Le notizie pubblicate dai media sulla CUB e sulle organizzazioni della CUB
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19 aprile 2009 - Il Mattino di Padova
C’è allarme nelle cooperative «Il nostro futuro è in bilico»
Padova - Nel vortice della crisi stano entrando anche tante cooperative, i cui lavoratori-soci sono meno tutelati dei dipendenti delle aziende perché privi di adeguati ammortizzatori sociali. Nel coop sono occupati, in genere, numerosi immigrati stranieri, quasi sempre sposati con figli, che, una volta rimasti senza stipendio, ricevono presto lo sfratto perché non hanno più i soldi per pagare l’affitto. E così, ieri mattina, i militanti del Patto di Base - formato dai Cub, Sdl e Cobas - hanno portato davanti alla Prefettura circa trecento lavoratori, tra cui molte donne arabe con il capo velato e i figli in braccio, per far conoscere all’opinione pubblica i problemi quotidiani che i lavoratori delle coop devono affrontare in questi tempi di recessione. A fianco della tomba di Antenore anche le lavoratrici della cooperativa Pega di Tribano e del Centro riciclo di Monselice. In mezzo agli immigrati Stefano Pieretti, Gianni Boetto, Marzio Sturaro, Celeste Giacon, Pier Lorenzo Parrinello e Max Gallob. Lo spazio antistante l’ingresso di Palazzo Santo Stefano è stato tappezzato di striscioni piuttosto eloquenti, del tipo «Non saremo noi a pagare la crisi» e «Diamo voce ai Senza Voce». A prendere la parola, Celeste Giacon e un lavoratore marocchino in lingua araba: «La situazione in tante coop peggiora di giorno in giorno», ha affermato il primo «ad esempio, al Centro riciclo vogliono dare ai lavoratori 1,20 euro all’ora con la scusa della crisi e alla Pega (90 persone) sono in una situazione disperata». Durante il sit-in pacifico, una delegazione, guidata da Pieretti, è stata ricevuta dal prefetto Michele Lepri Gallerano e dall’assessore provinciale Roberto Tosetto, che hanno promesso impegno e attenzione alle vertenze in atto.(f.pad.)
Altro sciopero dei 90 lavoratori al Centro Riciciclo
MONSELICE - Nuovo sciopero di 8 ore ieri al Centro Riciclo. Novanta lavoratori, tutti stranieri, hanno protestato contro la decisione del consorzio Team Service di ridurre i salari. Adesione totale secondo l’Adl Cobas. Al punto da costringere i dirigenti a chiudere l’azienda. I lavoratori della Mylog si sono poi spostati a Padova, per un incontro con il prefetto Michele Lepri Gallerano.
«Il prefetto si è impegnato, con l’assessore provinciale al lavoro Roberto Tosetto, a organizzare in tempi brevi un incontro con tutte le parti» riferisce Gianni Boetto dell’Adl.
Dopo lo sciopero dell’8 aprile, la cooperativa Mylog si è detta disponibile a ridimensionare la riduzione dei salari: 70 centesimi anziché 1 euro e 20 in meno. Netto il no dei lavoratori, emerso già nell’assemblea di mercoledì scorso. Dopo lo sciopero si è chiarito che la carta non arriva più al Centro Riciclo perché la differenziazione viene effettuata a monte dalla De Vizia. E Boetto chiede come sia possibile «che su una questione di questa portata non vi sia stata informazione alla cooperativa né ai Comuni». Un’altra critica riguarda l’assunzione di 15 lavoratrici dalla Star Recycling di Padova. La prossima assemblea dei lavoratori è fissata per domani.(fr.s.)
19 aprile 2009 - La Repubblica
In settecento alla manifestazione contro l´ordinanza del sindaco:
anche voi andate all´estero a lavorare
Anti-borsoni, la marcia dei senegalesi "Così Pisa ci riduce alla fame"
di SIMONA POLI
PISA - Per noi sono borse e cinture contraffatte. Per loro un modo per guadagnarsi da vivere. Per noi sono tappetini da scansare, ostacoli da aggirare sulla strada, «no grazie, non mi serve niente» e via di corsa. Per loro sono il pane quotidiano. I venditori senegalesi scendono in piazza ora che il sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha firmato un´ordinanza che impedisce agli ambulanti abusivi di esporre la merce in piazza dei Miracoli e nel mercato di via Paparelli. E con lo stesso provvedimento autorizza vigili urbani, polizia e carabinieri ad andare a frugare dentro i borsoni che portano in spalla. «Per noi questa è quasi una condanna a morte, ci riducono alla fame», spiega Tall Lamine, 34 anni, uno degli immigrati del corteo che sfila nel centro storico, dalla stazione al Comune, sui lungarni, fin sotto la Torre pendente. Tall ha 34 anni, la moglie e il figlio sono in Senegal e lui li raggiunge due volte l´anno. «Tirano avanti coi miei soldi, senza di me non ce la farebbero mai». Sono quasi settecento in marcia nella manifestazione organizzata dal Casto, il coordinamento delle associazioni senegalesi in Toscana, a cui hanno dato la loro adesione Gad Lerner e lo storico Adriano Prosperi, oltre che Rifondazione, Rete dei comunisti, Cobas, centri sociali, il comitato antifascista e antirazzista versiliese. Su uno striscione rosso («il colore con cui in Senegal esprimiamo disagio e sofferenza») sta scritto «O il borsone o la vita, no a i sindaci sceriffo». Da una camionetta esce un ritmo di tamburi amplificato su cui tutti cantano «Italiano non dimenticare, fuori dall´Italia andate a lavorare», per ricordare che anche noi siamo un popolo di ex emigranti. Davanti al palazzo del Comune si siedono in terra a decine, al microfono parla Mbaye Diop: «Non possono cancellarci così». Poi chiede un minuto di silenzio per le vittime del terremoto in Abruzzo.
Filippeschi non è nel suo ufficio. «L´ordinanza fa solo rispettare leggi dello Stato», dice il sindaco alla fine della manifestazione. «Vogliamo mettere fine al degrado di una città che conta 10 milioni di turisti l´anno. Con la comunità senegalese c´è una trattativa, troveremo soluzioni condivise. Ma nella legalità».
19 aprile 2009 - La Stampa
L’Istat? Molto meglio l’oroscopo
di MICHELE AINIS
Questa è una storia di lassismo burocratico, di governi complici, di leggi scritte sulla carta però allegramente disattese. Tal quali le leggi antisismiche crollate all’Aquila insieme al terremoto. D’altronde pure questa storia deflagra il 6 aprile, benché nessuno fin qui ci abbia prestato caso. E anch’essa lascia almeno un morto sotto le macerie. Non - per fortuna - un morto in carne ed ossa. Ma la vicenda è analoga, sia pure con la differenza che separa la tragedia dalla farsa. E la vittima reca a sua volta un nome illustre: la statistica, o almeno la statistica ufficiale. La più inesatta fra le scienze esatte, dice chi non le vuol bene. Tuttavia una disciplina coltivata fin dall’antico Egitto, a Roma sotto Augusto imperatore, nella Cina dei Ming. Perché costringe i governi a ragionare sulle cifre, e perché dunque rappresenta il faro delle politiche pubbliche. Fu Leibniz il primo a proporre la creazione di un ufficio nazionale di statistica. In Italia la sua idea venne realizzata nel 1861, perfezionata nel 1926, quando sorse l’Istat. La settimana scorsa ne abbiamo decretato i funerali, senza esequie di Stato, senza neppure un necrologio. Tutto comincia nel giugno 2007, quando un direttore dell’Istat dichiara candidamente a Panorama che ogni anno 350 mila questionari inviati alle imprese e ai cittadini restano senza uno straccio di risposta. L’ennesima prova dello scarso senso civico del popolo italiano, verrebbe da pensare. Solo che in questi casi - in Italia come altrove - la risposta è (era) obbligatoria; e a propria volta l’Istat ha (aveva) l’obbligo di perseguire i colpevoli, applicando una sanzione pecuniaria. Vi ha mai provveduto? Macché. Alle nostre latitudini le leggi sono come le raccomandazioni della suocera, nessuno le prende mai sul serio. Sennonché il sindacato Usi/RdB, fatti due calcoli, denuncia i vertici dell’Istat per danno erariale; e la procura della Corte dei conti lo quantifica in 191 milioni di euro, di cui 95 da scucire al presidente Biggeri. L’udienza si terrà il 12 ottobre prossimo. Nel frattempo però scattano le operazioni di soccorso. Il governo Prodi, fra un rantolo e un lamento, trova le forze per varare l’"indulto statistico", infilando nel decreto milleproroghe (febbraio 2008) una norma che non proroga un bel nulla, anzi chiude i conti col passato. Come? Inventando la risposta non risposta. Il Dio degli azzeccagarbugli sarà saltato sulla sedia: con questa norma rischia la multa solo chi mette per iscritto la sua volontà di sottrarsi ai questionari Istat, solo chi risponde di non voler rispondere. Ovviamente non lo fa nessuno, anche perché sarebbe come denunciarsi. Sarebbe come stabilire che gli evasori fiscali d’ora in avanti verranno castigati a condizione che dichiarino al fisco d’essere evasori. Una capriola logica e insieme un ossimoro giuridico: l’obbligo non obbligatorio. Fine? Per il passato sì, ma c’è da preoccuparsi del futuro, dato che l’indulto statistico non vale dal 2009 in poi. Qui allora arriviamo al governo Berlusconi, arriviamo per l’appunto al 6 aprile: quando la Gazzetta Ufficiale pubblica un decreto che restringe da 144 a 29 le indagini statistiche a risposta obbligatoria. Ci si potrà più fidare delle rilevazioni Istat? Se già in passato Eurostat (l’ufficio statistico della Commissione europea) le prendeva con le pinze, da domani varranno meno d’un oroscopo tracciato sui segni zodiacali. Senza un martello da piantare sulla testa ai renitenti, da domani l’Istat non sarà più in grado d’offrire statistiche attendibili e complete. Anche perché le materie depennate non sono affatto marginali: c’è dentro il turismo, l’agricoltura, i trasporti, l’ambiente, i consumi delle famiglie, il tasso d’occupazione nelle piccole imprese, la sicurezza, gli aborti, le malattie infettive. C’è tutto il capitolo delle costruzioni, proprio adesso che cadono una addosso all’altra come un castello di tarocchi. C’è infine la giustizia, e magari è un bene per l’immagine consunta del Paese, così nessuno potrà più misurare i tempi biblici dei nostri processi. Ma dopotutto non c’è scandalo: in Italia l’informazione, al pari della legge, non è una cosa seria.
