L’USB Pubblico Impiego di Palermo, nella giornata di oggi, ha svolto un sit-in all’esterno della Prefettura per protestare contro la manovra finanziaria “lacrime e sangue” annunciata nei giorni scorsi dal governo italiano e approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri.
Dopo alcune ore una delegazione, rappresentativa dei diversi comparti del settore pubblico, è stata ricevuta dal vice prefetto, Dott.ssa Viviana Vaglica. È stata subito messa in evidenza la netta e aperta contrarietà rispetto all’azione governativa che colpisce ancora una volta in maniera devastante i lavoratori pubblici, e il pubblico impiego in generale.
I rappresentanti del comparto Scuola hanno ribadito che la scuola siciliana non sarà in grado di fare fronte agli ulteriori tagli di risorse che colpiranno il settore, già gravemente danneggiato e sempre più impoverito dai tagli operati dalla legge 133/08.
All’interno di una realtà, come quella siciliana (e palermitana in particolare) in cui la grande maggioranza delle strutture scolastiche non è a norma, in cui i tassi di dispersione scolastica sono ai massimi livelli (con le pericolose conseguenze che ciò può comportare in un’area ad alta densità mafiosa), in cui le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro sono contravvenute in maniera puntuale e pericolosa a causa dell’eccessivo numero di alunni per classe, in cui i diritti degli alunni diversamente abili non sono garantiti da un adeguato numero di ore di sostegno, il “rigore” della manovra non potrà che acuire l’emergenza-scuola facendola sempre più sfociare in vera e propria emergenza-sociale.
Abbiamo evidenziato come si renda necessario un programma serio di edilizia scolastica per la città di Palermo e un intervento immediato sul governo Nazionale per affrontare la tragica situazione degli organici. In chiusura abbiamo sottolineato con particolare preoccupazione l’assurdità di una manovra finanziaria che pretende di far pagare la crisi ai disabili e alle loro famiglie, riducendo l’organico dei docenti di sostegno, svilendo le professionalità acquisite negli anni e abbattendo il limite massimo di alunni per classe in presenza di alunni diversamente abile.
La scuola da luogo di integrazione rischia di trasformarsi in “centro di prima accoglienza”, luogo saturo di sofferenze che non accoglie le diversità ma le “detiene” in attesa di respingerle.
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