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IPAB SACRA FAMIGLIA: gli 11 EDUCATORI CACCIATI DOPO 12 ANNI DI PRECARIATO a co.co.co. presidiano la Regione e incontrano il Segretario Generale.

Roma,

 Ipab, Usb: "Precari licenziati ricevuti da Segreteria Regione" USB "Andremo fino in fondo ad accertare le responsabilità di tutti i livelli, politici, amministrativi, e contabili"

Roma - Ipab, Usb: "Precari licenziati ricevuti da Segreteria Regione" „(Comunicato stampa)

A conclusione del presidio che la USB ha tenuto questa mattina a Roma, di fronte alla Regione Lazio, si è svolto un incontro fra una delegazione degli educatori licenziati dall’IPAB Sacra Famiglia ed il Segretario Generale vicario della Regione Lazio, dott. Leonardo Catarci, il quale si è impegnato ad esplorare un intervento conciliativo della vertenza. "Il momento pre-elettorale non contribuisce certo ad affrontare adeguatamente la vicenda che riguarda gli 11 lavoratori licenziati - dichiara Roberto Betti, della USB Pubblico Impiego - né ad assicurarsi che la IPAB stia gestendo regolarmente la tutela dei minori che il Comune di Roma le affida".

"All’IPAB chiediamo chiarimenti rispetto al ruolo del sig. Luppino, che si presenta come direttore amministrativo dell’Ente e che invece risulterebbe essere un semplice consulente già in pensione. In proposito siamo pronti ad intervenire anche a mezzo di azioni legali, sia individuali, che collettive”, incalza il rappresentante della USB.

"Sia il presunto direttore che l'attuale consiglio di amministrazione - continua Betti - sono la diretta espressione di quella casta politica che, dopo aver dilapidato risorse e patrimonio pubblico, intende far pagare il conto ai lavoratori tenuti per anni in condizione di precarietà".

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La Polverini non fa beneficenza: sfrutta i precari, trascura i minori

     Una storia di guerra fra poveri e abusi della Casta di Checchino Antonini

    Roma - Hanno perso il lavoro in undici dopo anni di precarietà. Sono stati sostituiti da cinque lavoratori, ancora più precari, ancora più spremuti. Una vicenda "minore" se vogliamo che si sta svolgendo come frutto di quel sottobosco opaco delle nomine che la Polverini ha formalizzato prima di dimettersi. Ma comunque una vicenda drammatica di guerra tra poveri come tantissime altre in questi mesi, in queste ore.
La location è un Ipab, Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza il cui presidente è stato insediato dall'ex presidente della Regione Lazio in zona Cesarini. La Ipab Sacra Famiglia, che si occupa di assistenza ai minori, però ha completamente ignorato la propria ragione sociale e, dopo 12 anni, ha messo alla porta ben 11 educatori. Eppure esistevano le condizioni per assumerli visto che, nel 2009, avevano superato la procedura selettiva prevista dal programma di stabilizzazione, lascito del governo Prodi. Ma negli anni sono state fatte altre assunzioni a tempo indeterminato e loro sono stati sfruttati fino all'ultimo minuto a meno di sette euro l'ora.
Il consiglio di amministrazione ha stabilito che potessero essere sacrificati senza alcuna ragione di bilancio (che i lavoratori non hanno mai avuto il piacere di visionare) e, una volta verificata la loro indisponibilità a perpetuare la precarietà, ha deciso di rimpiazzarli con altri precari senza esperienza che accettano tutto senza discutere. Figura opaca e inquietante, il nuovo presidente è un pensionato utilizzato in qualità di dirigente; figlio della casta, gestisce, «in maniera allegra», dice l'Usb, le risorse dell'Istituto senza che la Regione Lazio senta l'esigenza di intervenire a riguardo e voleva che i lavoratori firmassero la rinuncia ai diritti acquisiti.
Oggi ci sarebbero le condizioni per stabilizzare i rapporti di lavoro precario e di addivenire a una fusione tra le Ipab che consentirebbe il consolidamento delle attività in favore dei minori e del rapporto di lavoro e i lavoratori hanno tenuto oggi un presidio sotto la regione per ottenere l'immediato intervento delle forze politiche perché sia garantita la tutela dei servizi erogati ai minori, la riassunzione e la stabilizzazione del rapporto di lavoro, ed il ripristino di una corretta gestione amministrativa.
A conclusione del presidio c'è stato un incontro fra una delegazione degli educatori licenziati e il segretario generale vicario della Regione Lazio, Leonardo Catarci, che si è impegnato ad esplorare un intervento conciliativo della vertenza. «Ma il momento pre-elettorale non contribuisce certo ad affrontare adeguatamente la vicenda - dichiara Roberto Betti, della Usb Pubblico Impiego - né ad assicurarsi che la Ipab stia gestendo regolarmente la tutela dei minori che il Comune di Roma le affida. Chiediamo chiarimenti sul ruolo del presidente Luppino, che si presenta come direttore amministrativo dell'Ente e che invece risulterebbe essere un semplice consulente già in pensione. Siamo pronti ad intervenire anche a mezzo di azioni legali, sia individuali, che collettive».