19 aprile 2009 - IVG
Il Gabbiano, due esponenti della Flaica Uniti-Cub eletti nelle Rsu
Savona - Savona. Giovedì 16 e venerdì 17 aprile si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie. Per la prima volta nella storia de Il Gabbiano di Savona si è presentata una lista alternativa alle tradizionali Filcams-Cgil e Uiltucs-Uil: la Flaica Uniti-Cub, nata da un gruppo che si è messo in gioco con l’intento dichiarato di "affermare i diritti di tutti nei bruschi e spesso incontrollati mutamenti che stanno stravolgendo il mondo del lavoro". Grazie al consenso dei dipendenti, la lista Flaica Uniti-Cub ha ottenuto 45 preferenze su un totale di 177 voti, ottenendo l’elezione di due delegati sui tre presenti nella lista. I delegati Rsu della Flaica Uniti-Cub saranno Fausta Zerbini e Patrizio Bruzzo. A parità di voti con il collega di lista, Emilio Morrone ha deciso di rinunciare a favore delle "nuove leve", dando prova di spirito di sacrificio e negazione di ogni individualismo e assicurando il proprio contributo e la totale adesione al progetto che lo ha visto tra i promotori e animatori sin dalle primissime battute. "Da questo punto - dichiarano i membri di Flaica Uniti-Cub - che è solo di partenza, svilupperemo il programma basato sulla coesione dei lavoratori, alla salvaguardia dei diritti delle persone, alla difesa della dignità del lavoro e alla vigilanza sulla sicurezza in tutte le sue forme".
18 aprile 2009 - Asca
CALABRIA: RDB CUB, ACQUA BENE PUBBLICO
(ASCA) - Catanzaro, 18 apr - RdB Cub prende atto che anche due membri delle segreterie regionali di Filcem-Cgil e Uilcem-Uil, sostengono il concetto che ''l'acqua e' un bene primario e che la sua gestione deve essere pubblica'' .Prende anche atto che gli stessi hanno rivolto ''gravi critiche alla Sorical. Benvenuti!'' ''Sono anni che, in perfetta solitudine, il sindacato RdB/CUB sta ponendo il problema della gestione dell'acqua e dei rapporti con la Sorical, che in Calabria cura la rete idrica. Infatti, come e' noto, nella nostra regione dal 1* novembre 2004, la competenze sulla gestione dell'acqua e' stata affidata alla Sorical, societa' a capitale misto pubblico-privato; la parte privata, pero', costituita dalla societa' francese Veolia', pur essendo minoritaria, ha di fatto il controllo totale sulla societa' e questo sindacato ha gia' da diverso tempo espresso tutte le perplessita' su questa gestione, avanzando riserve soprattutto sulle modalita' di controllo, sull'entita' e sulla tipologia degli investimenti effettuati''. ''Il fatto che oggi altri intervengano sulla questione - dice RdB Cub - dimostra come la RdB/CUB avesse ragione sin da subito. Quello che ci pare bizzarro e' che venga richiamato anche il protocollo d'intesa del 22 luglio 2003, con il quale proprio Cgil, Cisl e Uil avevano dato il via libera al distacco dei lavoratori Regionali del settore acquedottistico presso la Sorical, atto fondamentale perche' questa potesse iniziare la sua attivita'. Nello stesso protocollo, pero', era anche previsto e sottoscritto che da li' a poco doveva essere definita la legge di trasferimento del personale Regionale nella societa' Sorical: ebbene, sono passati quasi sei anni e, non solo la legge non e' stata mai fatta, ma gran parte del personale e' confluito in Sorical usufruendo di una norma sull'esodo volontario incentivato! In questi anni tutte queste anomalie sono state denunciate da questo sindacato, cosi' come e' stata espressa forte preoccupazione per i controlli nella gestione della Sorical, che avrebbero potuto (dovuto, secondo noi) essere affidati a quei lavoratori del servizio idrico regionale, parcheggiati ormai da anni senza che le loro professionalita' siano sfruttate''.
18 aprile 2009 - Liberazione
Salvano le vite umane, ma sono pochi e malpagati. «In due anni ci hanno tolto la metà delle risorse»
«Non chiamateci angeli» I vigili tra passione e disagi
di Castalda Musacchio
Coppito (Aq) - «Non ci chiami angeli per cortesia, basta con questi nomignoli. Siamo solo vigili del fuoco... poi, sì, è vero, io mi chiamo Angelo». Angelo sorride. La sala operativa dell'accademia di Coppito è in pieno fermento. Non si ha tregua. «Parli con chi ha il più alto grado in carica, purtroppo non le possiamo dare retta». Il comandante Corsini si avvicina. E' sulla sessantina, un sorriso rassicurante. «Mi dica». Solo qualche informazione. «Per questo allora si rivolga al centro documentazione». Il centro documentazione dei vigili del fuoco è all'interno di un camion di soccorso parcheggiato ai lati dell'enorme piazzale dell'accademia. Accademia che, ora, è diventata il nucleo della gestione dell'emergenza post terremoto. E proprio qui sono riuniti tutti i reparti in azione, dai comandi della pubblica sicurezza a quelli della guardia di finanza, dalla croce rossa alla protezione civile, dagli scout alle associazioni di volontariato, dai carabinieri alla polizia all'esercito fino, appunto, ai vigili del fuoco. Proprio loro. Li abbiamo visti in azione, li continuiamo a vedere in azione, prima a scavare con le mani tra le macerie, ad inerpicarsi su tetti e strutture pericolanti, ad ergere le prime opere di messa in sicurezza di case distrutte; soprattutto, li abbiamo visti salvare, quando è stato possibile, e anche a rischio della propria, vite umane. «Sì, grazie - sorride il capo squadra Maurizio Maleci -. Ma noi ci occupiamo anche di animali, sa. E comunque sembra che i cani ci riconoscano, quando entriamo nelle case abbandonate ci vengono spontaneamente incontro. Naturalmente i nostri compiti - spiega - sono tanti e complessi. Dalla prevenzione all'aiuto effettivo in caso di emergenza. Dalla messa in sicurezza degli edifici al soccorso diretto. Tra questi rientra anche la salvaguardia del patrimonio artistico del paese». Un corpo di meno di trentamila vigili del fuoco si può occupare di tutto questo? «Per cortesia - si schermisce - evitiamo polemiche. Il nostro lavoro lo facciamo con passione». Senza dubbio, sta di fatto che i problemi ci sono. Se si dà uno sguardo oltre frontiera si scopre che solo nella città di Parigi sono operativi ben 16mila vigili del fuoco a fronte di meno di trentamila unità che operano sull'intero territorio nazionale italiano. «E' quello che andiamo ripetendo da tempo - sottolinea Antonio Jiritano, altro vigile nonché esponente sindacale Rdb -. Siamo pochi. E in questo modo l'emergenza non si può gestire». Le denunce pesano. «Abbiamo avuto prima dal governo Prodi, poi dall'attuale una serie di tagli. Ora lavoriamo con il trenta per cento delle risorse che avevamo due anni fa. Sono anni che non si procede ad assunzioni. Senza parlare della paga. Un vigile del fuoco con 22 anni di servizio alle spalle arriva a guadagnare non più di 1450 euro al mese. E il nostro non è esattamente un lavoro da impiegati». «Vuole sapere cosa è accaduto appena scoppiato il terremoto qui a l'Aquila?». Prego racconti: «Abbiamo dovuto far ricorso alle cosiddette colonne mobili, mezzi vetusti mai manutentati. Metà li abbiamo dovuti lasciare in autostrada perché si sono rotti, gli altri vanno sì e no a 40 allora. Se si guarda a quanto è accaduto durante i primi soccorsi per quest'ultimo sisma, si scopre che c'è una falla che va dalle tre e venti (ora della scossa fatale, ndr) alle sei della mattina di lunedì; e sicuramente non per colpa nostra. Semplicemente per colpa del fatto che i vigili del fuoco sono praticamente abbandonati a se stessi. Cerchi di capire. Siamo arrivati sul luogo del sisma dopo tre ore e abbiamo lavorato ininterrottamente per 48 ore di seguito. Non avevamo neppure di che mangiare. Alla fine, fortunatamente, alcuni colleghi della Guardia di Finanza ci hanno portato un panino con la mozzarella. Siamo andati avanti a caffé per due giorni di seguito». A luglio è stato chiesto un incontro a Maroni, il quale aveva garantito che si sarebbe occupato anche della questione dei vigili del fuoco. Ma, da allora, non se n'è fatto nulla. Ed ora che, purtroppo, è scoppiata questa tragedia, l'attenzione si è inevitabilmente appuntata anche sulla situazione dei vigili del fuoco. «Un altro nostro problema - continua Jiritano - è che, ora, ci vogliono militarizzare. Ma noi ci definiamo il "braccio operativo della gente comune". Non siamo militari. E non vogliamo diventarlo. Vorremmo semplicemente che si riconosca la nostra professionalità». Professionalità, a dire il vero, sicuramente fuori dal comune. E' anche per questi motivi che è stata inviata all'attenzione del capo dello Stato del presidente del Consiglio, dei presidenti di Senato e Camera, nonché a tutti i gruppi parlamentari, una lettera aperta in cui si denuncia il disagio vissuto da chi gestisce in prima persona l'emergenza e si chiede un incontro. «Scriviamo, si legge nel testo, ad una settimana dal terremoto che ha colpito l'Abruzzo. Vi scriviamo perché abbiamo terminato la prima fase dell'emergenza quella, per intenderci, per cui ci si occupa di salvare vite umane. Ci rivolgiamo a voi, poiché siamo gente del soccorso che, prima svolge con professionalità l'emergenza, poi ci riflette sopra. (...) Oggi ci troviamo con competenze maggiori, uomini, e attrezzature in meno, e in una gravissima situazione debitoria. Nonostante ciò, abbiamo mantenuto il dispositivo del soccorso ad un livello altissimo. (...) Va evidenziato che la parte più gravosa dell'immediato intervento è tutto sulle spalle dei vigili del fuoco, ciò forse è dovuto al fatto che il corpo nazionale è un'organizzazione diffusa su tutto il territorio con orario di lavoro h24. Detto questo riteniamo che la politica debba fare il necessario sforzo a riconsiderare urgentemente l'impostazione di finanziamento del personale. Ma, soprattutto, a ragionare sull'organizzazione che in questi anni si è voluta dare al corpo nazionale, di una struttura ingessata e militarizzata». L'auspicio, ora, è che, dopo l'ennesima drammatica emergenza, i vigili del fuoco vengano ascoltati.
