Questa è la condizione che stanno vivendo i Lavoratori della C.R.I. (soprattutto il personale precario) all’indomani della comunicazione, da parte dell’Amministrazione, di aderire al Contratto ANPAS.
La scelta della C.R.I. condivisa da parte delle OO.SS., è stata giustificata, in virtù di una indispensabile necessità di rendere il territorio (Comitati Provinciali e Locali privatizzati), quanto più competitivi(?) in termini strettamente economici.
Tale presunta competitività, assurda se riferita ai servizi che la C.R.I. eroga quotidianamente alla cittadinanza su tutto il territorio nazionale, sarà fatta pesare sulle incolpevoli spalle dei lavoratori che vedranno ridotti i loro salari da importi che variano da un 25 ad un 40 %.
Non solo; nel contratto ANPAS non sono previsti i c.d. premi di produttività (incentivi), gli importi degli accessori per il personale turnista sono ridotti al lumicino e altre previsioni contrattuali (ferie, orario di lavoro, etc.) sono assolutamente sfavorevoli rispetto all’attuale contratto E.P.N.E.
La “privatizzazione” dei Comitati territoriali, quindi, sarà pagata solo ed esclusivamente dai Lavoratori che lasceranno sul terreno buona parte del loro salario in favore di un becero e spregiudicato tornaconto economico della nuova C.R.I. targata S.p.A.
Il prezzo da pagare, non solo in termini economici, è salato; in ballo ci sono tutte quelle garanzie previste dall’attuale contratto pubblico che, con l’applicazione del nuovo contratto, si scioglieranno come neve al sole rimanendo in balia di soggetti spesso arroganti, presuntuosi e incapaci.
La norma (il Decreto 178/12 cercato e voluto fortemente da questa gestione C.R.I.) non presenta, allo stato attuale, alternative all’applicazione di questo contratto capestro che mai e poi mai questa Sigla riterrà confacente alle esigenze e ai diritti acquisiti del personale a tempo determinato.
Giova ricordare che tutto il Personale a tempo determinato della C.R.I. ha acquisito il diritto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro e che, a differenza di quanto avvenuto negli altri Enti del comparto, la sola C.R.I. non ha mai, scientemente, riconosciuto tale diritto.
Lo scenario che si sta prefigurando, ci impone di non renderci complici di scelte scellerate che mettono a serio rischio la stabilità emotiva ed economica di migliaia di famiglie messe già a dura prova dalla pesante crisi economica internazionale.
Le uniche responsabilità, cadono e ricadranno, su coloro che si sono spesi per ridurre la C.R.I. ad un mera società di servizi tesa a fare cassa sulle spalle dei lavoratori e degli utenti.
Una C.R.I. Pubblica, risanata e riordinata, avrebbe permesso di non compromettere nessun posto di lavoro e di offrire una serie infinità di attività e servizi (oltre quelli già svolti), senza stravolgere la natura associativa.
Ma qualcuno, per subdoli calcoli opportunistici, ha avuto idee diverse che solo la storia e il tempo sapranno giudicare.
Noi continueremo a fare le nostre battaglie, sempre e comunque, in difesa del servizio pubblico e dei lavoratori.
U.S.B. Pubblico Impiego C.R.I.
Massimiliano Gesmini