MORIRE DI LAVORO IN ITALIA E IN CALABRIA
Nei giorni scorsi l’Inail ha diffuso i dati a livello nazionale e regionale sugli infortuni sul lavoro relativi all’anno 2009.
Riteniamo assolutamente fuoriluogo i toni quasi trionfalistici con i quali il Presidente dell’istituto e il Ministro Sacconi, hanno commentato i dati.
A livello nazionale nell’anno 2009 gli infortuni sul lavoro sono stati “solo” 790.000 contro gli 870.000 dell’anno precedente, con “soli” 1.052 morti, contro i 1.120 del 2008.
Insomma, secondo l’Inail e il ministro, dobbiamo essere contenti perché, grazie a dei presunti migliori livelli di sicurezza, sono morti “solo” 1.052 lavoratori.
Viceversa, noi della Confederazione USB riteniamo il numero è impressionante, sconvolgente, basti pensare che in Afghanistan, dove c’è una guerra in corso con tutti i pericoli che questa comporta, nello stesso anno sono morti 10 soldati italiani a cui sono stati attribuiti tutti gli onori del caso.
Per molte delle 1.052 persone, spesso extracomunitarie, invece, neanche un trafiletto nelle pagine interne.
In Calabria i dati dicono che gli infortuni (quelli denunciati, ovviamente), sono stati 13.676 nel 2009, contro i 14.177 del 2008, con 12 morti a fronte dei 30 dell’anno precedente.
Letto così, il dato della nostra regione potrebbe apparire sicuramente positivo, ma dietro questi numeri, che sono aridi e senza anima, si nascondono 12 persone, 12 vite umane e, quindi, 12 famiglie che hanno perso i loro cari usciti da casa per andare a lavorare; così come oltre 13.500 persone, sempre per lavorare, hanno subito infortuni più o meno gravi.
Ma i dati, purtroppo sono molto meno positivi di quello che dice il Ministro, perché in realtà, grazie al massiccio ricorso alla cassa integrazione, all’aumento della disoccupazione e alla diminuzione degli straordinari, le ore lavorate sono state nel 2009 notevolmente inferiori a quelle dell’anno precedente, per cui la diminuzione degli incidenti, è dovuta in gran parte a questo.
La situazione diventerà ancora più drammatica grazie al colpo di spugna con il quale il Governo ha cancellato la prevenzione incendi. La decisione scellerata ed irresponsabile rende più insicure le attività produttive e mina alla base la sicurezza dei lavoratori e dell'intera comunità.
Ma quand’anche quei numero fossero reali, basta una diminuzione dei morti per usare toni di grande soddisfazione?
Basta questo, per affermare che le misure di sicurezza in Italia e in Calabria cominciano a funzionare?
Crediamo proprio di no, perché chi va a lavorare lo fa per guadagnarsi da vivere, non certamente per rischiare di morire.
Noi riteniamo che una eventuale flessione negli infortuni e nei morti per lavoro, comunque non basti, perché un solo morto sul lavoro, è sempre un morto di troppo!