18 aprile 2009 - Corriere di Viterbo/Rieti
Precari dell’Ispra, monta la protesta
Ieri mattina a Roma, presso la Sala Fazzini, la manifestazione
Ieri mattina a Roma, presso la Sala Fazzini dell’Ispra in via Curtatone, i precari dell’Ispra hanno bloccato il convegno sito web dei laboratori Ispra ed hanno proiettato un video sui lavoratori "buttati al mare". "Mancano - viene denunciato in un comunicato - solo 74 giorni al licenziamento di centinaia di lavoratori precari che all’Ispra svolgono ricerche sull’ambiente marino, attività determinanti per lo sviluppo di un paese che vive sul e del mare, per lo sviluppo del turismo, delle politiche ambientali e della stretta correlazione con la salute dei cittadini". "Tra i provvedimenti del Ministro Brunetta e il mancato intervento del Ministro Prestigiacomo già 21 nostri colleghi sono a casa", sottolinea Michela Mannozzi, del Coordinamento Precari Usu RdB Ricerca. "Neanche l’intervento del Comune di Roma ha sortito effetti, e nei fatti il Ministro sta delegando funzionari ministeriali al nostro licenziamento. Ma se i provvedimenti sul precariato pubblico andranno in porto, se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione, nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c’è la crisi". "L’intervento di oggi (ieri, ndr) del Sub Commissario all’Ispra Santori ci ha confermato il disinteresse su questo tema - aggiunge Mannozzi - noi invece vogliamo che tutti gli stabilizzandi, anche quelli esclusi ingiustamente, siano assunti entro giugno; che tutti i precari Ispra siano assunti a tempo determinato con contratti quinquennali, che sia avviato un piano triennale di assunzione", chiede la sindacalista Usi-RdB.
18 aprile 2009 - Il Manifesto
CASTELVOLTURNO Sei mesi fa la strage degli immigrati.
In piazza Cgil, Rdb, Cobas, associazioni e centri sociali
Dove l'antirazzismo è anticamorra
Oggi manifestazione dall'American palace dei senegalesi. Con Dario Fo e Gad Lerner
di Francesca Pilla
NAPOLI - Sono passati sette mesi esatti da quella notte tra il 18 e il 19 settembre, quando il gruppo di fuoco guidato da Giuseppe Setola massacrò a Castelvolturno sette persone innocenti, sei africani e un italiano. L'ala stragista dei casalesi, che aveva compiuto la mattanza per seminare terrore nella zona è stata messa in prigione, compreso il suo capo conosciuto da tutti per la sua ferocia che rasentava la follia, ma nonostante ciò non molto è cambiato sul territorio. Gli africani continuano a vivere nella paura, a svegliarsi alle cinque del mattino per aspettare sul litorale domizio che i caporali li portino nei campi o nei cantieri a nero, a vivere in palazzi fatiscenti, a essere clandestini e quindi schiavi senza nessun diritto. Non solo. Dopo la strage di settembre, in un maldestro tentativo delle istituzioni di "ripulire" il territorio è partita la caccia agli irregolari. Lo scorso 10 novembre 200 agenti si sono presentati all'American Palace, un palazzone abbandonato dagli americani dove tuttora vivono molte famiglie, portando via 90 persone, sfasciando porte e finestre.
Oggi gli africani tornano in piazza a Castelvolturno per una manifestazione nazionale contro il pacchetto sicurezza e la legge Bossi-Fini, ma soprattutto per denunciare lo stato di abbandono e le discriminazioni che sono costretti a subire quotidianamente. «È la logica spietata di chi vuole braccia ma non persone - scrivono in una nota - e che usa la discriminazione degli immigrati per peggiorare le condizioni e i livelli di garanzia di tutti i lavoratori. La crisi colpisce duro, italiani e immigrati, eppure per rispondere alla crisi il governo produce differenze».
A loro fianco sfileranno in un corteo, che partirà alle 10.30 proprio dall'American Palace, decine di associazioni antirazziste, i sindacati Cgil, Rdb e Cobas, i movimenti e i centri sociali. Un'iniziativa importante in un'area ancora dominata dalla camorra, alla quale parteciperanno anche Dario Fo, Franca Rame, Gad Lerner, il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, quello di Castelvolturno Francesco Nuzzo. E ancora padre Alex Zanotelli, i parlamentari Andrea Sarubbi, Pina Picierno, Jean Léonard Touadì, Rosa Calipari e Maria Fortuna Incostante. «La manifestazione - spiega Mimma del centro sociale ex- Canapificio - arriva dopo un percorso che ha creato un movimento dal basso proprio dei migranti. Hanno voglia finalmente di uscire allo scoperto e di attirare l'attenzione sulle loro condizioni di vita. In questa provincia infatti si è creato un vero e proprio laboratorio dello sfruttamento, ci sono uomini e donne che vivono nel territorio da quattro o cinque anni, ma non riescono a ottenere un permesso di soggiorno, eppure sono gli stessi che permettono alla nostra economia di funzionare, all'Italia di mangiare patate, mandarini o pomodori. Noi vogliamo sia chiaro - continua - che non essere razzisti non vuol dire sedere o parlare a un migrante, ma dargli la possibilità di avere dei diritti e uscire dal ghetto in cui l'abbiamo confinato».
Ieri è stata presentata in una conferenza stampa, nell'aula consiliare del comune, anche la campagna "Non aver paura", fortemente sostenuta dalla Cgil e dalle comunità delle chiese evangeliche. Si tratta di una raccolta firme, partita a Roma il 18 marzo, che verrà consegnata al presidente Napolitano per sostenere i diritti e la dignità di ognuno. La campagna coinvolge anche le pubbliche amministrazioni, e si avvale di un sito web e di uno spot realizzato dal regista Mimmo Calopresti, con la presenza di Lello Arena e Francesca Reggiani. All'iniziativa erano presenti i promotori, Laura Boldrini e Filippo Miraglia, ma anche il sindaco di Castelvolturno, che ha preso impegni seri per l'integrazione degli stranieri. «È stato un momento importante - spiega ancora Mimma - perché almeno ci dà il sentore che qualcosa si muova. Il governo si è impegnato sul territorio ed è arrivato all'arresto dei killer e dei mandanti della strage di settembre, ma ancora non sono venute fuori le vere ragioni di quel massacro. D'altra parte però in questi mesi, da queste stesse istituzioni, è partita una caccia all'immigrato di cui non capiamo il senso, visto che oltre a essere inefficace è stato anche uno sperpero di denaro pubblico in tempi di crisi. Con la manifestazione nazionale intendiamo mandare un messaggio chiaro contro questo tipo di politiche, affinché inizi seriamente un percorso di integrazione solidale».
A MONTEBELLUNA SUMMIT AGRICOLO. TRA LE PROTESTE
UN G8 SENZA CONTORNO
Il ministro leghista Luca Zaia decide di farsi un vertice agricolo nell'orto di casa. Ma inciampa nelle prevedibili proteste no global e in quelle, meno prevedibili, del suo partito. Con lo «sceriffo» Gentilini che lo stronca: «A causa dei militari i padani non possono raccogliere gli asparagi»
di Orsola Casagrande
MONTEBELLUNA (TREVISO) - Un dipendente su sette in Veneto potrebbe avere presto problemi di occupazione. È il dato che emerge dal rapporto della Cgil regionale secondo il quale i lavoratori interessati da cassa integrazione, sospensioni, mobilità, conclusioni di rapporti a termine nel corso del 2009 arriverebbero a 220mila, poco meno del doppio che nel 2008. Un dato impressionante, che getta una luce oscura nell'ex ricco e miracoloso nordest. Anche perché ad essere colpiti in particolare saranno i lavoratori occupati nelle piccole imprese o con rapporti di lavoro temporanei che non usufruiscono degli ammortizzatori sociali. Già a gennaio la cassa integrazione ordinaria in Veneto è cresciuta del 300% rispetto al gennaio del 2008, mentre la quota di assunzioni è crollata del 60%. Restringendo il campo e andando in provincia di Treviso, nel primo trimestre dell'anno le piccole imprese sono andati perduti quasi tre volte i posti di lavoro persi nello stesso periodo del 2008. Sempre la Cgil ci dice che le espulsioni sono state 1654 contro le 682 del primo trimestre dell'anno scorsa. Nelle grandi imprese ci sono stati 605 licenziamenti contro i 377 del periodo gennaio-marzo 2008. A contenere le mobilità e i licenziamenti nelle aziende più grandi è l'utilizzo massiccio della cassa integrazione, ordinaria, straordinaria e in deroga, che coinvolge a rotazione circa 30mila trevigiani. Sul fronte delle piccole, invece, a preoccupare è anche l'effetto legato al termine del periodo di sospensione dei lavoratori, in particolare nell'artigianato e nel commercio, che è di soli novanta giorni, che sta coinvolgendo oltre 400 imprese e che interessa poco più di duemila lavoratori. Nelle scorse settimane è stata chiesta la cassa integrazione anche alla Diadora: a casa 61 dei 252 dipendenti dello stabilimento trevigiano di Caerano San Marco. Il gruppo, produttore di calzature e articoli sportivi, è l'ennesima "vittima" della crisi: il calo del fatturato (sceso a 134 milioni di euro, erano 150 nel 2007), dovuto soprattutto alle flessioni nei mercati italiano, statunitense e dell'Europa dell'est, si traduce in un pesante piano di riduzione della forza lavoro. Sergio Zulian dell'Associazione difesa lavoratori (Adl Cobas) conferma che la crisi in provincia di Treviso si fa sentire in maniera pesante. «I primi a essere espulsi dal mercato del lavoro - dice - sono i lavoratori delle cooperative, gli interinali e i lavoratori con contratto a termine, che poi significa molti giovani e molti migranti».
