Dopo 58 giorni di sospensione cautelativa tornano oggi al lavoro Ilario Ilari e Valentino Tomasone, i due autisti di bus romani che hanno rischiato il licenziamento per aver partecipato alla trasmissione RAI “Presa Diretta”, andata in onda il 21 settembre scorso.
Ci sono voluti due mesi di lotte, sostenute dall’USB per sconfiggere l’ostinata arroganza della Trotta Bus Service, azienda del Consorzio Roma Tpl al quale Roma Capitale ha affidato parte delle linee urbane di autobus. Un’azienda che non voleva riconoscere neanche uno dei più elementari diritti della persona, ovvero quello di esprimere liberamente le proprie idee, e nemmeno a due delegati sindacali, che avevano semplicemente assolto alla propria funzione.
Ci sono voluti diversi scioperi e manifestazioni, in primo luogo da parte dei compagni di lavoro del Consorzio Roma Tpl e della stessa Trotta Bus Service, costati un altro giorno di sospensione per un gruppo di lavoratori, reo, secondo l’azienda, di aver manifestato sotto la palazzina della direzione aziendale.
Ci sono voluti l’impegno e la solidarietà di Riccardo Iacona, autore di “Presa Diretta”, che non ha mai smesso di sostenere la giusta causa di questi lavoratori. C’è voluta una grande raccolta di firme (quasi 60mila) promossa dall’associazione Articolo 21. C’è voluta anche la presa di posizione unanime della Commissione Mobilità e Trasporti di Roma Capitale, che ha deciso di promuovere una commissione d’inchiesta sulla gestione del trasporto pubblico da parte di quella azienda. E ci sono voluti il coraggio e la determinazione di Ilario e Valentino, consapevoli di essere nel giusto e decisi a portare avanti la battaglia.
Ma alla giusta soddisfazione che l’USB prova in queste ore si accompagna la consapevolezza di dover mantenere alta l’attenzione su quanto accade nelle aziende private del trasporto locale, ed in particolare nel trasporto pubblico a Roma. I lavoratori del Consorzio Roma Tpl continuano infatti a percepire lo stipendio con grandissimo ritardo ed i gravi disservizi vengono coperti con un clima di forte intimidazione.
L’USB resta in prima linea nel denunciare l’effetto pratico della privatizzazione di un servizio essenziale e lancia un ulteriore segnale di allarme: cosa sarebbe successo se il jobs act di Renzi fosse già stato approvato? Di fronte al balletto sulla casistica nella quale sarà possibile il reintegro a fronte di licenziamenti disciplinari ingiustificati, il caso di Ilario e Valentino fa scuola. Infatti, se la denuncia della cattiva qualità di un servizio pubblico dovrà passare sotto la mannaia della perdita del posto di lavoro, in cambio di un magro risarcimento economico, sarà difficile trovare altre persone coraggiose come Ilario e Valentino.