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Editoriale

Ingiustizia è fatta: condannato Paolo Di Vetta e altri tre partecipanti ad un presidio al CIPE due anni fa!


L’Italia per bene quella che conta, quella degli scandali, del patto Stato e Mafia, del falso in bilancio, delle assoluzioni per gli operai assassinati alla Thyssen Kroup, può stare tranquilla il tribunale di Roma ha inflitto pesanti condanne nei confronti di quattro compagni, colpevoli di lottare per il diritto alla casa e al reddito. Paolo Di vetta è stato condannato a un anno e sei mesi, Aurel a sei mesi, Roberto e Omar a 8 mesi. Mentre per questi ultimi tre c’è la sospensiva della pena, per Paolo, già ristretto ai domiciliari, la condanna non prevede sospensione.

Il giudice del Tribunale di Roma Paola De Nicola ha fatto sua la tesi dei palazzinari, del Ministro Lupi e del Presidente del Consiglio Renzi, fautori della mano pesante contro i movimenti sociali.

Questa è l’ennesima condanna penale che per difendere precisi interessi economici  risponde con manganello e carcere alle richieste  di emancipazione sociale.

Il 9 marzo del 2012 centinaia di persone, tra loro diverse famiglie con bambini, stavano manifestando davanti alla sede del CIPE contro la TAV. Chiedendo che quello sperpero di denaro pubblico a favore dei costruttori, molti in odor di mafia, fossero invece utilizzati per costruire case popolari. L’ottusità della politica, anche quel giorno prese forma nelle cariche di polizia, negli arresti che poi hanno portato alle condanne di giovedì 18 luglio.

Dietro a queste condanne c’è una strategia, resa ancora più evidente dal fatto che è stata comminata nonostante il parere contrario del Pubblico Ministero e le deposizioni contraddittorie dei  testimoni di polizia.

Secondo i dati Istat, nel giro di un solo anno, dal 2012 al 2013,  i poveri  sono aumentati di un milione 300mila persone, cosicché  oggi parliamo di una condizione sociale che ha inghiottito 10 milioni e mezzo di individui, ossia il 16,6% della popolazione.

Sono numeri che come USB insieme ai movimenti sociali  definiamo  come un disastro sociale, una guerra di classe  espressione di una politica economica che risponde agli interessi della borghesia italiana e delle  oligarchie dell’Unione Europea.

E’ per avere manifestato contro questa politica che i quattro compagni sono stati condannati, è un’ondata repressiva in costante aumento e non si riesce più a contare  quanti, per aver lottato, ora sono in carcere o agli arresti domiciliari mentre altre  centinaia di  denunce sono in corso.

Se il futuro che l’Unione Europea disegna  per i lavoratori  è lo sfruttamento e la precarietà,  allora per condizione e convinzione non abbiamo alternative all’organizzazione del conflitto e alla lotta per una società di liberi ed uguali.

USB - Unione Sindacale di Base - Associazione Inquilini e Abitanti