È in questo contesto che si inserisce Questa terra è la nostra terra, festival promosso da una rete di associazioni, gruppi, persone che si svolge a Montebelluna. Un antiG8 in concomitanza con il vertice dei ministri dell'agricoltura ospitati (tra le polemiche della Lega, che protesta sia contro l'uno che contro l'altro) nel trevigiano. Partire dal locale per parlare globale. Questa era la sfida lanciata con un appello scritto due mesi fa. «Si è costruita una rete di comitati, associazioni, cittadini - dice Monica Tiengo di Ya Basta, tra i promotori del festival - estremamente interessante. Le assemblee di costruzione del festival sono state sempre molto partecipate - aggiunge - soprattutto se consideriamo le difficoltà che ci sono nel territorio trevigiano». E invece. Si è partiti dalla terra, dalle questioni dell'agricoltura e del cibo che hanno interessato «tutti, cittadini giovani e vecchi, gruppi di resistenza magari contro la costruzione di un nuovo inceneritore o contro le serre che devastano il territorio». Tutti uniti per portare contributi, proposte. «Non è un cartello di semplice protesta - insiste Monica - quanto piuttosto un gruppo molto eterogeneo di proposta. Si sono messe in comune esperienze e conoscenze. Si dice no al nucleare ma non soltanto perché questo è quello che l'Italia ha votato in un referendum, ma perché oggi i tempi sono diversi». Come diverso è il bisogno di energia e come varie sono le alternative. E i protagonisti di "Questa terra è la nostra terra" lo stanno ribadendo in questi giorni, proponendo per esempio di mettersi insieme e acquistare pannelli solari. Soluzioni che spesso vengono liquidate come atti di buona volontà da parte di pochi ma che invece sono reali alternative.
Ma il nucleare (ne parlerà il consigliere regionale dei Verdi, Gianfranco Bettin domenica) è uno dei nodi che affronterà la rete che si è data come appuntamento di incontro e confronto proprio la giornata di domenica. «Il festival - dice Monica Tiengo - promuove la la sovranità alimentare, contro gli ogm, per la qualità dell'ambiente e del cibo, per la difesa, l'uso sostenibile e la democrazia delle risorse naturali e può rappresentare l'occasione per far pesare teorie e pratiche improntate ad un rapporto diverso con la terra, l'ambiente e le risorse». La questione agricola è un nodo fondamentale delle politiche ambientali, sociali ed economiche di questo pianeta, tanto più oggi a fronte della crisi profonda del sistema globale. Una questione cardine perché tocca la sostenibilità e l'uso delle risorse vitali per l'esistenza, perché riguarda i conflitti militari che attorno al controllo delle risorse si generano - pensiamo all'acqua e alle fonti energetiche - perché riguarda ciò che mangiamo e la possibilità o meno di costruire attraverso la sovranità alimentare, le tecniche di produzione e il sistema di consumo consapevole, un diverso sistema di vita, di relazioni, di produzioni, consumi e sviluppo.
«La crisi globale - si legge in uno dei documenti preparatori del festival - non lascerà nulla come prima ma proprio questa certezza può dare forza ad un cambiamento profondo del sistema stesso, partendo da questi nodi legati alla terra, alla produzione agricola, alle risorse naturali, ad un diverso rapporto, un tempo si diceva sostenibile, con terra, ambiente e risorse. Nella società civile, sia nel nord che nel sud del mondo, pur con modalità e caratteristiche diverse, si sono sviluppare molte esperienze che vanno in questo senso e che tra loro possono dialettizzarsi, fare massa critica, per dimostrare che "un altro mondo è possibile». Lo sviluppo dei Gas - si legge ancora - la creazione di cicli corti di produzione e vendita, la riconversione di molte aziende agricole e di allevamento trasformazione verso tecniche più naturali, biologiche e non, la nascita di reti solidali ed etiche di produzione e vendita, esperienze in piccola scala di trasformazione energetica dei prodotti vegetali, il diffondersi del circuito di slow food e la sempre maggiore valorizzazione dei prodotti tipici, l'attenzione sempre più forte rivolta non solo dai singoli produttori agricoli ma, anche, dalle organizzazioni di categoria verso queste realtà e opportunità, sono il corpo su cui può far leva la critica nei nostri territori al sistema globalizzato di sfruttamento dei suoli e delle risorse, quello che guarda al rilancio agricolo come semplice volano di ripresa di un sistema, oggi in profonda crisi, senza criticarne gli assunti». La stessa faccia di questa critica sono le esperienze "campesine" nel sud del mondo, le produzioni che arrivano a noi attraverso il circuito del commercio equosolidale, le esperienze frutto del microcredito e della solidarietà internazionale, i tanti conflitti locali per la difesa delle risorse naturali. Questo insieme di esperienze possono e devono trovare proprio in appuntamenti come questo, di critica dal basso ai vertici internazionali e, allo stesso tempo, di confronto tra realtà operanti nei territori, obiettivi comuni, luoghi e strumenti per far pesare la ricchezza diffusa insita in queste, tante, esperienze. Per incidere, auspicano gli organizzatori, contro le scelte devastanti di sfruttamento delle risorse, di piegamento della natura alla logiche del profitto e del mercato e per contrapporre proposte concrete, realtà operanti di segno diametralmente opposto. L'occasione del contro vertice di Treviso dunque potrebbe essere una tappa importante di questo percorso. Anche un'occasione per un confronto tra chi, pur operando in un orizzonte comune, poco ha sinora comunicato insieme.
Mentre il festival prosegue con iniziative anche a Treviso (un successo la manifestazione di protesta contro il megastore Benetton, in solidarietà con i Mapuche), gli amministratori locali della Lega hanno aperto una polemica contro il ministro alle politiche agricole (e suo compagno di partito) Luca Zaia e contro il governo. Lo «sceriffo» Giancarlo Gentilini non ha usato mezzi termini per contestare la scelta di Cison di Valmarino come sede del G8. «Spreco di denaro pubblico, vetrina vuota», ha detto il prosindaco di Treviso, che considera il G8 un anatema per la marca trevigiana. «Nessuno si ricorderà del G8 a Treviso - ha detto - ma tutti ricorderanno la confusione che si è creata. Doveva essere una festa dei popoli ma si sta trasformando in uno stato d'assedio che ha bloccato strade e paesi. Sta mandando tutti in tilt». Non solo, Gentilini ha criticato lo «sperpero di denaro pubblico. Uomini che controllano tombino per tombino e tutti i raccoglitori di rifiuti, che fanno la radiografia a chiunque si avvicini. Questa è la stagione degli asparagi - ha aggiunto il vicesindaco di Treviso - ma non si possono raccogliere perché ci sono i militari con il mitra, come se qualcuno mettesse le mine dietro i pungitopo». Per Gentilini «l'unico posto adatto ad ospitare questo tipo di incontri è un'isola, o ancora meglio Gibilterra». Per nulla intimidito da tanto livore il ministro e compaesano Luca Zaia. «Voglio bene a Gentilini - si è limitato a dire il ministro - che probabilmente ha negli occhi le scene di Genova, ma noi stiamo preparando un'altra cosa».
18 aprile 2009 - Italia Oggi
Agenzie fiscali, sindacati in rivolta
I sindacati dei lavoratori delle agenzie fiscali (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil p.a., Confsal/Salfi Rdb/Cub/Pi Flp) con una nota unitaria hanno espresso ieri «forte contrarietà per la mancata attivazione degli strumenti contrattuali sui piani aziendali delle Agenzie, a più di quattro mesi dalla loro decorrenza, nonché sugli schemi delle convenzioni 2009». I sindacati chiedono alle agenzie un confronto sostanziale sulla qualità e la consistenza delle risorse derivanti dalle convenzioni, nonché sulle ricadute sul personale derivanti dai processi di riorganizzazione in atto nelle agenzie fiscali.
18 aprile 2009 - Il Gazzettino
Komatsu, 24 mesi di Cigs
Forti investimenti pur a fronte di una situazione con perdite
Este - Ombre e luci sul futuro della Komatsu arrivano dall’incontro che si è tenuto ieri, alla presenza dei dirigenti dell’azienda e dei rappresentanti sindacali, negli uffici padovani dell’assessorato al lavoro della Provincia. Le buone notizie arrivano dalla proprietà, che si è impegnata a stanziare enormi fondi per dare nuova vita allo stabilimento atestino, mentre quelle cattive riguardano la cassa integrazione dei dipendenti.
La Komatsu infatti ha richiesto una cassa integrazione straordinaria per i prossimi 24 mesi, che interesserà tutta la forza lavoro della fabbrica di Este. Operai e amministrativi rimarranno a casa con turni di riposo ancora da valutare, che coinvolgeranno da un minimo di 250 ad un massimo di 586 dipendenti. Ci saranno quindi alcuni giorni, forse settimane intere, in cui nell’enorme area produttiva a ridosso della Padana inferiore rimarranno solamente i dirigenti.
Il rovescio positivo della medaglia concerne i 10 milioni di euro che la multinazionale giapponese metterà sul piatto nei prossimi due anni, per implementare le linee produttive estensi e mantenere a livelli operativi importanti lo stabilimento. Gli investimenti verranno valutati dalle parti ogni tre mesi, grazie ad una serie di appuntamenti ai quali parteciperanno sindacati, proprietà e Provincia. "Pur a fronte di una situazione con perdite significative per l’azienda – spiega una nota emessa in modo unitario da Giovanni Acco per Fiom Cgil, Massimo Sartori Fim Cisl e Marzio Giacomin Uilm Uil – c’è la conferma di una serie di investimenti forti. Per quest’anno arriveranno 4 milioni e 900 mila euro, il resto l’anno prossimo. Le cose potevano andare in modo molto più negativo, cercheremo ora di fare in modo che la ristrutturazione abbia il minor impatto sociale possibile".
