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Riforma CNVVF

L'Aquila … come… quando e dove !!!!!

Nazionale,

Colleghi/e,

 

in data odierna siamo stati convocati per discutere sull’OPCM n°3923 del 18/02/2011 concernente “ulteriori interventi urgenti diretti a fronteggiare gli eventi sismici verificatisi nella Regione Abruzzo”. L’incontro che ha visto la compartecipazione sia del Capo del Corpo che del Capo Dipartimento si è svolto in due fasi, nella prima ha visto la sola presenza di Pini che ci ha dato comunicazioni riguardanti le nuove o per meglio dire le ulteriori mansioni aggiuntive che noi come Corpo Nazionale ci dobbiamo impegnare a svolgere sul territorio Aquilano, e la situazione attuale di servizio che i colleghi vivono sul posto, e come la nostra presenza nello scenario aquilano sia sempre più forte ed autorevole.

 

A SENTIR L’AMMINISTRAZIONE VA TUTTO A GONFIE VELE!?!

 

Noi USB abbiamo da subito chiarito che riteniamo che il carico di lavoro che il comando dell’Aquila ha affrontato dal tragico 6 aprile aumenterà e contestualmente si trasformerà, in termini di reale tipologia di lavoro, ed impegnerà l’area del cratere per almeno altri dieci anni. Diviene, quindi, logico dare come primo input un segnale forte che porti alla riqualificazione dei comandi abruzzesi con maggiore attenzione alla realtà dell’Aquila.

 

Provincia Aquilana che adesso vede come attori principali per lo smaltimento delle proprie macerie prodotte, i privati i quali in riferimento ad un OPCM, che ha una limitazione temporale in quanto transitorio, stanno ben lavorando ed attualmente stanno rendendo l’area aquilana sicura, in quanto tali soggetti privati non essendo subordinati alla legge in deroga sull’ambiente inserita nell’ordinanza del 2 febbraio 2011 lavorano sicuri ed in sicurezza, dando al cittadino un giusto servizio che non lo danneggia ne in termini di minima sicurezza ne in termini di tutela ambientale. Cosa che al contrario in virtù della legge in deroga non sarebbe possibile se tali compiti fossero svolti dai Vigili del Fuoco. Per dirne una, e non la più importante, all’atto del semplice trasporto delle macerie i nostri colleghi non sono tenuti a coprire con un telo i semplici calcinacci residui di una eventuale demolizione (tendiamo a ricordare che all’interno del comprensorio Aquila vi sono forti presenze di materiali pericolosi tipo l’eternit).

 

Ma come intendiamo rimanere all’Aquila???

 

Questa è una domanda che, malgrado mille parole, non ha trovato ancora nessuna risposta, eppure le opzioni non mancano del resto potremmo copiare un tipo di convenzione come quelle fatto in Campania o nel Lazio, o più semplicemente, applicare il nostro contratto collettivo nazionale di lavoro che, finita la fase emergenziale inquadra il restante operato sotto il termine di servizio tecnico a pagamento (che ha un tariffario come la vigilanza).

 

Ma all’Aquila il tutto non è cosi semplice, poiché ci troviamo davanti ad un dato per nulla irrilevante dalla quale l’Amministrazione dovrebbe far emergere una riflessione che la porterebbe, a nostro avviso, a modificare il proprio attuale modo di operare in quanto i colleghi del posto non hanno aderito alla campagna AIB. In quanto sono, oltre che sovraccarichi di lavoro sconfortati e sfiduciosi nei riguardi di un’Amministrazione centrale che non ha ancora saldato i propri debiti con i suoi dipendenti. Ed a questo nostro appunto abbiamo ricordato che malgrado la prima assegnazione di ben 12 milioni di euro vi si sono aggiunti una cifra ulteriore di 8 milioni, i quali benché in cassa sono realmente fermi invece di essere distribuiti al personale che ha lavorato e che continua, ancora a lavorare.

 

I COLLEGHI AQUILANI NON SI SENTONO TUTELATI DA ROMA LADRONA!?!

