non più del 10% delle aziende e coinvolge non più del 30% dei lavoratori, assumerebbe il vero ruolo negoziale.
Ovviamente, il tutto, secondo criteri di "flessibilità rispetto alle specificità settoriali", ovvero la possibilità di derogare pattiziamente alle previsioni normative del contratto nazionale, magari anche sul fronte delle tutele della salute nell’ambito aziendale.
Se ciò non bastasse, si intende mettere mano anche al numero dei contratti nazionali di lavoro, sostenendo che sono troppi – si è già cominciato con il contratto unico trasporto pubblico locale/attività ferroviarie – costruendo, così, megacategorie in cui sarà difficile far pesare le specificità e affrontare la questione della rappresentanza e della democrazia sindacale.
MERCOLEDÌ 5 MARZO 2008
dalle ore 11.00
in occasione dell’incontro tra la Confindustria e i sindacati concertativi
PRESIDIO ALLA CONFINDUSTRIA
Roma - Viale dell’Astronomia, 30
PARTECIPIAMO IN MASSA