   

IPAB: PRECARI LICENZIATI RICEVUTI DALLA SEGRETERIA GENERALE DELLA REGIONE LAZIO

Roma - A conclusione del presidio che la USB ha tenuto questa mattina a Roma, di fronte alla Regione Lazio, si è svolto un incontro fra una delegazione degli educatori licenziati dall'IPAB Sacra Famiglia ed il Segretario Generale vicario della Regione Lazio, dott. Leonardo Catarci, il quale si è impegnato ad esplorare un intervento conciliativo della vertenza.

"Il momento pre-elettorale non contribuisce certo ad affrontare adeguatamente la vicenda che riguarda gli 11 lavoratori licenziati - dichiara Roberto Betti, della USB Pubblico Impiego - né ad assicurarsi che la IPAB stia gestendo regolarmente la tutela dei minori che il Comune di Roma le affida".

"All'IPAB chiediamo chiarimenti rispetto al ruolo del sig. Luppino, che si presenta come direttore amministrativo dell'Ente e che invece risulterebbe essere un semplice consulente già in pensione. In proposito siamo pronti ad intervenire anche a mezzo di azioni legali, sia individuali, che collettive", incalza il rappresentante della USB.

"Sia il presunto direttore che l'attuale consiglio di amministrazione - continua Betti - sono la diretta espressione di quella casta politica che, dopo aver dilapidato risorse e patrimonio pubblico, intende far pagare il conto ai lavoratori tenuti per anni in condizione di precarietà".

"Andremo fino in fondo ad accertare le responsabilità di tutti i livelli, politici, amministrativi, e contabili, e sfidiamo le strutture di vertice della Sacra Famiglia a mostrare per primi i loro compensi da amministratori e quelli attribuiti al presunto direttore e a tutti i collaboratori esterni", conclude il rappresentante sindacale della USB.

 

31 gennaio 2013 - Corriere della Sera online

POLITICHE SOCIALI

Case famiglia gestite da nuovi precari, protestano gli educatori: «Minori a rischio»

I precari dell'Ipab giovedì in sit-in davanti alla sede della Giunta . «Licenziati nonostante selezioni, ci sostituiscono con Cococo a 5 euro l'ora». Il direttore: «Colpa dei tagli»

Roma -  Sit-in di giovedì 31 gennaio sotto la sede della Giunta Regionale del Lazio , organizzato dagli educatori precari dell’Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza (Ipab) «Sacra Famiglia» per la tutela dei minori in case famiglia. Al loro fianco gli utenti e le famiglie per chiedere alla dirigenza dell’Istituto la riassunzione degli 11 operatori messi alla porta il 31 dicembre scorso e mettere fine alla precarietà che va avanti dal 200 e garantire adeguata assistenza a decine di minori a rischio.

RAGAZZI NON ACCOMPAGNATI - «Ospitiamo circa 26 ragazzi tra i 14 e i 18 anni - racconta Gaetano, un’educatore licenziato - sono minori non accompagnati, non hanno famiglia». Tra loro ci sono ragazzi afghani, egiziani e indiani arrivati in Italia in cerca di fortuna. Il centro garantisce loro assistenza sanitaria, istruzione e avviamento al lavoro con stage e tirocini. A diciotto anni però devono lasciare il centro. L’Ipab Sacra Famiglia gestisce tre strutture: un centro di prima accoglienza (Cpa) con 12 minori, il Gruppo Appartamento che ospita fino a 8 ragazzi e la casa famiglia Gemelli Diversi.

ASSUNZIONI FANTASMA - Quello che non va giù agli operatori licenziati è la promessa mancata di stabilizzazione del proprio posto di lavoro, nonostante aver comunque superato - nel 2008 - la selezione per regolarizzare i loro contratti. Attualmente infatti, a sostituire gli 11 licenziati, l’Istituto ha pensato di assumere 5 nuovi precari con contratto Co.Co.Co «a 5 euro l’ora che, su turnazione h24 gestiscono male un carico di lavoro troppo grande». Gli operatori, sulla base di questa riorganizzazione interna, mettono in discussione la qualità dei servizi svolti e la preoccupazione per la mancanza di personale disponibile per tutti gli utenti.

