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L’AGENDA SINDACALE E’ IMPOSTA DALL’AMMINISTRAZIONE SI PARTE DAL RIENTRO OBBLIGATORIO IN PRESENZA IN SEDE

Roma,

   (107/20)  L’agenda sindacale ha delle priorità, e fin qui nulla di strano, ma all’INPS a deciderle è in modo unilaterale l’amministrazione, con il beneplacito di tutte le organizzazioni sindacali ad eccezione della USB. In questi giorni per l’amministrazione la priorità è far tornare dal 15 settembre in presenza in sede almeno il 50% del personale, concedendo lo smart working per due giorni a settimana al restante 50%, con il risultato che in alcuni giorni di lavoro la presenza in sede potrebbe arrivare ben oltre la metà dei lavoratori in forza. Un’applicazione addirittura restrittiva rispetto alla norma prevista dal Governo, che ha calato le braghe per assecondare chi in questi mesi ha attaccato ancora una volta la pubblica amministrazione secondo la ben nota equivalenza impiegato pubblico uguale fannullone.

Ma alla direttrice generale non basta imporre l’ordine del giorno delle riunioni e in apertura dell’incontro di oggi ha proposto addirittura di contigentare gli interventi sindacali ad una durata massima di cinque minuti. Ad eccezione della USB,  che ha respinto in modo deciso la proposta, tutte le altre organizzazioni sindacali l’hanno appoggiata senza riserve, compresa la FLP, il cui segretario nei volantini fa il barricadero mentre al tavolo sindacale si comporta come un docile agnellino, soprattutto nei confronti dell’ex direttrice del Lazio, oggi a capo della Tecnostruttura, alla quale è legato da proficuo sodalizio sin dai tempi in cui era un dirigente locale della UIL. I sindacati dell’INPS si stanno facendo mettere il cappio al collo, convinti che in questo modo a rimetterci sia la sola USB, ma verrà il tempo in cui anche loro avranno bisogno di aria per respirare e si accorgeranno che è troppo tardi perché avranno concesso troppo alla controparte. Questo il clima sindacale all’INPS.

Veniamo all’argomento all’ordine del giorno e alla desolante spiegazione che è stata fornita per il ritardo con cui è stato convocato il tavolo: fino alla scorsa settimana ci è stato detto che l’amministrazione era in ferie e prima di così non si poteva fare. Non stiamo esagerando, ci è stato risposto esattamente così. Per quanto riguarda i contenuti del messaggio, che apparentemente tratta di smart working ma in realtà detta le regole per il ritorno in presenza in sede, abbiamo avanzato le seguenti proposte:

  • Aggiungere alle tipologie di soggetti fragili riportati nella bozza del messaggio dell’amministrazione quelle allegate all’accordo dello scorso 3 giugno, non risultando norme di legge che impediscano all’INPS di tutelare con lo smart working, fino al termine dell’emergenza sanitaria,  ulteriori tipologie di lavoratori fragili oltre a quelle previste dal Governo; 
  • Verificare il numero di volontari che vorrà riprendere a tempo pieno l’attività in presenza nelle sedi, anche in considerazione del fatto che non sarà più erogato il buono pasto per l’attività di smart working;
  • Conteggiare la quota del 50% di smart working sull’intero orario di lavoro settimanale e non su due giorni come previsto dall’amministrazione, togliendo dal computo del 50% i soggetti fragili e il telelavoro.

 

In aggiunta a quanto riportato sopra, la USB ha sottolineato la situazione dei lavoratori neoassunti, non solo con riferimento a chi sta attendendo l’assegnazione temporanea, proponendo di lasciare in smart working su base volontaria per la durata dell’emergenza sanitaria coloro che sono stati assegnati a luoghi diversi da quello di residenza, senza tuttavia nuocere agli interessi del restante personale.

Come correttamente sottolineato anche da altre organizzazioni sindacali, lo smart working che ufficialmente prenderà il via il prossimo 15 settembre è ancora da considerarsi lavoro agile emergenziale e in tale ottica deve essere gestito. Inoltre, abbiamo evidenziato il pericolo che un’applicazione troppo restrittiva dello smart working possa portare ad un affollamento delle sedi e, secondo quanto rappresentato in riunione dall’amministrazione, all’ipotesi assurda di negare il lavoro agile a chi vorrebbe usufruirne rendendolo invece obbligatorio per chi ne farebbe volentieri a meno. Ultimo aspetto è quello della gestione dell’ingresso del personale. Si potranno determinare file al mattino per i controlli della temperatura e per la verifica dei nominativi, soprattutto nelle strutture grandi. I minuti che si perderanno nell’attesa perché devono ricadere come onere sui lavoratori?

Ci siamo trovati di fronte un’amministrazione impreparata e poco propensa al dialogo. Ora attendiamo di valutare la versione definitiva del messaggio, che dovrebbe essere nuovamente inviata ai sindacati prima della pubblicazione. Se non saranno apportate significative modifiche avremo ancora una volta trattamenti diversificati a seconda dei territori e dei dirigenti che li governano.

 

P.S. - Mentre stiamo licenziando il comunicato apprendiamo che l’amministrazione ha pubblicato il messaggio con il N. 3295/2020. Lo commenteremo in un prossimo volantino.