Non si fermano le manifestazioni di solidarietà verso i sindacalisti ingiustamente colpiti da misure cautelari, a seguito dell’assurda inchiesta poliziesca della procura di Piacenza che sembra voler punire USB e SI Cobas del reato di fare sindacato in modo conflittuale e senza accettare mediazioni al ribasso.
Di seguito la lista in aggiornamento dei messaggi e dei comunicati in solidarietà.
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WTU-FSM
Dichiarazione di condanna della WFTU sugli inaccettabili attacchi
contro i sindacalisti militanti in Italia
La Federazione Sindacale Mondiale condanna inequivocabilmente il nuovo inaccettabile attacco contro i sindacalisti militanti in Italia. A pochi mesi dalla provocatoria irruzione della polizia nella sede dell'USB, da ieri si sta intensificando un nuovo attacco contro i sindacalisti militanti, con arresti domiciliari e perquisizioni, sulla base di un'accusa di 350 pagine della Procura di Piacenza contro l'USB e i sindacati Si Cobas.
È evidente che le lotte militanti dei sindacati di classe danno fastidio alla classe borghese, al suo Stato e ai suoi rappresentanti politici che violano palesemente qualsiasi nozione e concetto di diritti e libertà sindacali e democratiche. I sindacati e i sindacalisti vengono perseguitati per aver organizzato scioperi, proteste e manifestazioni nel settore della logistica. Sono perseguitati apertamente e spudoratamente perché difendono i propri interessi di classe e lottano per condizioni di lavoro e di vita dignitose.
Questo nuovo attacco non deve rimanere senza risposta da parte del movimento sindacale di classe e di tutti coloro che si oppongono alle pratiche autoritarie che si stanno imponendo sempre più in tutto il mondo.
La Federazione Sindacale Mondiale invita i suoi affiliati a schierarsi al fianco dei sindacalisti italiani e a condannare i nuovi attacchi con una protesta alle ambasciate e ai consolati italiani nei loro Paesi, inviando il chiaro messaggio che i lavoratori in Italia non sono soli e che i tentativi di subordinare i sindacati militanti sono vani.
Non possono fermare la lotta di classe, non l'hanno mai fatto!
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Stefano d'Errico (Segretario nazionale Unicobas)
Persecuzione giudiziaria: vorrebbero trattare come criminali normali strumenti sindacali (come i picchetti in caso di sciopero).
Vorrebbero far sparire i sindacati di base dalla logistica.
Assoluta solidarietà ad USB e Si Cobas
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ADL Cobas
𝗟𝗘 𝗟𝗢𝗧𝗧𝗘 𝗡𝗢𝗡 𝗦𝗜 𝗔𝗥𝗥𝗘𝗦𝗧𝗔𝗡𝗢!
E’ di poche ora fa la notizia dell’ennesima operazione poliziesca, con gli arresti domiciliari per dirigenti sindacali di Si Cobas, nazionali che Territoriali e USB di Piacenza, “colpevoli “ di aver portato avanti, con tenacia e ostinazione, scioperi e vertenze, per conquistare condizioni di vita degne per le migliaia di persone che lavorano nella logistica.
Condizioni di lavoro e di vita già pesantemente sotto attacco, con la recente norma varata dal governo Draghi che elimina la responsabilità della committenza per qualsiasi tipo di ammanco, retributivo e/o contributo, dovuto al lavoratore.
Curiosa la motivazione della procura, la quale afferma che i dirigenti sindacali avrebbero agito per ottenere condizioni migliori rispetto a quelle previste dal Contratto collettivo nazionale: se questa è una colpa allora siamo tutti e tutte colpevoli!
Colpevoli di lottare per un settore in cui sfruttamento e abusi sul posto di lavoro sono all’ordine del giorno!
Colpevoli di stare al fianco di tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che decidono di non abbassare la testa e scelgono di lottare per una vita degna di questo nome!