 

Ma notizia bomba da noi accolta con entusiasmo e spirito di corpo, almeno questo è l’atteggiamento che si sarebbero aspettati la coppia Pini/Tronca, è che abbiamo sette altri mezzi nuovi all’Aquila che ci aiuteranno a fare il nostro dovere di Vigili del Fuoco. Hanno però dimenticato di evidenziare che i mezzi in questione, sono si stati comprati per l’emergenza terremoto ma è al comandi di Roma che sono stati assegnati o per lo meno e a Roma che finiranno.

E noi USB, prontamente abbiamo suggerito all’Amministrazione di fare una bella festa o magari una parata con tanto di marcia e contestualmente gli abbiamo suggerito un ottimo slogan per l’evento in questione.

 

 

SE NON RIUSCIAMO A CURARE LA CONSISTENZA LAVORATIVA, ALMENO MARTELLIAMO SULL’IMMAGINE!!!

 

Nella seconda parte della riunione che ha visto il cambio di anfitrione, adesso infatti toccava a Tronca illustrarci una serie di progetti che partendo dall’Aquila arrivavano al nocciolo di alcuni problemi storici che il Corpo Nazionale vive in isolata agonia da anni. Tronca ci fa aprire gli occhi sul fatto che le Convenzioni che seppur redditizie sia in termini direttamente monetari sia in termini di possibilità d’acquisto di mezzi ed attrezzature, e fonte inesauribile di svariati problemi che sono determinati dalla mancanza del rispetto istituzionale. E che è da ciò, che abbiamo bisogno di un canovaccio generale che uniformi tutte le convenzioni, a partire da quelle storiche tipo “l’Italia in 20 minuti” che presenta delle incongruenze in quanto alcune sedi di servizio seppur aperte sulla carta risultano realmente non operative.

 

Noi USB abbiamo puntualizzato che è impossibile pretendere un rispetto istituzionale sui tempi di pagamento se è l’istituzione centrale, che primariamente, non ha rispetto dei propri operatori i quali non vengono ne pagati ne tutelati e la prova di ciò la vediamo quotidianamente nel rifiuto che i colleghi hanno ad espletare servizi straordinari, tanto che in alcuni comandi addirittura si sta tentando la strada dell’imposizione d’ufficio alla campagna AIB. Riguardo al protocollo “l’Italia in 20 minuti”, sicuramente obsoleto in quanto mai realmente realizzato nella sua completezza (ricordiamo che occorrerebbero di base oltre 50000 Vigili del Fuoco per tale realizzazione), vede delle situazioni paradossali che per primo fanno comodo alla realtà centrale politico/amministrativa del nostro dipartimento che in combutta con le varie realtà politico locali crea delle cattedrali nel deserto, che servono solo per osannare se stessi, per poi realizzare che niente e nessuno tutela i cittadini e gli operatori del soccorso. Per fare un esempio lampante il distaccamento di Montereale, in territorio Aquilano, è stato decretato ma ha funzionato solo due volte (per un periodo di cinque giorni) e nelle due fasi temporali diverse è combaciato la sua pseudo-apertura con le votazioni politiche locali. Oltre a ciò sempre nel protocollo “l’Italia in 20 minuti”, si affronta il problema delle sedi disagiate e dei relativi orari differenti di lavoro in funzione di prerogative territoriali particolari. Il tutto cozza con realtà come quella che si vive nel distaccamento aeroportuale di Fiumicino che, paradossalmente, benché istituito con orario normale 12/24 e 12/48, al suo interno vive nel caos di chi in riferimento alla propria residenza (o al comune di Roma o alla provincia o alla regione Lazio o, infine, residente fuori provincia) gode di un orario, a scelta, che varia dall’orario normale a formule stranissime dove un collega può lavorare anche quattordici giorni di fila per poi essere libero sedici giorni ininterrotti. Il tutto con il beneplacito sia del comandante di Roma sia di O.S. (solo la USB non ha mai partecipato a questa tresca) che addirittura fanno firmare ai colleghi un foglio dove lo stesso si impegna, nel rispetto degli altri, a non fare strani movimenti tipo malattie, paternità, malattie figlio, art.24 ecc…

 

NOI SIAMO PRONTI AL DIALOGO, MA L’AMMINISTRAZIONE E’ PRONTA A FARE LE COSE ONESTAMENTE???