Nel centro storico di Roma, nel cuore di una città ormai diventata metropoli, si danno appuntamento i discriminati di sempre, per organizzare la protesta e per lanciare un segnale, questa volta definitivo, alle amministrazioni e al governo. La folla di giovani e meno giovani che si riversa fin dalle prime ore del mattino in piazza in questa calda giornata che anticipa l’estate la rende ancora più viva.
L’atmosfera vivace e chiassosa che intorno si respira fa da contrasto all’austera emblematica statua di Giordano Bruno, che proprio qui trovò la morte sul rogo, mentre è tutto un proliferare di cartelli e striscioni delle RSU e di bandiere USB All’interno del cinema (con 350 posti a sedere) che ospita i dipendenti pubblici discriminati di mezza Italia l’atmosfera non cambia. E si passa alle registrazioni meticolose di chi per troppo tempo ha subìto, miste a chi dimostra solidarietà. La sala è praticamente stipata in ogni ordine di posti sia sopra che in platea, gli ultimi arrivati si assiepano ai lati, si accalcano nel corridoio o trovano un posto alla meglio accovacciati per terra. Le facce stanche e assonnate, nel contempo determinate, con la consapevolezza che questa è un’occasione da non perdere. Dopo l’introduzione iniziale, gli interventi si susseguono ad un ritmo incalzante, uno o due lavoratori per ciascun ente di provenienza, ci sono proprio tutti e poi è l’intera penisola ad essere rappresentata in modo sentito sofferto da Milano a Vicenza, da Bari a Bologna, da Modena a Campobasso, da Lecce, Lodi e Latina. La richiesta unanime troppo a lungo disattesa è quella di costituire l’area unica, viene fatta risuonare a gran voce e rappresenta il minimo comun denominatore di ogni istanza altrimenti velleitaria. Ed è un chiaro messaggio per chi nel corso di oltre un decennio l’ha praticamente avversata o, comunque, non sostenuta. E’ quasi l’una quando viene approvata la mozione conclusiva che prevede una richiesta esplicita di abrogazione della cosiddetta riforma Brunetta e l’adesione alla manifestazione nazionale convocata il prossimo 22 maggio a Montecitorio. Appena fuori dal cinema, un lungo e variopinto corteo si snoda fino al Ministero della Funzione Pubblica e occupa piazzetta Vidoni. La USB ha già programmato un incontro ed una delegazione di lavoratori delle aree A e B viene ricevuta ed ottiene un successivo fondamentale incontro con il neo ministro D’Alia, mentre nella piazzetta di sotto i lavoratori si fanno sentire nelle maniere più disparate. In un pomeriggio canicolare viene fatto un doveroso resoconto dell’iniziativa, si riavvolgono gli striscioni e le bandiere, si riprende non senza fatica la strada di casa. Pervengono nel frattempo i dati strabilianti del Lazio, che si è sobbarcato l’onere di una duplice fattiva organizzazione, all’interno del cinema e in piazza. La notizia della chiusura completa di ben 8 sedi (Amba Aradam, Casilino, Ostia, Montesacro, Monteverde, Pomezia, Cassino, Aurelio PSR) e di 4 agenzie come Monterotondo, Terracina, Velletri e Sora giunge a coronare la giornata di lotta. Nel cinema dapprima gremito giovani artisti intrattengono ora una scolaresca. Ed è certamente significativo che proprio in un luogo destinato a fare da punto di riferimento per i nuovi movimenti di aggregazione culturale e popolare abbia ripreso a pulsare il cuore dei mansionisti. Della serie: niente capita per caso !!!
Coordinamento Regionale USB INPS Lazio