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Nazionale

Il rapporto Unicef sul lavoro minorile in Italia conferma una terribile realtà: anche il Belpaese sfrutta e uccide i giovanissimi

Roma,

Il primo rapporto statistico Unicef sul lavoro minorile in Italia svela una realtà che noi di USB e Rete Iside denunciamo da tempo: le giovani generazioni vengono sfruttate sul lavoro, troppo spesso impegnate in mansioni rischiose senza le adeguate tutele per la salute e la sicurezza, con risultati tragici. 

Con la freddezza dei numeri, infatti, il rapporto Unicef ci parla di una vera e propria strage di lavoratori under 19: nel quinquennio 2017-21 sono morti in 74, sette dei quali avevano meno di 14 anni. Nello stesso intervallo di tempo, le denunce complessive arrivate all’Inail per infortuni di lavoratori con meno di 19 anni sono state ben 352 mila. In questo gruppo sono stati, purtroppo, i più giovani a subire le conseguenze più gravi: oltre 223 mila le denunce di infortuni degli under 14.

Secondo la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea sul Divieto del lavoro minorile e la protezione dei giovani sul luogo di lavoro, l’età minima per lavorare non può essere inferiore all’età dell’obbligo scolastico, 16 anni in Italia, 15 nei casi di alternanza scuola-lavoro. Ci troviamo di fronte, quindi, a centinaia di migliaia di giovanissimi che non solo non dovrebbero essere presenti nei posti di lavoro, ma che non hanno nemmeno una situazione contrattuale regolare e si trovano nell’assenza di diritti più totale.

Per USB e Rete Iside ogni singola morte di lavoro è inaccettabile; a maggior ragione lo sono le morti di ragazzi tanto giovani. Per questo USB e Rete Iside, insieme ad altri soggetti politici e sociali, hanno promosso una legge di iniziativa popolare per introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro nel codice penale. Salute e sicurezza sul lavoro, troppo spesso, vengono viste come un costo che la parte imprenditoriale vuole ridurre al minimo per aumentare i profitti. Questa è la causa della strage di lavoratori e lavoratrici in corso nel nostro Paese (489 vittime al 12 giugno, esattamente 3 al giorno) e per fermarla occorre una vera deterrenza contro chi specula sulla vita di chi lavora: il reato di omicidio sul lavoro potrebbe finalmente porre un freno alla mattanza, troppo spesso impunita o sanzionata con pene minime.

La logica dell’abbattimento dei costi ha portato perfino a piegare il sistema formativo stesso alle necessità delle imprese, con l’alternanza scuola-lavoro varata dal governo Renzi, oggi chiamata PTCO (Percorsi Trasversali per le Competenze e l’Orientamento). Sono quindi proprio le giovani generazioni le vittime primarie di un sistema di sfruttamento generalizzato che si basa su precariato, lavoro povero e il continuo rischio di subire infortuni, anche gravi o mortali, nel nome dei profitti di pochi.

Il lavoro minorile in Italia, leggendo i dati del rapporto Unicef, è un fenomeno in aumento: nel 2022 sono stati oltre 69 mila i lavoratori minorenni tra 15 e i 16 anni, in netto aumento rispetto ai 35 mila del 2020.

Unione Sindacale di Base e Rete Iside, forti di un rapporto di collaborazione sul fronte della salute e della sicurezza sul lavoro che va avanti da anni, continueranno a denunciare lo stato delle cose: i giovani devono potersi formare al meglio e seguendo nulla altro che loro necessità, non essere sfruttati fino all’osso da chi vuole speculare sulla loro vita.

Unione Sindacale di Base

Rete Iside