Stamattina alle ore 10:00, davanti ai cancelli dell'Arsenale di Pavia, presidio di operaie e operai che lottano con i denti per la salvaguardia dei posti di lavoro.
230 dipendenti civili, uniche vittime sacrificali dell'evento in atto.
Il primo dicembre dello scorso anno, si è svolta la riunione per discutere, in concreto, i motivi, i piani strategici, gli aspetti economici e produttivi dell'Arsenale che lo S.M.E. intende chiudere definitivamente.
Si pensava di giungere ad un tavolo di discussione tecnico-industriale al fine di porre ogni aspetto di valutazione alla mercé di un dibattito sulle dinamiche di riorganizzazione di questo Ente e, quindi, si è giunti con un fattivo contributo, non tanto in termini di contenimento dei costi ma volto alla necessità di perseguire e realizzare utili fini istituzionali, certi che la sommatoria delle proposte potesse ottimizzare ed implementare la struttura negli obbiettivi e nei compiti dell'Amministrazione Difesa.
Una proposta di riconversione per attività compatibili e sostenibili, di centro polifunzionale di sviluppo e formazione, di Protezione Civile.
Un'area di 135.000 metri quadrati che, sommata a quella dell'adiacente caserma Rossani giunge a 180.000 metri quadrati, con ampi cortili interni, cucine, infermerie, depositi di materiali e di mezzi, reparti di lavorazione e riparazione nonché alloggi per il personale.
Per farla breve, del progetto non se ne è tenuto conto, si è deciso il trasferimento della struttura a Piacenza e, morale della brutta favola, hanno rilasciato dichiarazioni col solo scopo di nascondere i veri interessi di un'Amministrazione dello Stato sempre più intenzionata a smantellare ogni residuo industriale militare e/o altro Servizio che non sia l'Esercito professionista.
Ora ci si domanda perché di quanto dichiarato emesso in campo, i perché di tanta autorità e determinazione, i perché delle incuranti soluzioni ponderatamente proposte e, infine, il perché il panorama politico istituzionale non sia fra quelli, come i 230 dipendenti dell'arsenale, a subire trasferimenti, re-impieghi, ecc. ma, al contrario, continui indisturbato la propria folgorante carriera immune da ogni responsabilità.
A tale proposito, devo sottolineare con rammarico che oggi, differentemente dall'ultimo presidio - seppure consapevole che la tragica Amministrazione Capitelli non è più in essere - nessuno della ex Giunta era presente; quasi a dire: "passata la festa, gabbato lu santo". Ancor più triste poiché l'amministrazione comunale era di centrosinistra! Uniche forze politiche presenti, con i propri Segretari provinciali, i Comunisti Italiani e Rifondazione.
Anche la tesi della razionalizzazione della spesa pubblica fa acqua da tutte le parti se si pensa che esistono quarantamila marescialli in esubero e che - a differenza di insegnanti e collaboratori scolastici - non possono essere "tagliati" e, caso unico nella pubblica amministrazione ci sono circa novantasettemila comandanti per circa ottantacinquemila comandati!
Pavia, 10 febbraio 2009
rassegna stampa