"La situazione è critica, - ammette Stefano Pieretti dell’Adl Cobas - ma il fatto che si sia riusciti a convincere l’azienda ad investire così tanto e ad organizzare gli incontri trimestrali è comunque positivo. Con l’investimento previsto siamo almeno sicuri che non hanno intenzione di mollare tutto ed andarsene". (f.g.)
18 aprile 2009 - Repubblica.it
L’informazione, il terremoto e le domande mai fatte
Terremoti, scienza e dita incrociate
A quasi due settimane dal sisma abruzzese, credo sia opportuno fare il punto su parecchie novità che sono emerse
BLOG LE SCIENZE di Marco Cattaneo
Cominciamo dalle previsioni. Ieri sera, a Napoli, si è svolto un convegno sulla possibilità di prevedere i terremoti a cui ha partecipato anche Gioacchino Giuliani. Non avendolo seguito personalmente, riporto qui sotto integralmente il breve resoconto di un lettore che ha seguito l’incontro dal vivo: "Apre il prof. Gasparini [Paolo Gasparini, professore ordinario di fisica terrestre dell’Università Federico II di Napoli]. Non è possibile prevedere i terremoti (dove, quando, intensità) sostanzialmente perché si tratta di una frattura in un mezzo disomogeneo. È possibile prevederli (sempre dove, come, quando) probabilisticamente. È stata mostrata una mappa con la distribuzione di probabilità del verificarsi un evento di magnitudo superiore a 5,5 tra il 2008 e il 2012. Il posto con probabilità maggiore era L’Aquila. È possibile un Early Warning (una decina di secondi prima della scossa) durante il quale bloccare in automatico treni ponti gas e così via. Quanto al radon è accettato che è un debole precursore (aumento di probabilità del verificarsi del sisma). Giuliani: si è costruito da solo un rilevatore di radon che si basa su principio diverso da quelli in uso. Questi misurano le particelle alfa e hanno bisogno di giorni per fare la misura, il suo misura i raggi gamma emessi dal decadimento Bismuto Pb e necessita di una mezz’ora per fare la misura. Ha una finestra di preallarme di 6-24 ore e un raggio d’azione che dipende dalla magnitudo del sisma (per eventi come l’ultimo sisma circa 150 chilometri). Sostiene che nel 2004 su "sfida" di Boschi [Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia] fece una campagna di prove per dimostrare l’attendibilità del suo metodo. Risultato: 7 eventi su 7 previsti in Abruzzo. Commento di Boschi: L’Aquila è talmente sismica che se dico che domani ci sarà un sisma, ci prendo. I fisici presenti in sala hanno fortemente contestato la validità dello strumento (non scherma i raggi cosmici e qullo che misura non è altro che la loro fluttuazione). Gasparini l’ha difeso dicendo che i raggi cosmici sono trascurabili per queste misure, e lo strumento scherma ottimamente la radioattività ambientale che è la principale fonte di rumore. Insomma, per Gasparini strumento e misure valide, correlazione errata. Domanda: perché non ha pubblicato i dati? Risposta: ci sta lavorando. Suscita più di una perplessità quando afferma cha ha "visto" anche il sisma di Sumatra del 2006 (di magnitudo 9,1). Alla fine, però, la conclusione più amara l’ha fatta un professore. Perché in presenza di sciame + la previsione probabilistica di cui sopra + radon, che comunque aumenta la probabilità di un evento, la PC non s’è organizzata prima?" Qui, la cronaca degli eventi. E ora le domande. Almeno quelle che mi pongo io, e che – meglio precisarlo – non sono volte ad attaccare né questo né quello. Ma a capire. È un vizio che non riesco a levarmi. Partiamo dal metodo Giuliani. E dalle perplessità sul sisma di Sumatra. La misura che fa Gioacchino Giuliani è locale. E al momento non riesco a immaginare una correlazione tra misure gamma sul radon all’Aquila e un sisma 9,1 laggiù in fondo all’Oceano Indiano… La prima domanda che mi viene è questa: osservando in diretta (e non a posteriori) le misure del radon di Sumatra con quell’unico o quei pochi rivelatori in loco, Giuliani avrebbe detto che stava arrivando un sisma 9,1 a Banda Aceh o uno 4,5 all’Aquila? Oppure, girando la questione: se non ci fosse stata una sequenza di eventi precusori (lo sciame in corso da gennaio, che non è sempre presente, in caso di sismi violenti) come avrebbe potuto lo strumento di Giuliani distinguere tra un sisma di magnitudo 5,8 all’Aquila, uno 6,6 a Messina o uno 9,1 a Sumatra? In questo caso, su scala locale il metodo predittivo sarebbe del tutto inutile. Mi pare (ma posso sbagliarmi e accolgo volentieri qualsiasi obiezione) che il singolo rivelatore o una piccola rete locale non possa discriminare grande sisma a grande distanza da piccolo sisma vicino da medio sisma a media distanza. Se così fosse, qualche opportunità in più ci sarebbe costruendo una rete globale di rivelatori. Ma, cito Gasparini, un terremoto è una frattura in un mezzo disomogeneo. Su scala globale, diventerebbe un serio problema correlare il radon con le diverse composizioni del sottosuolo. Considerato anche che ci sono regioni – da quel che mi è parso di capire dalla letteratura che sono riuscito a consultare – in cui il radon non può essere un precursore, per la composizione specifica del sottosuolo. E anche dove il radon può essere un precursore, mi sembra di poter immaginare che le correlazioni possano essere molto diverse, a seconda delle frizioni tra le masse, del tipo di masse coinvolte, del contenuto in uranio del sottosuolo e probabilmente di altre variabili che qualcun altro potrà far notare. In seconda battuta c’è una domanda sull’ipotesi di una rete a scala locale: entro quale range di magnitudo si può dire che sarà il sisma? È una delle domande che mi faccio dal primo giorno. Ovvero: c’è una relazione diretta, lineare, locale, tra la misura dei gamma operata da Giuliani e la magnitudo? E se sì, qual è? Personalmente, e anche qui posso sbagliarmi, immagino che possa dipendere dai fattori più disparati, perché la drammatica verità è che non abbiamo la più pallida idea di che cosa accada là sotto… Gli è stata fatta una domanda del genere? A me è venuta perché il sindaco sostiene che il 29 marzo Giuliani ha parlato di un sisma devastante a Sulmona, mentre Giuliani ora nega di aver detto che sarebbe stato devastante. Dobbiamo chiedere a Genchi? La risposta è importante per il fattore di prevedibilità a livello locale (almeno nelll’aquilano). Troppi falsi positivi (un’emissione intensa per un sisma di magnitudo 3) e troppi falsi negativi (un’emissione moderata per un sisma di magnitudo 6) invaliderebbero le possibilità previsioniali. Un altro lettore segnala un’obiezione emersa ieri sui rivelatori di Giuliani: i picchi che Giuliani ritiene significativi sono a 1-2 deviazioni standard dal fondo, quindi rientrano perfettamente nelle fluttuazioni dello stesso fondo. Come distinguere uan variazione alta del fondo da un evento sismico? La scienza, in generale, mi pare piuttosto concorde. Per ora è impossibile prevedere il dove, il come e il quando, simultaneamente, entro un arco di tempo di luogo e di magnitudo ragionevoli. Ma dietro il sisma aquilano restano dei "ma" grandi come una casa. Uno dei ma è il triste commento raccontato nel resoconto del lettore, e sottolineato dalla mappa mostrata ieri. La distribuzione di probabilità del verificarsi un evento di magnitudo superiore a 5,5 tra il 2008 e il 2012 mostrava che l’area con la probabilità più alta era l’aquilano, con il 30 per cento di probabilità. Nell’aquilano era in corso uno sciame sismico da oltre tre mesi, al punto che scuole erano già state evacuate, e che la cittadinanza era allarmata. In più c’erano gli avvertimenti di Giuliani, se ce li vogliamo mettere. E qui occorre parlare del vertice della Commissione Grandi Rischi tenutosi all’Aquila il 31 marzo, di cui dava notizia Giuseppe Caporale su "Repubblica" di ieri. Di quel verbale ci sono due versioni, come segnalava un comunicato stampa di ieri del Sindacato Nazionale Lavoratori della Ricerca dell’Unione Sindacale Italiana (Usi/RdB Ricerca). L’altra, quella ufficiale, si trova sul sito della Protezione Civile. Giuseppe Caporale mi ha gentilmente spiegato che la versione messa a sua disposizione era una relazione stenografica stilata per uso interno della Protezione Civile. La versione ufficiale, dunque è quella cui ci si dovrebbe attenere. Peccato che una riunione di un’ora sia riassunta in due paginette, e chiunque abbia mai sbobinato un’intervista di un’ora sa che, evidentemente, quel "verbale" non è che una riduttiva sintesi di quanto la Commissione e le autorità locali presenti alla riunione si sono detti, comprese le domande dell’assessore regionale Daniela Stati. In ogni caso, in entrambe le versioni le conclusioni sembrano rassicuranti (salvo che Enzo Boschi, nella versione ufficiale, segnala almeno che "il Comune di L’Aquila… è caratterizzato da una sismicità che richiede una particolare attenzione verso le costruzioni, che vanno rafforzate e rese capaci di resistere ai terremoti"). È vero, come afferma Barberi, che non si può dire "che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere precursore di un forte evento". Però lo sciame è in atto da mesi, è c’è quella mappa di probabilità, presentata ieri a Napoli da Gasparini, che afferma che la probabilità che nell’aquilano ci sia un sisma di magnitudo superiore a 5,5 tra il 2008 e il 2012 è del 30 per cento, il valore più alto in Italia. Il vertice si tiene nel 2009, che se non sbaglio è compreso in quell’ampio intervallo di tempo… Eppure alla fine si decide di non fare nulla e di non dire nulla. Di non allertare la popolazione per non allarmarla (anche se la cittadinanza era già molto preoccupata), di non prendere nessuna misura (forse perché non ci sono quattrini in bilancio?). Si decide, insomma, di tenere le dita incrociate. Come ha detto un professore a Napoli ieri sera: in presenza di tanti segnali, perché non ci si è organizzati prima? Infine, un’ultima amarezza. La presenza di due documenti che riferiscono della stessa riunione, di cui quello ufficiale palesemente incompleto per chiamarsi verbale, è – dato che stiamo parlando di un serissimo vertice che affrontava il pericolo di una grave calamità incombente – un segno del pressapochismo con cui in Italia affrontiamo le cose. Ogni cosa. Fa il paio con la drammatica dichiarazione del padre di una delle vittime della Casa dello Studente fatta ieri sera durante una misuratissima puntata di AnnoZero, secondo cui la verifica delle crepe segnalate dagli studenti sarebbe stata fatta dal custode. Se è vero, non mi sorprende. Perché in Italia le cose vanno così. Gli studenti si lamentano delle crepe che si sono aperte nel palazzo, lo segnalano, chiedono un intervento. E qualcuno con l’aria stanca riferisce "a chi di dovere" che uff sì, gli studenti hanno chiesto una verifica del palazzo. Il responsabile, preso da troppe occupazioni serissime, dice all’altro "va beh, mandiamo il custode a vedere". Il custode va, riferisce che sì, ci sono crepe, ma che vuoi che sia, il palazzo è vecchio, speriamo che non succeda niente. Ecco, in Italia continuiamo ad affidarci alla benevolenza del destino. Noi siamo quelli che sperano che non succeda niente. Teniamo le dita incrociate.
