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Gli editoriali

LA GAMBE CORTE DI RENZI

Roma,

Sono sufficienti un ISTAT addomesticato ed il Sole 24 Ore, il giornale della Confindustria, a sbertucciare il trionfalismo a sproposito di Renzi e Poletti.

Non sono neanche caduti a terra i coriandoli con cui il primo ministro, sempre più incredulo della propria grandezza, annunciava la prorompente ripresa dell'occupazione: 87.000 assunzioni!

Non si è ancora fermato l’ eco della “lingua di menelik” Poletti che, fuori da qualsiasi buonsenso cronologico, affidava ai provvedimenti del governo ed al jobs act il merito di una simile novella...

che sono i fatti a sbugiardarli.

A febbraio sono 44.000 i posti di lavoro in meno, con una disoccupazione che arriva a quota 12,7%, con una punta del 42,6% negli under 25.

L'occupazione femminile è in caduta libera ed il tasso di disoccupazione si riduce non perché ci siano più occupati, ma perché crescono i cosiddetti inoccupati, cioè chi il lavoro non lo cerca neanche più.

E lo stesso giornale confindustriale a sentenziare che per il 2015 non siano da prevedersi nuovi posti di lavoro, posti aggiuntivi, ma solo la sostituzione di contratti già esistenti, vale a dire la trasformazione di questi in contratti a tutele crescenti, cioè senza reali tutele per i lavoratori e per i quali non devono essere versati per tre anni i contributi.

La realtà, a differenza di istituzioni e media, non prende ordini dal boss fiorentino, e, inascoltata, racconta i fatti.

Sono decenni che ci raccontano la medesima favola.

Per creare lavoro occorre ridurre il costo del lavoro, occorre liberare il lavoro dai lacci e laccioli che lo irrigidiscono, renderlo conveniente all'investimento.

Sono decenni che questa favola non ha prodotto un solo posto di lavoro, ma ha solo tolto valore al lavoro, precarizzato la vita delle persone e prodotto una gigantesca redistribuzione della ricchezza dalle buste paga dei lavoratori agli strumenti finanziari del capitale.

Dopo il pacchetto Treu e la leggi Biagi, oggi il jobs act prosegue e completa questo disegno ed il killer fiorentino è solo più sfacciato, arrogante, presuntuoso e feroce dei suoi predecessori, arrivando a rendere volgare la solita favola.

L'istituzionalizzazione dell'arbitrio padronale, il depauperamento del lavoro, la svendita di chi è in cerca di occupazione, cioè il jobs act, non hanno nulla a che fare con la creazione di lavoro ma continuano solo a servire a garantire il saggio di profitto atteso sul lavoro dal capitale.

Il lavoro, quello vero, quello buono, quello aggiuntivo, si realizza solo investendo risorse lì dove servono, lì dove creano benessere e ricchezza.

Il lavoro, in una fase di deflazione come l'attuale, si crea solo con l'intervento pubblico in economia, orientando la spesa pubblica nello sviluppo dei servizi, investendo nella tutela del patrimonio naturale, artistico e culturale, governando i settori chiave e gli asset prioritari per l'economia ed affrontando realmente il tema della nazionalizzazione delle industrie e dei settori strategici per il paese .

Il lavoro si crea così, ma le scelte del governo Renzi vanno in direzione diametralmente opposta.

Da questa constatazione non possiamo che trarne un auspicio, che è anche un programma di azione ed una ricetta.

Per creare lavoro, quello buono, quello aggiuntivo, per invertire il verso e la direzione dello svilimento del lavoro, l'Italia ed i lavoratori hanno un ostacolo in più che ha da essere rimosso: Renzi ed il suo governo.