Colpevoli di lottare contro una giungla fatta di appalti, subappalti, finte cooperative e salari da fame, proprio in un momento in cui l’inflazione galoppa tra l’8 e il 9 per cento!
Le lotte non si arrestano, complici e solidali con chi si batte verso le ingiustizie!
Invitiamo tutte e tutti a mobilitarsi fin da subito contro questo ignobile attacco repressivo, mirato a colpire chi si organizza nei posti di lavoro per conquistare diritti, al di fuori dei sindacati confederali!
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Lavoratrici Slai cobas sc
Assemblea Donne/Lavoratrici
Lottare non è reato! Massima solidarietà dalle lavoratrici ai compagni del Si.Cobas e Usb arrestati - Liberi subito!
Ieri sono stati arrestati 4 dirigenti nazionali e delegati del Si.Cobas e 2 dell'Usb per lotte, scioperi e vertenze per ottenere migliori condizioni salariali e di lavoro, portate avanti negli anni.
Questa repressione è molto grave perchè mette in discussione il diritto di sciopero e di lotta, il diritto a chiedere aumenti salariali e fare vertenze, il diritto di organizzarci nei sindacati di base.
Ciò che questo Stato, questo Governo, gli organi della repressione non vogliono o non possono far passare è soprattutto che le lotte combattive, dei sindacati di base vincano, strappino dei risultati; perchè questo impone nei fatti rapporti di forza più favorevoli a noi lavoratrici e lavoratori e indebolisce i padroni e il loro sistema; per questo o cercano di reprimere con le cariche poliziesche, come è avvenuto tante volte anche verso noi lavoratrici, o cercano di tagliare le "teste". Ma si illudono. Si arrampicano sugli specchi ma dimostrano così la loro misera impotenza a cancellare la volontà, necessità di lotta delle lavoratrici e lavoratori. La repressione alimenta la nostra ribellione!
Quello che tutti e tutte devono comprendere è che se passano questi arresti, è un attacco a tutti i sindacati di base e a tutti i lavoratori e lavoratrici, a tutti i residui nostri diritti - Per questo i compagni arrestati devono essere subitoliberati!
Questi arresti, gravi anche per le motivazioni con cui sono stati fatti, sono interni al clima da guerra in corso avviato dal governo Draghi, per cui le lotte proletarie fino al dissenso democratico non sono legittime e devono essere messe a tacere, per imporre forzatamente consenso all'azione criminale, guerrafondaia, al servizio dei padroni nazionali e internazionali
Non dobbiamo permetterlo.
Chiamiamo tutte le lavoratrici alla solidarietà e a partecipare, a portare il nostro contributo alle iniziative
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Coordinamento Lavoratori/Lavoratrici Autoconvocati (CLA) per l’unità della classe
Unire con la lotta e l’organizzazione ciò che lo Stato vuole dividere e intimidire con la repressione
Dall’alba di questa mattina è in corso un’operazione di polizia, su ordine della Procura di Piacenza. Arresti domiciliari a dirigenti sindacali dell’USB e del Si Cobas della logistica.
Le accuse: “associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio”.
Un castello accusatorio scaturito dagli scioperi e dalle lotte condotte nella logistica. Accuse supportate dal famigerato 'pacchetto Salvini' che trasforma la lotta sindacale in associazione a delinquere. Fanno le leggi e le applicano nei momenti più opportuni come in piena estate.
Si tratta di un un attacco politico repressivo su larga scala contro la libertà di sciopero e teso a mettere fuori legge la contrattazione di 2° livello; a delegittimare e intimidire la lotta di chi si organizza e si ribella al caporalato e a condizioni di sfruttamento brutali. Un attacco esplicito ai sindacati conflittuali impegnati nei luoghi di lavoro.
Le vere associazioni a delinquere sono i padroni e il loro Stato con i morti sul (e da) lavoro di ogni giorno.
