USB Scuola esprime la sua profonda vicinanza alla collega ferita e agli studenti, sconvolti da quanto accaduto, ma non può non chiedersi come si possa giungere a tali gesti.
Siamo convinti che questo gesto si inserisca nel quadro di una professione che è stata umiliata, svalutata e vilipesa da decenni di campagna denigratoria, che ha avallato la descrizione dell’insegnante inadeguato, scansafatiche e baby sitter. Una campagna che ha accompagnato il progressivo tradimento del patto educativo da parte di molte famiglie, che vedono nei docenti dei nemici o comunque non riconoscono loro l’autorevolezza della funzione educativa del docente, che difendono i propri figli di fronte a qualunque atto non rispettoso della comunità educante
In questo quadro tutto diventa lecito, tutto diventa possibile. In una scuola in cui il docente è un facilitatore, un tutor, uno che non può e non deve esercitare la sua professione di costruzione di cultura condivisa sia disciplinare che civica, diventa possibile anche un episodio così grave.
Gli anni in cui siamo stati costretti a rapporti a distanza hanno certamente aumentato le condizioni di disagio e di fragilità, ma non sono stati messi in atto strumenti di supporto agli studenti e al personale per affrontare il ritorno alla “normalità”. Intanto la capacità di resistere alle normali frustrazioni della vita di molti adolescenti si è fortemente ridotta e, di fronte a disagi gravi (come interpretare diversamente un gesto così pesante, che segnerà la vita della docente e dello studente che lo ha commesso per sempre?), la scuola è sola. Il taglio ai servizi sociali, alle figure di supporto psicologico, la convinzione che la scuola possa accogliere tra le sue mura qualsiasi difficoltà è un errore educativo e pedagogico enorme: gli episodi di violenza, anche legati a motivazioni reali, ma inaccettabili in una comunità educante, si moltiplicano e la responsabilità è sempre dei docenti che non gestiscono, mai di una società che non sa crescere i suoi giovani, di famiglie che hanno perso ogni reale riferimento etico e culturale condiviso.
La risposta a questa situazione di enorme difficoltà non può essere qualche figura di “consigliere” o qualche corsetto di formazione, né può essere quella autoritaria tanto cara al Ministro.
Occorre restituire dignità alla scuola, ai docenti, a tutto il personale. Occorre dare stabilità ai precari, aumentare gli organici per consentire agli studenti di avere insegnanti che li possano seguire in modo costante nel processo di crescita, instaurando rapporti corretti con le famiglie, basati sull’autorevolezza di una professione così delicata.