Ad una settimana dalla clamorosa Conferenza Stampa che il Ministro Brunetta ha tenuto a Palazzo Chigi per illustrare i risultati del “Terzo report sul monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle P.A.", non è ancora pervenuta una netta smentita da parte dei vertici della C.R.I. circa le dichiarazioni dello stesso Ministro dove afferma che “i lavoratori precari non sono inseriti tra quelli regolarizzabili in quanto non hanno anzianità direttamente con la C.R.I., ma prevalentemente con Regioni e A.S.L. di provenienza”.
Questo assordante silenzio non lascia più dubbi (se mai ce ne fossero stati) sulla vergognosa connivenza messa in piedi da questo Governo e il famigerato “Triangolo delle Bermuda” (Rocca, Ravaioli e Niglio) che in un batter di ciglia, hanno fatto sparire nel nulla più di 2000 lavoratori e le loro rispettive famiglie.
Il Dipartimento della Funzione Pubblica ed il suo illuminato Ministro, hanno sconfessato i già miseri dati che i vertici della C.R.I. avevano fornito in occasione della compilazione del questionario sui precari della Pubblica Amministrazione, senza che gli stessi vertici, in un rigurgito di credibilità, dimostrassero la pur minima intenzione di ripristinare la verità dei fatti sulla natura dei contratti dei colleghi precari.
Ci attendevamo un atto di coraggio e di rispetto nei confronti di tutti quei lavoratori che per anni hanno, con il proprio lavoro e con la loro professionalità, onorato il nome della Croce Rossa Italiana; ma si è rivelata una pia illusione.
Di concreto c’è che questi lavoratori, anche in un momento così drammatico per la loro vita lavorativa, daranno il meglio di se e faranno di tutto (ognuno per il proprio ambito di competenza) per offrire assistenza e soccorrere le popolazioni colpite dal terribile terremoto di questa mattina.
Crediamo di non dovere aggiungere altro, anche e soprattutto, per rispetto di chi è stato duramente colpito nei propri affetti e nei propri averi, essendo certi che i lavoratori precari della C.R.I. dimostreranno ancora una volta il proprio attaccamento a questa divisa, procrastinando le giornate di lotta in attesa che la situazione si normalizzi.