18 aprile 2009 - Genova Press
I VIGILI DEL FUOCO SCRIVONO AL GOVERNO
Pregiatissimo Presidente delle Repubblica Egregio Presidente del Consiglio Egregi Presidenti di Camera e Senato Capi Gruppo parlamentari, scriviamo ad una settimana dalle fasi centrali del terremoto che ha colpito le popolazioni abruzzesi, Vi scriviamo perché abbiamo terminato la prima fase dell'emergenza quella per cui ci si occupa di salvare vite umane, per intenderci. Senza ampollosità, e tanto meno perché presi da sentimenti ed emozioni del momento, ci rivolgiamo a Voi, poiché siamo gente del soccorso (professionalmente formata), che prima svolge con professionalità l'emergenza e poi ci riflette sopra. Su com'è stata gestita, se poteva essere gestita meglio e in che modo, per questo abbiamo atteso di avere la mente fredda prima di cercare di interloquire con chi governa il paese. Quello che è accaduto in Abruzzo pensiamo debba servirci a monito per riflettere sulle future decisioni di questo Governo. Come ben sapete i Vigili del Fuoco sono ricaduti nelle decisioni di questo e dei precedenti governi circa i tagli e razionalizzazioni operate, senza tenere conto del servizio che giornalmente prestano alla popolazione. Basterebbe leggere la media giornaliera di interventi che si effettuano per capire di cosa stiamo parlando! Oggi ci troviamo con competenze maggiori, uomini attrezzature in meno e in una gravissima situazione debitoria, nonostante ciò abbiamo mantenuto il dispositivo del soccorso ad un livello altissimo, nel paese, tanto da essere imitati da altri. Voi stessi avete riconosciuto l'encomiabile lavoro svolto (di chi ha scavato tra le macerie per salvare gente sepolta in presenza di scosse che non cessavano), ci avete elogiato ad ogni vostro momento pubblico. Questa attenzione, per noi straordinaria, non consueta negli ultimi anni da un lato ci lusinga, dall'altro lato la percepiamo inutile se non seguita da azioni concrete. Basta scorrere gli stampati di questi giorni, rivolgere lo sguardo la televisione, rispetto le attività giornaliere, per comprendere che non ci sono immagini che non ritraggano i Vigili del Fuoco nelle attività di competenza. Senza ripercorrere le numerose tragedie nelle quali siamo stati coinvolti, rimaniamo alla quotidianità delle immagini dei tanti cittadini che chiedono il nostro intervento, le bare allineate di questi giorni, la gente che abbiamo trasferito negli ospedali o nei centri di raccolta, in alcuni casi, durante gli interventi, ci siamo anche improvvisati psicologi, per cercare di lenire il momento tragico, per poi deglutire il boccone amaro cercare di metabolizzare le tante tragedie e continuare a scavare. In questa prima fase in Abruzzo, va detto che, non ci è mancato l'apporto di cotanto associazionismo attrezzato e ben preparato, che in modo meglio coordinato potrebbe anche dare un maggiore apporto alle emergenze. Va tuttavia evidenziato che la parte più gravosa del lavoro e l'immediato intervento, è tutto caricato sulle spalle del personale dei Vigili del Fuoco, ciò forse dovuto al fatto che il Corpo Nazionale è un'organizzazione diffusa e capillare su tutto il territorio nazionale con orario di lavoro h/24. Detto questo riteniamo che, alla luce dell'rinnovata e riconsacrata importanza dei Vigili del Fuoco, riconosciuta da tutti, la politica debba fare il necessario sforzo a riconsiderare urgentemente l'impostazione di finanziamento, rivolta al personale del Corpo Nazionale, cioè tagli economici in generale, di mortificazioni anche sul piano salariale. Ma soprattutto ragionare sull'organizzazione che in questi anni si è voluta dare al corpo nazionale, di una struttura ingessata e militarizzata, oggi non lo enunciamo noi, ma sono i fatti che ci assegnano questa funzione sociale tra la gente. Siamo l'unico ente dello Stato che può disporre di un contingente di ingegneri e professionisti ad orario continuativo, immediatamente sul campo che si confronta con la popolazione e diviene l'interfaccia con esperti ed enti locali senza interposizione. Una potenzialità questa del Corpo Nazionale VV.F. che deve essere valorizzata nel paese per la messa in sicurezza tutti gli edifici, le industrie, tutte le attività produttive del paese tanto più per garantire nei luoghi di lavoro la sicurezza dei lavoratori. L'elenco delle nostre difficoltà è noto a tutti anche in parlamento, evidenziate nelle varie audizioni, e quindi che allo stato delle cose, in queste condizioni, risulta estremamente problematico portare avanti la macchina dei soccorsi, non possiamo continuare con l'affidarci alla buona volontà dei singoli, sì proprio dei singoli! Manca una attività preventiva delle emergenze, delle previsioni dei rischi, il corpo nazionale è scollegato dai grandi centri di rilevamento delle attività sismiche o della previsione di alluvioni. Cosi come mancano punti di contatto con gli enti locali che spesso si autorganizzano in modo difforme sul territorio. Viviamo in un meccanismo in cui ci capita d' essere informati di eventuali emergenze con mezzi da terzo mondo (spesso fax che non arrivano ecc), un giro vizioso di notificazioni che in concreto si trasformano in disorganizzazione nel paese. Chiudiamo la presente chiedendo urgente incontro con le Signorie Vostre, allo scopo di porre al centro delle attività di questo governo le priorità del corpo nazionale (che sono la salvaguardia dell'incolumità dei cittadini dei beni pubblici degli animali ecc), finalizzato ad approntare un sistema di risposta all'emergenza che non sia meramente reattivo ma anche pro-attivo.
In attesa di riscontro, distinti saluti. il Coordinamento nazionale Rdb/CUB P.I. VV.F.
18 aprile 2009 - Il Mattino di Padova
Komatsu, i giapponesi chiedono due anni di cassa integrazione
Alla Lofra in arrivo gli arretrati solo per il mese di marzo Ammortizzatori sociali anche alla Carraro group: crollate le commesse
di FELICE PADUANO
PADOVA - Nel Padovano la recessione continua a ferire non solo tantissime piccole e medie aziende, ma anche le grandi fabbriche, dove sono occupati centinaia di lavoratori. Come la Komatsu di Este. La crisi, che ha colpito la più grande azienda meccanica della provincia già cinque mesi fa (730 dipendenti, compresa la filiale di Noventa Vicentina), si è ulteriormente aggravata. I rappresentanti del colosso giapponese, che produce macchine per la movimentazione della terra, con sede centrale a Tokyo-Minato Ku, hanno chiesto, dopo quattro mesi consecutivi di cassa integrazione ordinaria (Cigo), anche la cassa integrazione straordinaria (Cigs) per i prossimi 24 mesi, ossia per due anni già a partire dalla prossima settimana. Una scelta improvvisa che non fa sperare nulla di buono per il futuro perché la Cigs viene concessa quando un’azienda entra in una crisi strutturale. Per il momento la direzione dell’azienda estense ha chiesto l’ulteriore blocco della produzione per 250 lavoratori. La situazione economica della Komatsu è diventata talmente grave che ieri pomeriggio l’assessore provinciale al Lavoro, Roberto Tosetto, affiancato dal tecnico Claudio Sarcona, ha convocato le Rsu (Rappresentanze sindacali aziendali) e tutti i sindacalisti che seguono la vertenza, tra cui Giovanni Acco (Fiom), Massimo Sartori (Fim), Marzio Giacomin (Uilm) e Stefano Pieretti (Adl Cobas). Fra le parti (proprietà e sindacati con la mediazione della Provincia) è stato siglato un accordo in base al quale scatterà subito la cassa integrazione per 250 lavoratori. Cigs che potrebbe riguardare fino a 600 dipendenti. Nello stesso tempo la Komatsu si è impegnata a investire 10 milioni di euro per rendere più competitivi gli impianti di Este. «Quando, già due mesi fa, avevamo detto più volte che la situazione sarebbe peggiorata, molti non hanno creduto alle nostre parole - sottolinea Pieretti - Oggi siamo tristi perché l’azienda rischia di fermarsi per un paio d’anni. Tuttavia è positiva la notizia che resti a Este e non sia trasferita in Germania come temevamo».
Più moderato il commento di Acco: «La Cgil presterà la massima attenzione affinché nella fabbrica della Bassa siano sempre tutelate sia la continuità produttiva che la tenuta occupazionale».