L’OCCUPAZIONE - «Quindici giorni fa abbiamo occupato la sede dell’Ipab di via Severi e siamo riusciti a riunire il consiglio d’amministrazione senza alcun esito» spiega Roberto Betti di Usb che segue la vicenda ed è preoccupato per il futuro degli educatori. La soluzione di Ipab, dopo l’occupazione, è stata solo quella di offrire agli operatori la possibilità di avanzare una richiesta di conciliazione. Conciliazione dalla quale però «restava esclusa la regolarizzazione dei contratti secondo richiesta del consiglio di amministrazione Ipab» continua Betti.

CONTRATTI NON RINNOVATI - L’Istituto Pubblico è gestito direttamente dalla Regione Lazio e gestisce rapporti diretti con il Comune di Roma. Da quanto affermato da Usb all’interno dell’organico di Ipab «si è pensato di regolarizzare i contratti degli amministrativi e non quelli degli operatori» e si punta il dito contro il contratto del direttore dell’Istituto Luciano Luppino. Infatti, nonostante pensionato ed ex dirigente del Comune di Roma, Luppino godrebbe di un contratto «d’inquadramento dirigenziale». Al momento nulla si muove però e tutti, operatori e utenti, restano a guardare. La Usb intanto invita al dibattito sulla questione i rappresentanti dei comitati elettorali per la Regione Lazio a cui chiede di confrontarsi con i lavoratori e la vertenza in atto.

LA REPLICA DELL’IPAB - A spiegare le cause del mancato rinnovo dei contratti degli educatori è il direttore dell’Ipab Luciano Luppino, che non vuole sentire parlare di «licenziamenti ma di scadenza di contratti». «Ci fu una selezione nel 2009 per le regolarizzazioni dei contratti, ma oggi senza fondi come faccio ad assumere i vecchi Co.co.co?» continua Luppino e parla di un debito di Ipab con le banche di oltre 3 milioni di euro. I conti in rosso di dell’Istituto non consentiranno quindi agli educatori il reintegro sul posto di lavoro. La soluzione per uscire dalla crisi potrebbe essere quella di esternalizzazione alcuni servizi alle cooperative esterne secondo Luppino, per cercare di rimettere in piedi la situazione economica dell’Istituto Sacra Famiglia. «La colpa è dei miei predecessori che non hanno mai messo in regola questi lavoratori» conclude Luppino che intanto attende un nuovo incontro con gli avvocati e il Ministero del Lavoro per trovare un ’alternativa alla situazione diìel precariato per i senza contratto. Infine Luppino precisa che «nonostante la situazione agitata per il centro, tutti i servizi ai minori sono svolti regolarmente dai nuovi collaboratori».

Gianluca Russo

 

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Per chi non lo sapesse IPAB sta per Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza, ma evidentemente nel caso dei propri operatori la Ipab Sacra Famiglia che si occupa di assistenza ai minori, ha completamente ignorato la propria ragione sociale e, dopo 12 anni ha messo alla porta ben 11 educatori.

Eppure esistevano le condizioni per stabilizzare questi lavoratori dopo che – nel 2008 – avevano superato la procedura selettiva prevista dal programma di stabilizzazione (attuato sulla base delle disposizioni emanate dal Governo Prodi).

Invece la nuova gestione ha inteso sfruttarli fino all’ultimo, facendo cassa sulle loro retribuzioni (inferiori a 7 euro l’ora).

Il consiglio di amministrazione (di recente la Polverini ha indicato un nuovo Presidente) se ne è lavato le mani accettando la logica che chi lavora con i minori – oltretutto in condizioni di estremo disagio e svantaggio personale – può rimanere in condizione di precarietà fino a che non si decide di cacciarlo.

I lavoratori però non ci stanno a questo gioco al massacro e hanno deciso di portare alla luce le magagne dell’Istituto che – ad esempio – utilizza un pensionato in qualità di dirigente e che ha gestito in maniera allegra le risorse dell’Istituto, senza che la Regione Lazio sentisse l’esigenza di intervenire al riguardo.

Oggi ci sarebbero le condizioni per stabilizzare i rapporti di lavoro precario e di addivenire a una fusione tra le IPAB che consentirebbe il consolidamento delle attività in favore dei minori e del rapporto di lavoro.

I Lavoratori dell’IPAB Sacra Famiglia in presidio itinerante chiedono l’immediato intervento delle forze politiche affinchè sia garantita la riassunzione, la stabilizzazione del rapporto di lavoro e la tutela dei servizi erogati ai minori e il ripristino di una corretta gestione amministrativa.