Il procedere della crisi generale con delocalizzazioni, carovita e licenziamenti, e il contesto di guerra si traducono in un’offensiva repressiva sempre più stringente contro i proletari e, in particolare, contro le avanguardie di lotta.
La risposta a questo è la più ampia e unitaria mobilitazione e di forme di organizzazione nell'interesse della classe, con una lotta convinta alla frantumazione sindacale per l’UNITA’.
Il padronato è il nemico principale a cui contrapporre il muro della classe operaia, dei lavoratori e delle lavoratrici, del movimento sindacale, di quanti e quante hanno maturato la consapevolezza e la coscienza che il problema è il permanere di questo stato di cose: il capitalismo!
No alla repressione, contrastiamo l'attacco ai sindacati conflittuali e alle lotte sindacali.
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Cambiare Rotta - OSA
RRESTATI ALL'ALBA DIRIGENTI SINDACALI DELLA LOGISTICA,
PROVE TECNICHE DI REGIME CONTRO LE ORGANIZZAZIONI CONFLITTUALI
Gravissima operazione di polizia in corso da stamattina con arresti domiciliari nei confronti di dirigenti sindacali USB logistica e Si Cobas.
E' chiaro che siamo davanti a un'operazione repressiva fuori dall'ordinario che mira a minacciare e colpire alla testa le lotte del sindacalismo conflittuale in uno dei settori più combattivi e strategico per l'economia del paese.
L'intensificazione della guerra di classe dall'alto per scaricare su giovani e lavoratori la crisi - tra controriforme del PNRR, economia di guerra, crisi energetica e inflazione - rischia il prossimo autunno di far saltare il tappo della pacificazione sociale. Non a caso, tutti i servi di regime sono in fibrillazione per sostenere la continuità del governo Draghi e degli interessi che rappresenta, dal comunicato della CGIL, a quello dei sindaci e dell'associazionismo più vario, fino alle imbarazzanti piazze per Draghi e l'Unione Europea di ieri promosse da Italia Viva, +Europa e partitini assortiti della stessa natura.
La misura è colma, non ci faremo intimidire da questa operazione repressiva che punta direttamente contro chi in questi anni ha saputo organizzarsi trasformando sfruttamento e rabbia in conflitto sociale. Siamo pronti a mobilitarci a difesa delle lotte e dei compagni arrestati, verso lo sciopero generale e le mobilitazioni in un autunno che dovrà essere caldissimo contro Draghi, governo e padroni.
Non un passo indietro!
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Rete Dei Comunisti
La recente manovra repressiva nei confronti del sindacalismo conflittuale si inserisce in un clima politico in cui nessuno deve “disturbare” il manovratore, cioè Mario Draghi.
Draghi è il punto di equilibrio tra gli interessi delle oligarchie europee, che con la sua nomina a Presidente del Consiglio hanno commissariato il nostro paese, ed i desiderata di Washington.
L’ex-capo della BCE è il punto più avanzato sul continente dell’euro-atlantismo in politica estera e dell’austerità in politica interna, chiamato a gestire un delicato passaggio di fase che non deve trovare di fronte a sé alcun ostacolo sia di natura politica che di profilo sindacale.
L’unica forma di sindacalismo consentito è quella servile della dirigenza di CGIL, CISL e UIL che l’invoca a rimanere lì dov’è solo al comando, pronta a co-gestire la pesantissima crisi sociale che avanza in nome di un nuovo “patto sociale” che è la più ignobile capitolazione di fronte agli interessi padronali.
Per questo l’ordinanza di custodia cautelare del GIP di Piacenza, scaturita da 7 anni di indagini, è un ordinanza ad orologeria, frutto di un teorema giudiziario con cui si vorrebbe liquidare una delle più importanti esperienze di sindacalismo conflittuale e di concreta possibilità di riscatto per una parte rilevante dei subalterni, per annichilire lo sviluppo di un nuovo movimento operaio e di una opposizione politico-sociale in grado di porre al centro priorità antitetiche rispetto a quelle dell’agenda del governo.
