Una strana trattativa quella svolta all’UPT di Roma per la ripartizione di circa un milione e duecento mila euro (per l’esattezza 1.195.398 €).
La somma più cospicua, di 890 mila euro è stata impiegata per pagare la produttività individuale utilizzando i parametri dell’accordo nazionale (che variano da 1,3 a 1,7 con differenze pro capite che arrivano al 30%) e quindi la trattativa locale ha semplicemente preso atto della distribuzione e si è premurata che al personale fosse data preventiva informazione “sulle ore di attività prestata nei processi lavorativi ai fini della remunerazione spettante”.
Sugli altri 300 mila euro (53.870 per il fondo di sede e 254.431 per assistenza e informazione all’utenza) bisognava, invece, verificare con attenzione la ripartizione e decidere, per la prima volta, come retribuire l’assistenza e l’informazione all’utenza che non avviene al front office. Infatti la novità del Fondo 2020, anno di pandemia, è che siano retribuite anche le informazioni e le assistenze avvenute via email, PEC, telefono o in videoconferenza e non solo quelle con la presenza fisica dell’utente. Per questo motivo il fondo del Front Office è stato praticamente raddoppiato.
Per il fondo di sede ci si è limitati a scrivere: “Le indennità di cui all’Allegato E siano distribuite al personale in ragione delle giornate di funzione svolte” senza indicare nell’accordo, ad esempio e come avvenuto negli altri uffici della regione, il numero di giornate retribuite per i sopralluoghi o per le partecipazioni in Commissioni Tributarie, quanti Gestori di Rete, Agenti Contabili, personale che ha svolto ri-chiamate all’utenza, quanti responsabili di Unità operativa sono stati pagati e quale parametro applicato ad esempio per il Gerente, nulla di nulla, il vuoto assoluto. Il primo assegno in bianco del valore di 53.870 euro è stato firmato e come affermato al tavolo, da altre organizzazioni sindacali (oo.ss.), “turandosi il naso” tanto puzzava l’accordo per la sua mancanza di trasparenza.
Ma arriviamo al fiore all’occhiello della contrattazione territoriale e cioè quello di stabilire chi e quanto retribuire per assistenza e informazione all’utenza sia svolta con l’utenza che tramite email, PEC e telefono. I fondi da ripartire erano ben 254.341 euro che per qualcuno hanno determinato, solo per questa voce, più di 4.500 € di incentivo annuo da sommare al Fondo di sede, se percepito, e alla produttività individuale.
Qui l’accordo sottoscritto oltre che con il naso tappato lo si è sottoscritto con la benda sugli occhi. L’accordo si limita ad informarci che le rilevazioni si sono effettuate con “tutte le figure di responsabilità operanti all’interno delle strutture interessate” verificate dalle RSU. Nell’accordo però di tutto questo non v’è traccia.
A esempio non si elencano quali caselle funzionali sono state remunerate e come sono state remunerate, cioè con quale peso. All’UPT di Roma esistono 33 caselle funzionali (generale, abilitazioni, 4 per il docfa, anagrafe immobiliare, 2 di archivio, staff, servizi estimativi e OMI, servizi all’utenza, comma 336, F3 e F4, funzionamento, Gestione banche dati, Gestione contabili, 2 per le istanze, legale, notai, personale, pregeo, professionisti, servizi tecnici, 4 per la SPi, URP e volture), ma voi capite bene che non tutte hanno lo stesso afflusso di email e quindi per gestire una di queste caselle può bastare una persona a tempo parziale o, diversamente, ne servono dieci full time. Queste cose andavano spiegate e condivise con tutte le organizzazioni sindacali ed RSU. Stessa cosa per le persone che hanno risposto alle chiamate o hanno gestito la PEC o elaborato le richieste del contact center. Ma nell’accordo non c’è niente di niente.
Per farvi comprendere quanto questo accordo sia raccapricciante vi raccontiamo gli ultimi istanti della trattativa del 2 marzo quando la RSU chiede alle organizzazioni sindacali se si sarebbero rifiutate di sottoscrivere l’accordo se, dopo un mese di trattativa, la RSU decidesse di invertire la rotta e si modificasse la percentuale del pagamento dei Responsabili di Unità operativa e dei titolari di incarico ex art. 18 CCNI passandola dal 25%, così come da loro richiesto sin ora per portarla al 100% (cioè da 1.125 euro a 4.500 euro per ciascun responsabile). Come USB abbiamo chiesto il perché da parte della RSU di questo repentino cambiamento a pochi minuti dalla sottoscrizione dell’accordo. La risposta è che come RSU abbiamo cambiato idea. Ma che risposta è?
Poi abbiamo chiesto all’amministrazione di capire perché il contact center fosse pagato come un solo sportello da ripartire tra più addetti avendo raddoppiato nel 2020 il numero di istanze trattate arrivando a 60.000 richieste nel solo 2020 (unico dato fornito come esempio in ambito di discussione con le oo.ss. con una media di 235 pratiche trattate al giorno). L’Amministrazione ci risponde perché il contact center è uno. Anche qui ci chiediamo quale siano i criteri per decidere quanto pesa uno sportello virtuale che nel 2020 contava una decina di addetti. La RSU concorda con USB che forse uno sportello da suddividere per tutti gli addetti è poco ma “intanto firmiamo l’accordo e poi lo sistemiamo”. Questo per farvi capire che firmare l’accordo non serviva a nulla tanto i parametri da utilizzare li poteva modificare a piacimento l’amministrazione, visto e considerato che nell’accordo non ve né traccia alcuna.
Veramente uno schifo e come USB ci rifiutiamo di firmare assegni in bianco. Per noi la contrattazione, il controllo di quello che accade e su come si dividono 300 mila euro è una cosa seria e crediamo che il nostro ruolo sindacale sia quello di rendere chiari, trasparenti e condivisibili le ripartizioni e non crediamo si possano avvallare ripartizioni solo perché si dice che: “le giornate di assistenza ed informazione all’utenza prestata sono state preventivamente verificate anche per il tramite della locale RSU”, del lavoro svolto ci deve essere sintetica ed esigibile chiarezza presente nell’accordo finale, cosa del tutto assente nell’accordo sottoscritto all’UPT di Roma di cui vi alleghiamo copia.
USB PI Agenzie Fiscali Lazio