Come colpita da sindrome da stanchezza cronica, la politica nazionale non riesce o non vuole mettere il soccorso pubblico in condizioni di lavorare bene.
Lunedì primo luglio è stato un giorno difficile per i "pompieri", che tra le fiamme alte oltre 20 metri di Vicenza e la voragine larga 8 e profonda 12 metri a Casoria, si sono ritrovati a dover affrontare scenari apocalittici, ulteriormente complicati dalle alte temperature di questi giorni.
La dirigenza veneta che chiedeva rinforzi dal cielo e la dirigenza partenopea che non riceveva il Georadar da Roma, hanno messo allo scoperto le tante lacune del ministero dell’Interno, che riduce gli organici e le dotazioni in nome del risparmio senza mettere in alcun conto la salvaguardia della popolazione.
Beffa finale, ecco arrivare dalla Toscana lo stop alla manutenzione dei mezzi da parte delle ditte appaltatrici, sempre in nome del dio risparmio.
Non è certo lo stesso dio che elargisce appalti ai privati per i Canadair e gli elicotteri che spengono gli incendi boschivi. Grandi monopolisti e società che fanno cartello conquistano tutte le gare pubbliche. Perché in gioco c'è la privatizzazione del soccorso pubblico e quindi i privati vanno accontentati. Tutto regolare?
E l’incolumità dei cittadini? La vita dei pompieri sempre in gioco? Già, i vigili del fuoco sempre in prima fila nelle emergenze delle grandi catastrofi italiane, come stanno? Hanno sufficienti uomini, viaggiano su mezzi sicuri, hanno le giuste tutele sanitarie?
In Italia c'è “chi scherza col fuoco” e chi il fuoco (e l’acqua, e la terra che balla) deve invece affrontarlo. Con tutte le sue conseguenze, come nella vicenda dell’amianto nel ponte Morandi che adesso stiamo respirando tutti, fibra dopo fibra.
Coordinamento nazionale Vigili del Fuoco USB