L’ordinanza di custodia cautelare a domicilio del GIP di Piacenza – la procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per tutti – è stata emessa per 4 dirigenti del Si.Cobas e 2 dell’Unione Sindacale di Base, oltre ad essere state misure emesse misure meno afflittive per la libertà personale, come il divieto di dimora e l’obbligo di firma per altri due sindacalisti.
Nelle 350 pagine con cui vengono “giustificati” i provvedimenti e vengono esplicitati i capi d’imputazione – due “associazione a delinquere” e 150 fatti criminosi specifici – sono frutto di indagini iniziate nel 2016, condotte sia dalla DIGOS che dalla Squadra Mobile della cittadina emiliana sentendo numerosi testi, seguendo costantemente le varie vertenze, con uno uso copioso delle intercettazioni telefoniche.
Violenza privata, sabotaggio, resistenza, interruzione di pubblico servizio e ovviamente associazione a delinquere “in qualità di capi, promotori e partecipi, organizzatori”, sono i capi d’imputazione alcuni dei quali – esclusi questi 8 per cui era stata fatta la richiesta di carcerazione – riguardano decine di indagati.
Si tratta di un “teorema giudiziario” che vorrebbe da un lato mettere una “pietra tombale” sulla possibilità di organizzazione su quell’anello debole per la filiera del valore dove l’azione dei lavoratori si è dimostrata più incisiva, la propensione alla lotta più avanzata che in altri settori, e dall’altro preparare il terreno per un ulteriore restringimento del diritto di sciopero tale da renderlo penalmente perseguibile.
La lotta di classe per ottenere condizioni lavorative – anche in caso di cambio d’appalto – migliori diventa (nella visione della procura e del GIP) estorsione, incentivare il tesseramento sindacale, il tentativo di conquistare una maggior rappresentatività dentro l’azienda e la dialettica tra sigle sindacali differenti diventano una sorta di scontro tra organizzazioni criminali con pratiche al limite del gangsterismo…
Il messaggio sotto traccia che si vuole far passare è che i militanti sindacali, anche quelli conflittuali, e le organizzazioni che dirigono, sono delle specie di organizzazioni a fini di lucro che taglieggiano le aziende ed i singoli iscritti.
Di fronte a tutto questo gli scioperi proclamati nel settore della logistica dalla mezzanotte del 19 luglio – e quelli spontanei già messi in atto nella stessa giornata – le iniziative locali e la manifestazione nazionale di questo sabato pomeriggio a Piacenza sono una prima doverosa risposta a cui la Rete dei Comunisti darà tutto il suo sostegno.
Cacciare il governo Draghi è una priorità per tutte quelle forze politiche, organizzazioni sindacali, variegate esperienze di movimento che non vogliono piegare la testa di fronte ad un futuro, già presente, fatto di guerra, crisi climatica e devastazione sociale.
CONTRO IL GOVERNO DRAGHI!
CON IL SINDACALISMO CONFLITTUALE!
19/7/2022
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Potere al Popolo
Governo, padroni, i delinquenti siete voi!
E’ di questa mattina la notizia di 6 arresti e altre due misure cautelari per alcuni dirigenti dei sindacati SI Cobas e USB, per ordine della Procura di Piacenza.
I fatti contestati riguardano ben 6 anni di scioperi e mobilitazioni nel settore strategico della logistica, da 2014 al 2021, e il teorema accusatorio è sempre lo stesso: violenza privata, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio, il tutto a scopo estorsivo.
Un film già visto
Estorsione è la parola con cui la Procura di Piacenza chiama le legittime e sacrosante lotte per gli aumenti salariali in un settore che, prima di queste lotte, vedeva solo salari da fame e diritti negati.
Dietro questa parola c’è un mondo intero, quello di Governi e padroni che vorrebbero derubricare le lotte operaie a puri e semplici atti criminali, e i sindacati ad associazioni a delinquere.
