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Lazio

Lazio. NON CI SIAMO

Roma,

Comunicato n.29/13

Quella che da oltre 3 mesi si sta perpetuando pressoché quotidianamente nello stabile che ospita la “Sauna Solarium Spegazzini” è ormai divenuta una stanca litania: incidente, segnalazione, sopralluogo e si ricomincia. Ma senza risolvere. Si è passati così dalle interferenze per lavori eseguiti nel corso della giornata in presenza di dipendenti come se nulla fosse ai continui ed inarrestabili black out che mettono in ginocchio la sede, dalle resse fuori e dentro i gabbiotti al primo piano (che fungono da sportelli) alle sistematiche infiltrazioni di acqua piovana. Una serie di tali criticità, peraltro ampiamente prevedibili, che secondo la logica più elementare andavano sanate prima dello spostamento del personale e dello stesso trasloco. Come del resto un’amministrazione rivelatasi inaffidabile aveva promesso. Realtà sottaciute e mai verificate, che ora pagano colleghi ed utenti. Dopo le denunce USB del 19 giugno e del 31 luglio, il documento unitario della RSU del 9 agosto fotografa con estrema precisione la situazione, confermando la totale inadeguatezza dei locali. Eppure esso rischia di essere considerato già superato dagli eventi successivi perché, ciliegina sulla torta, il temporale estivo del 27 agosto ha posto definitivamente l’amministrazione con le spalle al muro. Mentre le direzioni regionali interessate ed i corrispondenti uffici tecnici fingono di litigare scaricando le responsabilità altrove, dall’ultimo sopralluogo effettuato ieri dalla USB è emerso un panorama ancora più desolante: grande esposizione alle intemperie per assenza degli appositi finestroni utili a chiudere le aperture dei piani 4-5-6, deflusso acqua piovana non definito per mancanza di griglia sul terrazzo del piano 4 costellato ai bordi da vegetazione, scala d’ingresso INPS al pubblico che funge anche da scala di emergenza incredibilmente chiusa alle ore 12.00 di ogni giorno, parete completamente scollegata per intercapedine sulla verticale dei piani 4-5 lato INPDAP ad angolo su via Licopoli, stanze a rimorchio adibite ad uffici collegate l’una dentro l’altra senza porta esterna ai piani 2-3-4, totale assenza ai piani della cartellonistica indicante le vie di fuga, apertura dei bagni e servizi da rivedere, mancanza nominativo del funzionario responsabile sugli avvisi, mensa aziendale sprovvista di canna fumaria e di requisiti igienici, barriere architettoniche esterne per utenti disabili, parcheggio interno senza le opportune delimitazioni per dipendenti disabili, presenza di enorme contenitore di rifiuti tossici e nocivi nel parcheggio interno ad angolo, accumulo esorbitante di materiale ai piani interrati -1 e -2 con rampe parzialmente ostruite, lampade di emergenza assenti, impianto di videosorveglianza senza protocollo d’intesa. Inutile a questo punto soffermarci su quanto andava fatto prima e di cui non ci si è minimamente preoccupati così come sulle eventuali opere di manutenzione ordinaria che pure potrebbero essere in qualche modo avviate. Non ci interessa francamente neppure chi tirerà fuori i soldi, perché la salute e la sicurezza dei lavoratori non hanno prezzo mentre si profilano spese per centinaia di migliaia. Nel merito, la USB ha chiesto un incontro urgente, a partire già da domani, alla direzione regionale (vedi richiesta di integrazione allegata), nonché la copia del Documento di Valutazione dei Rischi con misure d’adeguamento e prevenzione. Ci resta solo negli occhi la grigia bandiera a mezz’asta esposta all’esterno dello stabile, che tristemente testimonia la scomparsa della “cultura della sicurezza”.   

Roma, 11 settembre 2013

Coordinamento Regionale USB INPS Lazio