Il giorno mercoledì 21 dicembre u.s. alle ore 10.00 presso la Sala Francesca Onofri la USB ha partecipato ad una riunione presieduta dal Direttore Generale della DGCS Min. E. Belloni. L’incontro, richiesto dalla stessa USB, aveva lo scopo di acquisire informazioni sul futuro ruolo e assetto della Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo a seguito della recente nomina del Ministro per la Cooperazione e l’integrazione Andrea Riccardi.
La USB ha ritenuto di dover rappresentare alla amministrazione lo stato di incertezza del personale della DGCS per le eventuali possibili evoluzioni della situazione.
L’incontro, disertato da quasi tutti i sindacati (presenti solo USB e SINDMAE), è durato pochi minuti. Probabilmente si è trattato della riunione più breve nella storia delle relazioni sindacali del MAE. Tuttavia, le situazioni estreme spesso nascondono le circostanze più delicate e di maggiore interesse. E’ fin troppo facile intuire che ai vertici delle Istituzioni si stia giocando una partita i cui esiti sembrano legati soprattutto alle future condizioni politiche del paese e a più generali interessi e circostanze.
L’amministrazione nel corso della riunione ha lapidariamente precisato che, secondo quanto indicato dalla L. 49/87, la cooperazione è (e rimane) gestita dal MAE, aggiungendo un enigmatico “per il momento”. Rimane quindi “per il momento” incomprensibile la scelta del governo di nominare un Ministro per la Cooperazione che non ha la possibilità di definire né le linee politiche né la gestione delle risorse umane e strumentali della Cooperazione Italiana. Insomma, poco sapevamo e poco sappiamo. Neanche il recente Decreto del Ministro n. 778 del 21 dicembre u.s. che attribuisce le deleghe ai Sottosegretari di Stato agli Affari Esteri ha aggiunto nulla poiché non ha previsto alcuna delega per la cooperazione.
E’ stata predisposta in questi giorni dalla nostra O.S. analoga richiesta di chiarimenti, questa volta al Min. della cooperazione e integrazione Andrea Riccardi. Sarà nostra cura tenere tutti informati sugli esiti del futuro incontro.
Eppure molto bisognerebbe fare, soprattutto in questo momento storico in cui le enormi sperequazioni economiche e sociali globali impongono, in ossequio ad un principio morale di solidarietà, l’individuazione di adeguati strumenti di politica estera e di governance globale. In questa direzione la gran parte dei paesi europei e molti dei paesi emergenti stanno aumentando ogni anno i propri investimenti nel settore della cooperazione internazionale. Nel comunicato numero nove dell’11 ottobre u.s. in solitudine denunciammo che circa la metà dei risparmi del MAE sul budget 2012 (206 milioni di euro) derivano da tagli alla cooperazione DGCS (93 milioni di euro). Operazione questa, come anticipato, in controtendenza con le scelte operate dal resto dell’Europa dove i tagli toccano tutti i settori pubblici salvo quello della cooperazione allo sviluppo. Anzi la tendenza d’oltralpe appare del tutto opposta. Paesi come la Gran Bretagna o la Spagna vedono aumentare i propri trasferimenti a favore dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo.
Miseramente le strategie nostrane (casarecce) in materia di cooperazione si sono limitate a produrre l’ormai (dovuto) famoso decreto interministeriale recante il nuovo statuto professionale degli esperti di cui all’articolo 16 comma 1, lettere c) ed e) della Legge 49/87. In due parole il regolamento che prevede l’assunzione a tempo indeterminato presso il MAE con contratto privato di 58 esperti UTC. Tale personale graverà sul bilancio della DGCS.
Il decreto, anche se auspicato e opportuno, non sembra in grado da solo di risollevare le sorti di una cooperazione italiana senza progettualità e senza soldi. Nella convinzione che il successo di ogni organizzazione dipende in primo luogo dalle sue risorse (umane, finanziarie, organizzative) sarebbe viceversa desiderabile una generale, coraggiosa, trasformazione normativa che consenta di utilizzare al meglio la totalità delle professionalità presenti in cooperazione a cominciare dal personale in posizione di comando. E’ sotto gli occhi di tutti che l’operatività della DGCS è il risultato del servizio di c.a. 300 persone di cui il personale esperto rappresenta circa il 20%. Il rimanente 80% è composto da personale di ruolo del MAE e da personale in posizione di comando da altre Amministrazioni dello Stato. Ricordiamo anche si tratta di personale della Pubblica Amministrazione e, ove compatibile, titolato all’attribuzione della responsabilità del procedimento Amministrativo.
Concludendo riteniamo che la cooperazione internazionale si sia rivelata essere, soprattutto negli ultimi anni, un imprescindibile strumento di politica estera e in quanto tale sembrerebbe ascrivibile al Ministero degli Affari Esteri. Coerentemente a quest’ assunto, affinché la DGCS risulti realmente credibile nel rivendicare questa prerogativa riteniamo tragicamente insufficiente limitarsi alla sola “sistemazione della questione esperti UTC”. Appare necessario rispondere alle attuali richieste esterne con soluzioni organiche e di più ampio respiro (quindi credibili) che, affrontando la totalità dei problemi, consentano di utilizzare e valorizzare tutte le eccellenze (professionali e organizzative) presenti.
Nel quadro del contenimento delle spese (obiettivo necessario per il rilancio della Cooperazione) e nel solco scavato dal decreto interministeriale recante il nuovo statuto professionale degli esperti (primo vero passo verso il ruolo di cooperazione) indichiamo ancora una volta la necessità di individuare una soluzione d’insieme per la Cooperazione Italiana che consideri il riconoscimento della professionalità di tutto il personale della DGCS.
Aderente
alla FSM