Questo, infatti, è uno dei capi d’accusa. Verrebbe voglia di chiedere loro di persona come osano e in che Paese pensano di vivere, se in una democrazia – parola di cui si riempiono sempre la bocca – o in una dittatura.
La risposta purtroppo è semplice, perché queste accuse sono lo specchio della loro ideologia, anche se nascosta: per chi comanda il diritto alla proprietà, al profitto e all’arricchimento non vuole vincoli. Chi lo ostacola osando reclamare migliori condizioni lavorative e retributive è un criminale, punto.
Siamo di fronte ad un’ideologia fin troppo diffusa in un Paese come il nostro dove si tende ad interpretare i diritti come gentili concessioni. Un concetto rafforzato anche da tanti, troppi accordi di sigle sindacali da tempo non più conflittuali, che hanno svenduto il patrimonio di lotte e agibilità politica di lavoratrici e lavoratori in cambio di un posticino al tavolo di chi comanda, il più possibile vicino alla torta.
Che cosa succede, che cosa succederà?
Nel suo delirio repressivo la Procura ha fatto i conti senza l’oste. L’oste si chiama solidarietà di classe e si è manifestata da subito con scioperi spontanei, picchetti, presidi ai cancelli dei magazzini, e che continuerà oggi e nei prossimi giorni con presidi davanti alle Prefetture di tutta Italia, uno sciopero nazionale della logistica indetto dalle 20 di oggi alle 20 di domani e una manifestazione nazionale sabato a Piacenza.
Non esattamente dei geni, dunque, i magistrati che hanno costruito il castello di accuse; castello destinato a cadere rapidamente, come sempre accade, perché costruito accumulando fatti scollegati tra loro, notizie false, testimonianze dubbie e tutto l’armamentario con cui, negli anni, abbiamo visto gonfiarsi e sgonfiarsi tutte le inchieste giudiziarie contro le lotte di chi lavora.
Sei anni di lavoro buttati…per la Procura!
Se è vero che le accuse riguardano ben 6 anni di scioperi e mobilitazioni, ci chiediamo, ironicamente ma non troppo, se non sia quasi il caso di valutare una denuncia per danno erariale contro la Procura di Piacenza.
Quanto impegno, quante indagini, quante intercettazioni ci sono volute per mettere insieme 350 pagine di fandonie?
Tutta questa attività dei magistrati inquirenti poteva essere più utilmente indirizzata contro chi sfrutta, fa lavorare a nero, nega paghe e diritti, esercita una violenza quotidiana nei confronti di chi lavora; contro le mafie delle false cooperative, contro le aggressioni a mano armata di scagnozzi pagati dai padroni ai danni di lavoratrici e lavoratori in presidio, contro chi ha ucciso Abd El Salam e Adil, e non ha pagato nulla di nulla!
Per chi lavora la Procura di Piacenza? Di chi fa gli interessi? Di certo non dei nostri, non della gente comune che fa sacrifici per portare uno stipendio a casa. La cosa ci indigna, ma non ci stupisce.
Lasciamo chi ha dei dubbi a interrogarsi su queste domande. Per tutte e tutti gli altri, quelle e quelli che hanno ben chiaro che cosa fare, non saremo invece noi a dare appuntamenti.
Gli appuntamenti li stanno già dando i sindacati USB e SiCobas sulle loro pagine e sui loro social.
E’ dovere di tutte e tutti noi partecipare ad ogni presidio, sciopero, picchetto, ad ogni azione possibile. Facciamo capire chiaramente a chi è alla regia di questa operazione che se l’obiettivo era spegnere il conflitto all’interno (magari per portare meglio la guerra fuori) questo è stato clamorosamente fallito.
Le lotte, le iniziative, le mobilitazioni, volevate spegnerle, si moltiplicheranno!
Tocca uno, tocca tutti!
