Nella seduta del 27 luglio il Senato ha approvato il Decreto Missioni (secondo semestre 2011). Ricordiamo che all’interno di questo dispositivo legislativo (il Decreto che semestralmente disciplina le Missioni di pace italiane all’estero) sono state inserite norme finalizzate al riassetto organizzativo della Cooperazione. In particolare i vari decreti hanno perfezionato e finalizzato la questione del personale a contratto in servizio presso la DGCS (esperti UTC e esperti “trentini” artt. 12 e 16 legge 49/87).
La fermezza e la tenacia con cui l’Amministrazione ha affrontato la problematica del personale a contratto ha dato, dopo molto tempo e profluvio di energie, i frutti sperati. Questo è il segnale che quando si vuole realmente raggiungere un obiettivo, se viene perseguito con fermezza e decisione, è possibile realizzarlo anche se sulla strada si incontrano, apparentemente, insormontabili difficoltà.
A questo punto il resto del personale (c.a. l/80% - nella DGCS prestano infatti servizio c.a. 300 persone di cui il personale esperto rappresenta, con circa 60 unità, il 20%) aspetta un segnale forte, un cenno nella direzione della valorizzazione di tutte le risorse umane, non già di una minoranza che, a questo punto, appare soltanto un gruppo di privilegiati, una casta di pochi Bramini tra molti Paria.
Le questioni aperte che necessitano una risposta rimangono molte.
La prima e più urgente è quella che riguarda il personale in posizione di comando. E’ noto che a seguito del mancato accoglimento nel Decreto missione della deroga al limite dei tre anni di comando la DGCS rischia seriamente di perdere la parte maggioritaria del suo personale. Il personale in posizione di comando rappresenta c.a. 1/3 della totalità del personale e svolge funzioni vitali per il funzionamento della DGCS. Una simile eventualità rappresenterebbe evidentemente la fine della stessa cooperazione italiana.
La seconda è relativa alle funzioni attribuite al personale di ruolo e comandato in servizio presso la UTC. Al momento queste continuano ad essere disciplinate dall’art. 12 della legge 49/87 che, come più volte segnalato da questa O.S., per via della dizione “di supporto” attribuita al personale, non ne garantisce la regolare autonomia delle mansioni. Questo art. 12 non consente infatti né l’attribuzione delle posizioni organizzative alle terze aree funzionali né la costituzione della prevista sezione presso la UTC (D.M. 24 gennaio 2011).
La terza è la madre di tutte le questioni, quella della valorizzazione delle risorse umane. La totalità del personale della cooperazione nel corso degli anni ha maturato una specifica professionalità che, ricordiamo, esula dai mansionari del MAE. I profili professionali delle Aree Funzionali della DGCS sono infatti i medesimi previsti per il personale amministrativo del MAE, disegnati cioè secondo le esigenze del Ministero ma spesso non funzionali alla DGCS, che è soggetta ad una specifica legge (49/87). Ne consegue che, al di fuori della categoria degli Esperti, presso la DGCS, formalmente, non compare altro personale qualificato e formato secondo i criteri e le necessità di suddetta legge.
A questo punto, un riconoscimento della specifica professionalità dei dipendenti della DGCS, anche al fine di non vanificare i risultati fin qui raggiunti e evitare il rischio di ulteriore esodo di personale, appare improrogabile.
A chi conviene il mantenimento della situazione attuale? Qual’è il ruolo delle OO.SS. all’interno del processo di riordino della D.G.C.S.?
Alleghiamo la risposta della Direzione alla richiesta di chiarimenti formalizzata dalla USB nel precedente comunicato. E’ interessante prendere visione, per chi avesse ancora dei dubbi, delle posizioni dell’Amministrazione e delle OO.SS. rispetto alle varie vertenze aperte dalla USB.
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