Roma, 26 luglio 2016
Con l’ordine di servizio del 28 giugno l’azienda comunica l’istituzione di una nuova “funzione” aziendale: il job center.
Non produce niente ma, come recita l’ordine, assicura “per i diversi ambiti interessati, il governo, la pianificazione e l’implementazione dei piani di riqualificazione degli organici e delle relative competenze, sviluppati sulla base delle nuove esigenze di business o legate all’evoluzione delle tecnologie in ottica della salvaguardia dell’occupabilità delle risorse aziendali”.
Detta così sembrerebbe un’iniziativa lodevole: formare professionalità per nuovi mestieri, reinternalizzare attività oggi svolte all’esterno dell’azienda non può che essere cosa buona e giusta.
Ma è veramente questo lo scopo? Il progetto è nato e viene condotto nella più assoluta opacità, senza che ci siano state date le necessarie risposte ai tanti dubbi che abbiamo posto all’azienda nel corso dell’incontro in cui è stato presentato il “progetto”.
Infatti, anche nel materiale ufficiale sul Job Center che ci è stato presentato si scrive incredibilmente che PRIMA si individuano le risorse da “formare” e POI le attività alle quali destinarle. Tanto è vero che è già noto quante persone verranno formate, prima ancora di sapere a cosa saranno destinate: 1500. 1200 nelle cosiddette staff, 300 nell’Information Technology;
Secondo noi di USB Telecomunicazioni lo scopo vero è quello di creare un grande centro di collocamento permanente per esuberi.
Una dozzina di colleghi di Roma sono già stati “individuati” e mandati ai primi colloqui. Dalle informazioni in nostro possesso, tutti i nostri timori appaiono confermati.
Come RSU di USB infatti avevamo già sollevato con l’azienda, in sede di incontro, una serie di principali criticità ricevendone solo risposte evasive:
• Quali sono i criteri con i quali vengono scelte le persone;
• Cosa succede se le persone individuate per la formazione si rifiutano di sottoporsi ai corsi;
• Cosa succede se le persone vengono considerate non idonee a fine corso;
• Quali sono gli enti o le società che erogheranno i corsi.
Mentre noi ci impegniamo a pretendere che l’azienda ci dia delle risposte precise e convincenti, suggeriamo ai colleghi che vengono coinvolti in questo “progetto” di continuare a porre le medesime domande.
La Formazione è una questione seria, che considera i lavoratori teste pensanti e non esuberi da smaltire. Va pianificata in modo trasparente e non coatto.
La Formazione, come altre iniziative, dimostra l’atteggiamento del nuovo management che parte in modo unilaterale, scavalcando il Sindacato che deve rivendicare e praticare il suo ruolo di difesa degli interessi collettivi, senza esporre i singoli lavoratori alle bizze padronali. Rivela anche la totale assenza di direzione strategica, imbarcandosi in iniziative estemporanee e lasciando i lavoratori in balia delle onde.
Motivazione individuale e orientamento al cambiamento sono atteggiamenti positivi che si stimolano nei lavoratori solo in un’azienda che conosce la propria direzione e che non chiede ai propri dipendenti di “affrontare l’ignoto”, tantomeno di “farsi ambasciatori della positività di un’iniziativa” che non si sa dove porta.
USB Telecomunicazioni