Novità anche per la Lofra di Treponti di Teolo, 118 dipendenti. Sempre ieri pomeriggio le Rsu ed i sindacati sono stati ricevuti, a Palazzo Santo Stefano, dal prefetto. Dopo il passaggio della maggioranza delle azioni nelle mani della società slovena Fori e la proroga della cassa integrazione ordinaria fino a giugno, sono oramai tre mesi che i lavoratori non vedono il becco di un quattrino perché l’indennità del riposo forzato non è stata più pagata da Natale. «Finalmente l’Inps, anche in base alle nuove direttive nazionali emanate dal ministro Maroni, ha assicurato che le indennità arretrate saranno corrisposte ma solo per il mese di marzo attraverso lo studio del commissario, nominato dal Tribunale, Marcello Dalla Costa - sottolinea il prefetto Lepri Gallerano - Quindi i lavoratori possono essere più tranquilli, anche se capisco benissimo i momenti molto difficili che stanno attraversando». Alla Carraro Group di Campodarsego confermata la proroga della Cigo fino alle prossime ferie estive. Il calo delle commesse è diventato più grave di quanto previsto a causa della pesantissima crisi finanziaria che ha colpito gli Usa. Gbs (350 lavoratori): le domande del bando di gara per vendere l’azienda, già ex Golfetto-Berga-Sangati (con stabilimenti a Padova, Quinto di Treviso, a Manfredonia e in Cina) scadono a maggio. Già si sa che si sono fatte avanti tre società. Intanto nello stabilimento padovano in area Zip si continua a lavorare per onorare le ultime commesse. Finmek (110 dipendenti): l’azienda di via Lisbona 28 (come le altre collegate del Gruppo Finmek) è ancora in amministrazione straordinaria, sotto la guida del commissario veneziano Gian Luca Vidal. I dipendenti sono sempre in cassa integrazione mentre, almeno al momento, alla porta non bussa nessun acquirente. Dopo la bocciatura della preintesa sulla flessibilità attraverso il referendum organizzato dalla Fiom Cgil, all’Arneg (680 lavoratori) non si sa più niente dei cento esuberi chiesti dalla proprietà. Esuberi che potrebbero essere trasformati in cassa integrazione.
17 aprile 2009 - Dire
TERREMOTO. COBAS VIGILI DEL FUOCO: SERVONO FINANZIAMENTI ADEGUATI
LETTERA A NAPOLITANO, BERLUSCONI, FINI E SCHIFANI
(DIRE) Roma, 17 apr. - "Vogliamo un sistema di risposta all'emergenza che sia anche preventivo, adeguatamente finanziato e riportato alla sua funzione sociale". Lo scrive la RdB-Cub Vigili del Fuoco in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, ai presidenti di Camera e Senato e ai presidenti dei gruppiparlamentari sui temi della funzione e la condizione dei Vigili del Fuoco "che sono state ulteriormente evidenzate nella gestione dell'emergenza sisma in Abruzzo". Oggi "ci troviamo con competenze maggiori, uomini e attrezzature in meno e in una gravissima situazione debitoria- si legge nella lettera- nonostante cio' abbiamo mantenuto il dispositivo del soccorso ad un livello altissimo nel paese, tanto da essere imitati da altri". Alla luce "della rinnovata e riconsacrata importanza dei Vigili del Fuoco", prosegue la Rdd-Cub nella lettera, "riteniamo che, la politica debba fare il necessario sforzo a riconsiderare urgentemente i criteri di finanziamento del personale del Corpo Nazionale". La RdB-Cub dei Vigili del fuoco chiede di riconsiderare inoltre l'organizzazione dei Vigili del Fuoco, "una struttura ingessata e militarizzata", mentre "la realta' stessa assegna al corpo una funzione essenzialmente sociale. "Siamo l'unico ente dello Stato che puo' disporre di un contingente di ingegneri e professionisti ad orario continuativo, immediatamente sul campo, che si confronta con la popolazione e diviene l'interfaccia di esperti ed enti locali senza interposizione", viene sottolineato nella lettera. "Una potenzialita', questa del Corpo Nazionale VV.F, che deve essere valorizzata nel paese per la messa in sicurezza di tutti gli edifici, le industrie, le attivita' produttive, e soprattutto per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro". A giudizio dei Coabs dei Vigili del fuoco, "manca una attivita' preventiva delle emergenze, delle previsioni dei rischi- prosegue la missiva- il Corpo Nazionale e' scollegato dai grandi centri di rilevamento delle attivita' sismiche o della previsione di alluvioni. Cosi' come mancano punti di contatto con gli enti locali, che spesso si autorganizzano in modo difforme sul territorio". La lettera si conclude chiedendo "un sistema in cui l'organizzazione e il coordinamento degli enti che concorrono e collaborano all'emergenza sia pianificata ante evento calamitoso e non successivamente o ad intervento in corso. Tutto cio' per evitare il verificarsi di problematiche gestionali e/o di coordinamento dei soccorsi, come ci sono state in questo periodo, tale da ridurre i tempi per riportare alla normalita' la vita quotidiana dei cittadini delle zone interessate alle calamita' naturali".
17 aprile 2009 - Iris
ROMA: PRECARI DELL'ISPRA BLOCCANO PRESENTAZIONE
DEL NUOVO SITO WEB
(IRIS) - ROMA, 17 APR - Questa mattina a Roma, presso la Sala Fazzini dell’ISPRA in via Curtatone, i precari dell’ISPRA hanno bloccato il convegno Sito WEB dei laboratori ISPRA ed hanno proiettato un video sui lavoratori "buttati al mare". Mancano infatti solo 74 giorni al licenziamento di centinaia di lavoratori precari che all’ISPRA svolgono ricerche sull’ambiente marino, attività determinanti per lo sviluppo di un paese che vive sul e del mare, per lo sviluppo del turismo, delle politiche ambientali e della stretta correlazione con la salute dei cittadini. Più del 50% dei ricercatori e tecnici specializzati in questo ambito sono precari, e vivono dei fondi che riescono a reperire insieme con il personale di ruolo grazie alla qualità della loro ricerca "Tra i provvedimenti del Ministro Brunetta e il mancato intervento del Ministro Prestigiacomo già 21 nostri colleghi sono a casa", racconta Michela Mannozzi, del Coordinamento Precari USI RdB Ricerca. "Neanche l’intervento del Comune di Roma ha sortito effetti, e nei fatti il Ministro sta delegando funzionari ministeriali al nostro licenziamento. Ma se i provvedimenti sul precariato pubblico andranno in porto, se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione, nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c’è la crisi". "L’intervento di oggi del Sub Commissario all’ISPRA Santori ci ha confermato il disinteresse su questo tema – aggiunge Mannozzi – noi invece vogliamo che tutti gli stabilizzandi, anche quelli esclusi ingiustamente, siano assunti entro giugno; che tutti i precari ISPRA siano assunti a tempo determinato con contratti quinquennali, che sia avviato un piano triennale di assunzione. Siamo una risorsa importante per le politiche ambientali del paese, non una spesa da tagliare, non siamo da buttare a mare. Per questo da oggi riprendiamo con forza la mobilitazione", conclude la sindacalista Usi-RdB.
17 aprile 2009 - Ansa
RICERCA: PROTESTA DEI PRECARI ISPRA CONTRO LICENZIAMENTI
(ANSA) - ROMA, 17 APR - Questa mattina a Roma, presso la Sala Fazzini dell'ISPRA in via Curtatone, i precari dell'ISPRA hanno bloccato il convegno Sito WEB dei laboratori ISPRA ed hanno proiettato un video sui lavoratori «buttati al mare». «Mancano - viene denunciato in un comunicato - solo 74 giorni al licenziamento di centinaia di lavoratori precari che all'ISPRA svolgono ricerche sull'ambiente marino, attività determinanti per lo sviluppo di un paese che vive sul e del mare, per lo sviluppo del turismo, delle politiche ambientali e della stretta correlazione con la salute dei cittadini». «Tra i provvedimenti del Ministro Brunetta e il mancato intervento del Ministro Prestigiacomo già 21 nostri colleghi sono a casa», sottolinea Michela Mannozzi, del Coordinamento Precari USI RdB Ricerca. «Neanche l'intervento del Comune di Roma ha sortito effetti, e nei fatti il Ministro sta delegando funzionari ministeriali al nostro licenziamento. Ma se i provvedimenti sul precariato pubblico andranno in porto, se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione, nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c'è la crisi». «L'intervento di oggi del Sub Commissario all'ISPRA Santori ci ha confermato il disinteresse su questo tema - aggiunge Mannozzi - noi invece vogliamo che tutti gli stabilizzandi, anche quelli esclusi ingiustamente, siano assunti entro giugno; che tutti i precari ISPRA siano assunti a tempo determinato con contratti quinquennali, che sia avviato un piano triennale di assunzione», chiede la sindacalista Usi-RdB.
17 aprile 2009 - Omniroma
RICERCA, RDB CUB: PRECARI ISPRA BLOCCANO CONVEGNO
(OMNIROMA) Roma, 17 apr - «Questa mattina a Roma, presso la Sala Fazzini dell'Ispra in via Curtatone, i precari dell'Ispra hanno bloccato il convegno Sito Web dei laboratori Ispra e hanno proiettato un video sui lavoratori 'buttati al marè. Mancano infatti solo 74 giorni al licenziamento di centinaia di lavoratori precari che all'Ispra svolgono ricerche sull'ambiente marino, attività determinanti per lo sviluppo di un paese che vive sul e del mare, per lo sviluppo del turismo, delle politiche ambientali e della stretta correlazione con la salute dei cittadini. Più del 50% dei ricercatori e tecnici specializzati in questo ambito sono precari, e vivono dei fondi che riescono a reperire insieme con il personale di ruolo grazie alla qualità della loro ricerca». Lo comunica Rdb Cub con una nota. «Tra i provvedimenti del Ministro Brunetta e il mancato intervento del Ministro Prestigiacomo già 21 nostri colleghi sono a casa - afferma nella nota Michela Mannozzi, del Coordinamento Precari USI RdB Ricerca - Neanche l'intervento del Comune di Roma ha sortito effetti, e nei fatti il Ministro sta delegando funzionari ministeriali al nostro licenziamento. Ma se i provvedimenti sul precariato pubblico andranno in porto, se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione, nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c'è la crisi. L'intervento di oggi del Sub Commissario all'Ispra Santori ci ha confermato il disinteresse su questo tema. Noi invece vogliamo che tutti gli stabilizzandi, anche quelli esclusi ingiustamente, siano assunti entro giugno; che tutti i precari Ispra siano assunti a tempo determinato con contratti quinquennali, che sia avviato un piano triennale di assunzione. Siamo una risorsa importante per le politiche ambientali del paese, non una spesa da tagliare, non siamo da buttare a mare. Per questo da oggi riprendiamo con forza la mobilitazione».
