Nel giro di poche settimane la stampa locale si è occupata di quelli che ormai non possono essere più considerati degli episodi di aggressione a danno dei lavoratori pubblici e in particolare all’INPS. Il 18 marzo presso la sede di Roma Tiburtino una collega viene oltraggiata e aggredita fisicamente allo sportello. Il 24 aprile a Livorno un’altra collega viene colpita da un utente in evidente stato di alterazione psico-fisica. Il 6 maggio tocca al Direttore dell’Agenzia di Tradate di subire l’aggressione violenta di un ex frontaliere per una pratica di disoccupazione. A tutti indistintamente i lavoratori colpiti in servizio va la nostra piena solidarietà e vicinanza, come ai tanti lavoratori i cui casi rimangono nell’ombra e non trovano alcuna attenzione. E’ evidente, che i gravissimi fatti menzionati sono soltanto la punta di un iceberg che in troppi si ostinano a non vedere. Ma la solidarietà non basta. La disgregazione sociale produce schegge impazzite e l’incapacità di leggere politicamente i fatti fa esplodere la rabbia verso il bersaglio più a portata di mano, che non ha colpe se non quelle di rappresentare con onore le istituzioni, di impegnarsi giornalmente per essere vicino al cittadino e ai suoi bisogni.
Che sia necessaria una maggiore tutela dei lavoratori non c’è dubbio ma non è solo questo il punto. Occorre abbattere il muro volutamente eretto da chi ( come Brunetta, Ichino ed altri) ha voluto mettere gli interessi dei cittadini utenti contro quelli dei lavoratori pubblici per attaccare in profondità lo Stato Sociale, privatizzare i servizi e distruggere nelle fondamenta il sistema di protezione sociale costruito in decenni di sacrifici e lotte, a volte a prezzo della vita. Occorre perciò ricostruire quell’identità di classe che si è persa rincorrendo fatui modelli sociali e comportamentali.
E’ da qui che oggi dobbiamo ripartire, guardando all’interesse di classe dei lavoratori pubblici e dei cittadini pensionati, disoccupati, migranti, che ogni giorno affollano gli uffici dell’INPS guardando con sospetto e al tempo stesso con speranza a quella istituzione. Abbattiamo l’artificiosa parete che separa queste due realtà, uniamo gli interessi reciproci.
Il nemico, infatti, è altrove. E’ tra chi si accanisce contro i lavoratori pubblici continuando ad orchestrare campagne denigratorie allo scopo di tagliare o privatizzare i servizi.
Usciamo dai nostri posti di lavoro e lottiamo insieme a quella parte di società, sempre più numerosa, che paga in modo insostenibile la crisi economica. Costruiamo insieme un grande movimento di opposizione sociale alle politiche regressive e repressive imposte dalla grande finanza internazionale.