Direzione Interregionale Veneto e T.A.A.
Ing. Loris MUNARO
Ai dirigenti, medici competenti e incaricati dei Comandi Provinciali del Veneto
Venezia, Treviso, Belluno, Verona, Vicenza, Padova, Rovigo
OGGETTO: La promozione della salute nei luoghi di lavoro
Spett.li
Abbiamo avuto modo di leggere ieri la nota di Codesta Direzione Interregionale, inviata ai Comandi Provinciali, inerente la promozione della salute nei luoghi di lavoro.
Premettendo che apprezziamo il lavoro svolto e le raccomandazioni rivolte ai lavoratori sugli stili di vita, sull’alimentazione, il fare sport etc , nutriamo però diverse perplessità in quanto, sebbene il lavoratore possa anche attenersi alle indicazioni nel tempo libero, crediamo che l’Amministrazione debba rendersi conto che nell’ambiente lavorativo è praticamente impossibile e ciò non è dovuto dal singolo lavoratore.
A sostegno dell’impossibilità di seguire le indicazioni fornite dalla Direzione Interregionale nei luoghi di lavoro, in primis è che l’insorgenza di malattie professionali dovute alla molteplicità di sostante nocive alle quali i vigili del fuoco hanno a che fare, non è indice di uno stile di vita sbagliato, ma ad esempio, alla mancanza di una decontaminazione sul luogo dell’intervento provocata solo dalla mancanza di personale e alla deficitaria sensibilità da parte di taluni dirigenti sul tema decontaminazione. Necessitiamo di disposizioni di servizio chiare che obblighino l’ avvicendamento squadre per decontaminazione.
Avendo una sola squadra completa per ciascuna sede centrale risulta assai complicato prevedere una decontaminazione fatta sul luogo dell’intervento, sommata alla mancanza di disponibilità di ulteriori DPI personali e queste non può essere la solita scusante del dirigente.
Va da se che l’insorgenza di malattie professionali, anche di lunga latenza (asbesto correlate, al sistema cardiocircolatorio, tumorali e altro) siano all’ordine del giorno. E sebbene queste vengano segnalate dai lavoratori, non essendo sotto l’egida dell’INAL, non vengono classificate e relegate come malattie professionali. Non esiste infatti uno studio sui tumori ad esempio, soprattutto per il personale in congedo. Alla luce dei fatti crediamo che non sia nemmeno interesse del Ministero istituirlo.
Solo attraverso le cause di servizio che ricordiamo, sono totalmente a carico del lavoratore e non sempre riconosciute, si può ricorrere al riconoscimento. Spesse volte però, si fa leva sull’esposizione , per esempio all’amianto, che il medico competente non inserisce mai nel fascicolo medico personale. Nella quasi totalità dei casi non vengono riportati gli interventi a contatto con materiali che possono sviluppare tumori, interventi prolungati con sostante nocive etc.
Aggiungiamo che sebbene negli anni, più volte, questa O.S. abbia segnalato la problematica PFAS nei Vigili del Fuoco, non abbiamo mai ottenuto riscontro da parte dirigenziale.
Il secondo aspetto che intendiamo sottolineare nella nota è l’alimentazione. E’ molto difficile, con un buono pasto da 7 euro, seguire un’alimentazione sana e bilanciata, come illustrato nelle tabelle della nota, visto e considerato i costi delle derrate alimentari “sane”. Non sono previsti (se non nel bando di gara) menù per celiaci e intolleranti nelle sedi centrali. Il confezionamento dei pasti, nelle sedi dove previsto il buono pasto, viene fatto in autonomia e senza il controllo di una corretta conservazioni e preparazione dei cibi.
Per quanto riguarda invece le attività sportive, il tutto è sempre un interesse che gli stessi lavoratori manifestano nella stragrande maggioranza delle sedi di servizio, soprattutto nelle sedi distaccate, ma costretti a recuperare attrezzi da palestra dismessi e organizzandosi in autonomia senza la supervisione di un referente ginnico.
Alla luce di quanto esposto risulta assai vano divulgare delle indicazioni sugli stili di vita se in primis l’amministrazione non fa nulla per migliorarla nei luoghi di lavoro.
Concludiamo con una amara riflessione. Perchè negli altri Paesi vengono fatti studi sulle malattie professionali (amianto, PFAS etc.) come dimostrano gli innumerevoli articoli provenienti dal web da affidabili fonti?
Perchè a capo dei Vigili del Fuoco c’è la casta prefettizia che non è interessata perché non è esposta a tali rischi, perché vogliono evitare clamore mediatico e perché tendono a negare e quindi a negarci legittimi diritti in quanto a costoro non interessa nulla ... siamo operai a perdere e i dirigenti mutI !
per il Coordinamento USB VVF Veneto
Enrico Marchetto