Mentre i lavoratori della tendopoli di San Ferdinando piangono ancora la morte di Gora Gasama, un altro bracciante maliano è stato coinvolto lunedì sera nell'ennesimo incidente stradale rientrando a piedi nella tendopoli. Il lavoratore fortunatamente non è grave, comunque in osservazione in ospedale. L’incidente è stato causato dal buio e dalla pericolosità della strada, ma l’esasperazione per la situazione ha coinvolto anche il conducente del veicolo, che pur attivandosi per prestare i soccorsi è rimasto vittima del clima esasperato. Anche a lui va la solidarietà di USB.
Apprendiamo queste notizie con sollievo, ma nulla toglie al fatto che la situazione di degrado in cui questo governo, come i precedenti, continua a tenere i braccianti non può più essere tollerata. Il 21 dicembre abbiamo chiesto un incontro al Ministero del Lavoro, a oggi nessuna risposta.
È la riprova che per il governo e per le istituzioni la vita di chi risiede in quel territorio, bianco o nero che sia, conta ben poco. E se il ripristino dell'illuminazione stradale rimane un imperativo improcrastinabile, altrettanto lo è una risposta da parte del ministro Catalfo alla nostra richiesta di incontro: non è più tollerabile che questi lavoratori debbano continuare a vivere in queste condizioni disumane per garantire manodopera a basso, bassissimo, prezzo. La tensione dentro ai ghetti cresce sempre più: non è possibile lavorare per 35€ a giornata per morire come un cane!
La situazione dei braccianti agricoli migranti va risolta non con le parole ma con i fatti: rispetto delle condizioni di lavoro, contratti registrati, condizionalità sociale sui contributi della Pac, insediamento abitativo, regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri.
Non basterà illuminare una strada per dare dignità e giustizia.
USB Braccianti