Con l’accettazione da parte dell’amministrazione delle due principali rivendicazioni avanzate dai lavoratori precari in questa settimana di mobilitazioni, si scrive una pagina importante nelle lotte dei precari Istat. Forse per la prima volta, si vince e si costringe l’amministrazione a tornare sui suoi passi. La soddisfazione dunque, anche per noi che avevamo indicato per primi la gravità dell’attacco contenuto nella bozza di fabbisogno e che abbiamo partecipato attivamente a queste giornate di occupazioni, cortei e assemblee, è legittima.
Dobbiamo però essere consapevoli che si è dovuto strappare con la lotta qualcosa che un’amministrazione responsabile avrebbe dovuto proporre da sola, senza bisogno di un’ora di assemblea. Il fatto stesso che sia stato possibile presentare una bozza di fabbisogno simile induce a riflettere sulle modalità con cui la “questione precari” è concepita nelle stanze della Direzione del Personale, e non dovrà essere dimenticato.
Questa vittoria deve perciò essere considerata la base su cui rilanciare la vertenza dei precari e la mobilitazione per cambiare ancora in profondità il piano di fabbisogno.
In particolare, occorre che:
- il tavolo sulle proroghe impegni l’amministrazione al principio di un rinnovo “sine die” (salvo verifica dei fondi disponibili), fino alla stabilizzazione di tutti i precari senza distinzioni di sorta;
- si dia priorità alle procedure “riservate” rispetto alle altre procedure che l’Istituto abbia intenzione di portare avanti con l’utilizzo del restante 50% del turnover che permane in sua disponibilità;
- si consideri la possibilità di rinviare i concorsi da III e da II banditi ormai 3 anni fa. In particolare il concorso da III, bandito prima del Decreto D’Alia e la cui attuale commissione è a nostro giudizio viziata da un caso di incompatibilità (un suo membro era infatti alla data della nomina titolare di cariche sindacali, e perciò non in grado di garantire la necessaria imparzialità), potrebbe essere annullato e bandito nuovamente: ciò garantirebbe l’inclusione di una quota importante di precari attualmente esclusi e un’adeguata valutazione dell’esperienza fin qui acquisita, senza pregiudicare la posizione di altri soggetti interessati allo svolgimento del concorso;
- sia inserito nel piano di fabbisogno l’impegno alla riapertura delle progressioni di livello per il personale inquadrato nei livelli dal IV all’VIII.
La strategia deve essere quella di stabilizzare e, allo stesso tempo, bloccare nuovi ingressi precari (e nuove forme di precarietà, come gli assegni di ricerca che si annunciano), per chiudere una volta per tutte la vicenda ciclica del precariato in Istat, che ha provocato e provoca l’arretramento delle condizioni di tutti i lavoratori.
Unire le rivendicazioni e le lotte dei lavoratori Istat è possibile, cominciamo a farlo.
USB-PI Istat