L’incontro con la ministra Catalfo, mercoledì 12 è stato, come dire … imbarazzante.
E l’avvio del confronto, in questo senso, è stato illuminante.
La ministra ha aperto l’incontro chiedendo ai presenti cosa avessero da dirle e quelli non hanno trovato nulla di meglio, se non rispondere di voler ascoltare se lei avesse qualcosa da riferire.
Una conversazione più da incontro casuale davanti alla porta di un ascensore che da tavolo ministeriale.
Ma l’incontro non era scaturito a seguito del presidio organizzato sotto il ministero da tutte le sigle sindacali firmatarie del contratto a perdere? Presidio cui comunque avevano partecipato decine di dipendenti dell’INL?
Evidentemente, per i signori che hanno affollato il tavolo, le mille problematiche che quotidianamente affliggono coloro che hanno la ventura di lavorare per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro rappresentavano nulla più di un pretesto per avviare un’interlocuzione con il governo per tutt’altri fini.
Ed il proseguo dell’incontro non ha fatto altro che confermare questo.
L’unica cosa di cui si è effettivamente parlato è stata la questione del futuro dell’agenzia nelle relazioni tra INL, INPS e INAIL. Ovvero se la riforma dovesse essere completata, abortita o semplicemente interrotta, con il relativo corollario di interessi contrattuali (tant’è che all’incontro erano presenti figure confederali oltre che di comparto).
Chiariamo. Ovviamente è importante capire il destino dell’INL nelle intenzioni governative. Ma sinceramente, all’USB e, crediamo, alla stragrande maggioranza dei lavoratori, non importa un fico secco se l’ispezione del lavoro e l’adeguato trattamento del personale che la assicura sia appannaggio di un’agenzia onnicomprensiva, che inglobi anche la vigilanza contributiva e quella assicurativa; o di un’agenzia che limiti il proprio core business alla vigilanza “lavoristica”; o ritorni all’interno del ministero del lavoro.
Quello che conta veramente è avere le risposte efficaci per eliminare le sperequazioni esistenti tra le diverse figure ispettive; definire un corretto sistema di valutazione delle performance collettive e individuali; ottenere l’adeguamento delle dotazioni organiche (di tutti i profili previsti), tecniche e strumentali; avere trasparenza e tracciabilità delle procedure per l’assegnazione di incarichi di responsabilità; affrontare i problemi legati alla dirigenza territoriale; risolvere i problemi connessi all’organizzazione del lavoro; ecc., ecc.
Di tutto questo di fatto nulla è stato detto, se non riascoltare la disponibilità della ministra ad impiegare le entrate legate alla riscossione delle sanzioni per la perequazione salariale (in merito a cui, peraltro, abbiamo dovuto ricordare come dette somme siano già nelle disponibilità del ministero - oltre 100 milioni di euro l’anno - e, dunque, non debbano essere reperite altrove e concesse dal resto del governo.
Da parte nostra, insomma, non abbiamo potuto fare altro che sollecitare dalla ministra le risposte concrete al lungo elenco di questioni che erano state poste nel precedente incontro e che allo stato rimangono senza alcuna adeguata risposta.
USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S., INL e ANPAL