I lavoratori delle Acciaierie di Terni erano già stati pesantemente colpiti dalla sottoscrizione di un accordo che aveva di fatto accolto supinamente il piano di ristrutturazione dell'azienda e soprattutto vanificato e svilito le lotte condotte dai lavoratori stessi: oggi bocciano sonoramente il contratto nazionale sottoscritto da Fim Fiom Uilm.
Sono stati 602 i voti contrari (55%), che suonano come una sconfessione delle politiche contrattuali e delle pratiche del sindacalismo complice.
Un'affermazione del NO che ci racconta di una resistenza operaia decisa a riprendersi la parola, a lottare. Il voto alle Acciaierie di Terni "pesa come l'acciaio", a fronte di un dato nazionale che, con tutta evidenza, si palesa come un tentativo forzato di accreditarsi un consenso clamoroso a favore dei sindacati firmatari, lontano dalla realtà.
Il dato politico inequivocabile è che il cuore dell'industria metalmeccanica ha respinto al mittente l'accordo-bidone firmato da Fim Fiom Uilm.
È ora, quindi, di costruire un'alternativa, democratica, conflittuale e di classe, al modello corporativo che si vorrebbe imporre ai lavoratori e alle lavoratrici.
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