Un centinaio di lavoratori, sotto un sole rovente, hanno aderito e partecipato alla vivace iniziativa di stamattina 8 luglio per protestare contro un’azienda che premia immeritatamente il Management e punisce i lavoratori che producono ricchezza, mai redistribuita. Sotto le finestre del nuovo A.D. Cattaneo che, invece di pianificare il rilancio dell’azienda, ha pensato di definire prima i suoi benefit milionari, a gran voce saliva il grido Vergogna! Vergogna! Ridateci il Premio di Risultato che ci avete tolto! Riconoscete subito i prepensionamenti art.4 anche a Sparkle!
Una delegazione è stata ricevuta dal Dr. Iannaccone delle Relazioni Industriali, al quale abbiamo esposto, durante un colloquio schietto e non formale, l’OdG della assemblea, ribadendo all’azienda che USB Telecomunicazioni ha solo iniziato la protesta e proseguirà la mobilitazione per riprenderci tutto quello che ci viene negato.
Per quanto riguarda l’enorme e indecente divario economico tra Dirigenti e Lavoratori, inaccettabile in un Paese civile, per giunta in crisi economica da molto tempo, ci attiveremo con ogni mezzo per chiedere una moratoria generale che parta da TIM, ma coinvolga tutte le Grandi Aziende, e ripristini una condizione eticamente accettabile.
Nel corso della assemblea ci sono stati una dozzina di preziosi interventi ed è stata approvata la seguente mozione:
Mozione dell’assemblea dei lavoratori TIM e Sparkle del giorno 8 luglio 2016
I lavoratori TIM e Sparkle, riuniti in assemblea presidio sotto la sede della direzione generale TIM di Corso d’Italia a Roma valutano in maniera molto negativa la nuova gestione aziendale dopo l’assunzione del controllo dell’azienda da parte del socio Vivendi. In particolare esprimono la loro preoccupazione sui seguenti punti:
Assoluta mancanza di un piano industriale teso al rilancio aziendale. Al contrario l’unica preoccupazione espressa dal management è quella del contenimento dei costi, anche a scapito del servizio verso la clientela. In questo contesto appare surreale l’idea di poter risparmiare spegnendo stazioni radio base a scapito della copertura del servizio di telefonia cellulare.
Si continuano a colpire i salari: dopo la solidarietà che ha falciato di un buon 10% le buste paga dei lavoratori arriva la mancata corresponsione del PDR a fronte degli obiettivi raggiunti su ricavi e soddisfazione cliente. Il mancato conseguimento dell’obiettivo sull’EBITDA è dovuto ad oneri straordinari quali gli accordi sulla ristrutturazione aziendale (solidarietà ed art. 4), sanzioni del regolatore e contenziosi con altre aziende, sui quali i lavoratori non hanno alcuna responsabilità.
In maniera assolutamente grottesca tutto ciò non vale per il management aziendale che continua invece a ricevere la parte variabile dello stipendio (MBO) e che addirittura vede varare un piano di “special award” di 55 milioni di euro per l’amministratore delegato ed il suo staff a fronte del conseguimento dell’unico obiettivo della riduzione costi.
Il CCNL è scaduto da troppo tempo e va rinnovato presto, ma nell’interesse dei lavoratori e non per soddisfare le richieste dell’azienda di contenimento del costo del lavoro; per questo USB aveva presentato, e socializzato con i lavoratori, una piattaforma alternativa a quella dei sindacati concertativi, inviata regolarmente ad Asstel.
L’assemblea ribadisce la propria convinzione che il PDR sottratto dall’azienda debba tornare nelle tasche dei lavoratori e, a questo fine, dà mandato ad USB affinché vengano organizzati ulteriori momenti di lotta nelle forme più unitarie possibili.
L’assemblea aderisce allo sciopero generale indetto da USB per il 23 settembre condividendone la piattaforma a favore del lavoro e dello stato sociale e sottolineando che la tutela delle infrastrutture di telecomunicazioni, quale asse portante dello sviluppo economico e dei livelli occupazionali delle aziende del settore, rientra di fatto tra gli obiettivi che rivendicano “la nazionalizzazione delle aziende strategiche contro la deindustrializzazione del Paese”.