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Luigi de Magistris
Da tempo il sindacato di base è sotto attacco perché pratica lotte per il lavoro, contro le disuguaglianze e per i diritti costituzionali. Il dissenso e la lotta di classe non vanno criminalizzati e non si può tollerare una costante torsione autoritaria nel nostro Paese. Non mi piace una democrazia senza conflitto sociale, non mi piace una democrazia senza opposizione parlamentare e sociale, non mi piace una democrazia consociativa tra forze politiche e sindacali soprattutto se a pagare sono lavoratrici e lavoratori e le classi subalterne, non mi piace una democrazia senza una magistratura autonoma e indipendente, non mi piace una democrazia senza una stampa libera. Non mi piace un Paese senza democrazia. Solidarietà ad Usb e Si Cobas per i fatti di Piacenza e mi auguro che non vi sia una pericolosa deriva panpenalistica del conflitto sociale. L'opposizione sociale e un sindacato di base di lotta sono garanzia di una democrazia non narcotizzata, sono anticorpi di un sistema sempre più pregno di pensiero unico e caratterizzato dal predominio del capitale predatorio sulla persona con tutti i suoi diritti e la sua dignità
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Rifondazione Comunista
Rifondazione: no alla repressione delle lotte. Solidarietà ai compagni del SiCobas e dell’USB
È in corso da questa mattina all’alba una pesantissima operazione di polizia partita dalla procura di Piacenza con perquisizioni, arresti di dirigenti sindacali del Si Cobas e dell’USB che col passare delle ore sembra allargarsi sempre più.
Alla base dell’operazione repressiva la criminalizzazione delle lotte che in questi anni hanno incrinato il sistema dello sfruttamento selvaggio nella logistica: i “fatti criminosi” sarebbero picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee.
Agli arresti domiciliari due dirigenti dell’Usb con imputazioni gravissime che vanno dall’associazione a delinquere ai reati di sabotaggio e blocco delle merci; arrestati, sempre ai domiciliari, a Piacenza 4 dirigenti del SI Cobas, in relazione a uno sciopero al magazzino Amazon di Castel San Giovanni, per due di loro siamo di fronte a una vera e propria persecuzione, visto che la Procura di Piacenza li aveva posti ai domiciliari nel marzo 2021 , mentre il tribunale del riesame aveva poi revocato la sentenza.
La magistratura viene meno al suo compito costituzionale se diventa il braccio repressivo dello schieramento neoliberista a difesa del capitale contro le lavoratrici e i lavoratori che difendono i propri diritti.
Come Partito della Rifondazione Comunista esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori sindacalisti del Si. Cobas e dell’USB colpiti dalla brutale repressione in atto e aderiremo a tutte le iniziative di lotta per la scarcerazione degli arrestati e in difesa della libertà di lottare contro lo sfruttamento, per i diritti e la democrazia.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Stefano Lugli, segretario regionale Emilia e Romagna
Elena Anelli, segretaria Piacenza
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea
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Sinistra Italiana Lazio e Roma
Lavoratrici e lavoratori aderenti a diverse organizzazioni sindacali hanno manifestato oggi a Roma, contro l'arresto di 6 dirigenti sindacali del Si Cobas e di Usb. L'arresto di sindacalisti per attività svolta alla luce del sole dalle rispettive organizzazioni nel settore della logistica è un fatto che stride in un paese che vuol essere una democrazia europea. Il conflitto sociale nella logistica da tempo ha raggiunto livelli molto alti e certamente la recente deroga al codice civile decisa dal governo per impedire alle lavoratrici e ai lavoratori di questo settore che rivendicano crediti di lavoro di rivalersi sul committente potrà soltanto acuire le tensioni in atto.
Non conosciamo ancora la natura dei fatti contestati, ma se fosse vero che si vuol affermare il teorema per cui le forme tradizionali di lotta sindacale come lo sciopero configurano una attività estorsiva saremo di fronte, oltre che ad una probabile aberrazione giuridica, ad un vero e proprio attacco a tutto il movimento sindacale e allo stesso esercizio delle libertà democratiche in questo paese.