17 aprile 2009 - Adnkronos
SCIOPERI: RDB-CUB, DA PRECARI CROCE ROSSA PROTESTA VIA MAIL
IL 4 MAGGIO MESSAGGIO AL MIN. BRUNETTA CON PIANTA ORGANICA ALLEGATA
Roma, 17 apr. - (Adnkronos/Labitalia) - È fissata per il prossimo 4 maggio l'agitazione nazionale indetta dalla Rdb Cub Cri per protestare riguardo la situazione dei lavoratori precari della Croce rossa italiana. Una protesta singolare che vedrà una forma di lotta civile, già adottata in altre occasioni, che prevede l'invio al ministro della Pubblica amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, di una mail con allegata la pianta organica vigente dell'Ente. «Il 9 aprile scorso -si legge in una nota del sindacato- il dipartimento della Funzione Pubblica ha finalmente risposto ai chiarimenti richiesti dalla Rdb Cub Cri riguardo ai lavoratori precari della Croce Rossa Italiana, ammettendo che tali lavoratori sono in possesso dei requisiti previsti dalla normativa sulla stabilizzazione». Per la RdB-Cub, infatti, «i lavoratori in servizio presso la Croce rossa -continua la nota- risultano essere 1.429, a fronte di una dotazione organica certificata di 2.683, con una risultante carenza di 1.254 unità». Il sindacato conferma quindi l'agitazione nazionale del 4 maggio e chiede la convocazione di un tavolo urgente tra la Cri, la Funzione Pubblica e le parti sociali, «che -precisa la nota- decida atti concreti per stabilizzare tutti i precari di questo importante ente pubblico, i quali operano in situazioni di emergenza garantendo servizi essenziali, come in questi giorni in Abruzzo».
17 aprile 2009 - Brindisi Sera
I Vigili del Fuoco scrivono ai rappresentati del governo
Dopo la nostra "militarizzazione" oggi sul campo abbiamo palesato che il corpo nazionale svolge una funzione sociale nel paese.
Senza ulteriori commenti riportiamo il testo della lettera.
Al Presidente della Repubblica On. Giorgio NAPOLITANO
Al Presidente del Consiglio On. Silvio BERLUSCONI
Al Presidente del Senato On. Renato SCHIFANI
Al Presidente della Camera On. Gianfranco FINI
Ai gruppi parlamentari
Oggetto : Italia paese delle mille calamità e funzione sociale dei Vigili del Fuoco
Pregiatissimo Presidente delle Repubblica
Egregio Presidente del Consiglio
Egregi Presidenti di Camera e Senato
Capi Gruppo parlamentari,
scriviamo ad una settimana dalle fasi centrali del terremoto che ha colpito le popolazioni abruzzesi, Vi scriviamo perché abbiamo terminato la prima fase dell'emergenza quella per cui ci si occupa di salvare vite umane, per intenderci. Senza ampollosità, e tanto meno perché presi da sentimenti ed emozioni del momento, ci rivolgiamo a Voi, poiché siamo gente del soccorso (professionalmente formata), che prima svolge con professionalità l'emergenza e poi ci riflette sopra. Su com'è stata gestita, se poteva essere gestita meglio e in che modo, per questo abbiamo atteso di avere la mente fredda prima di cercare di interloquire con chi governa il paese. Quello che è accaduto in Abruzzo pensiamo debba servirci a monito per riflettere sulle future decisioni di questo Governo. Come ben sapete i Vigili del Fuoco sono ricaduti nelle decisioni di questo e dei precedenti governi circa i tagli e razionalizzazioni operate, senza tenere conto del servizio che giornalmente prestano alla popolazione. Basterebbe leggere la media giornaliera di interventi che si effettuano per capire di cosa stiamo parlando! Oggi ci troviamo con competenze maggiori, uomini attrezzature in meno e in una gravissima situazione debitoria, nonostante ciò abbiamo mantenuto il dispositivo del soccorso ad un livello altissimo, nel paese, tanto da essere imitati da altri. Voi stessi avete riconosciuto l'encomiabile lavoro svolto (di chi ha scavato tra le macerie per salvare gente sepolta in presenza di scosse che non cessavano), ci avete elogiato ad ogni vostro momento pubblico. Questa attenzione, per noi straordinaria, non consueta negli ultimi anni da un lato ci lusinga, dall'altro lato la percepiamo inutile se non seguita da azioni concrete. Basta scorrere gli stampati di questi giorni, rivolgere lo sguardo la televisione, rispetto le attività giornaliere, per comprendere che non ci sono immagini che non ritraggano i Vigili del Fuoco nelle attività di competenza. Senza ripercorrere le numerose tragedie nelle quali siamo stati coinvolti, rimaniamo alla quotidianità delle immagini dei tanti cittadini che chiedono il nostro intervento, le bare allineate di questi giorni, la gente che abbiamo trasferito negli ospedali o nei centri di raccolta, in alcuni casi, durante gli interventi, ci siamo anche improvvisati psicologi, per cercare di lenire il momento tragico, per poi deglutire il boccone amaro cercare di metabolizzare le tante tragedie e continuare a scavare. In questa prima fase in Abruzzo, va detto che, non ci è mancato l'apporto di cotanto associazionismo attrezzato e ben preparato, che in modo meglio coordinato potrebbe anche dare un maggiore apporto alle emergenze. Va tuttavia evidenziato che la parte più gravosa del lavoro e l'immediato intervento, è tutto caricato sulle spalle del personale dei Vigili del Fuoco, ciò forse dovuto al fatto che il Corpo Nazionale è un'organizzazione diffusa e capillare su tutto il territorio nazionale con orario di lavoro h/24. Detto questo riteniamo che, alla luce dell'rinnovata e riconsacrata importanza dei Vigili del Fuoco, riconosciuta da tutti, la politica debba fare il necessario sforzo a riconsiderare urgentemente l'impostazione di finanziamento, rivolta al personale del Corpo Nazionale, cioè tagli economici in generale, di mortificazioni anche sul piano salariale. Ma soprattutto ragionare sull'organizzazione che in questi anni si è voluta dare al corpo nazionale, di una struttura ingessata e militarizzata, oggi non lo enunciamo noi, ma sono i fatti che ci assegnano questa funzione sociale tra la gente. Siamo l'unico ente dello Stato che può disporre di un contingente di ingegneri e professionisti ad orario continuativo, immediatamente sul campo che si confronta con la popolazione e diviene l'interfaccia con esperti ed enti locali senza interposizione. Una potenzialità questa del Corpo Nazionale VV.F. che deve essere valorizzata nel paese per la messa in sicurezza tutti gli edifici, le industrie, tutte le attività produttive del paese tanto più per garantire nei luoghi di lavoro la sicurezza dei lavoratori. L'elenco delle nostre difficoltà è noto a tutti anche in parlamento, evidenziate nelle varie audizioni, e quindi che allo stato delle cose, in queste condizioni, risulta estremamente problematico portare avanti la macchina dei soccorsi, non possiamo continuare con l'affidarci alla buona volontà dei singoli, sì proprio dei singoli! Manca una attività preventiva delle emergenze, delle previsioni dei rischi, il corpo nazionale è scollegato dai grandi centri di rilevamento delle attività sismiche o della previsione di alluvioni. Cosi come mancano punti di contatto con gli enti locali che spesso si autorganizzano in modo difforme sul territorio. Viviamo in un meccanismo in cui ci capita d' essere informati di eventuali emergenze con mezzi da terzo mondo (spesso fax che non arrivano ecc), un giro vizioso di notificazioni che in concreto si trasformano in disorganizzazione nel paese. Chiudiamo la presente chiedendo urgente incontro con le Signorie Vostre, allo scopo di porre al centro delle attività di questo governo le priorità del corpo nazionale (che sono la salvaguardia dell'incolumità dei cittadini dei beni pubblici degli animali ecc), finalizzato ad approntare un sistema di risposta all'emergenza che non sia meramente reattivo ma anche proattivo. Un sistema in cui l'organizzazione e il coordinamento degli enti che concorrono e collaborano all'emergenza sia pianificata ante evento calamitoso e non successivamente o ad intervento in corso. Tutto ciò per evitare il verificarsi di problematiche gestionali e/o di coordinamento dei soccorsi, come ci sono state in questo periodo, tale da ridurre i tempi per riportare alla normalità la vita quotidiana dei cittadini delle zone interessate alle calamità naturali.
In attesa di riscontro, distinti saluti.
per il Coordinamento nazionale Rdb/CUB P.I. VV.F. - Antonio Jiritano –
17 aprile 2009 - Leggo
Debutto flop ieri a Roma per il progetto Mettiamoci la faccia...
di Valeria Arnaldi
Roma - Debutto flop ieri a Roma per il progetto Mettiamoci la faccia, voluto dal ministro Renato Brunetta per valutare il livello di soddisfazione degli utenti della Pubblica Amministrazione. Dopo l’avvio a Milano, Aosta, Lamezia e Catanzaro, all’ Inps Roma Tiburtino si doveva "testare" la nuova modalità. Sono bastati caffè e cornetto, inusuali strumenti di protesta dei Sindacati, per fermare gli emoticon – faccine usate negli sms – nella nuova veste di "castigatori": gli utenti avrebbero dovuto esprimere il gradimento per i servizi con faccine rosse, gialle e verdi. La "colazione", offerta dalla RdB-CUB Inps ha tolto alla gente la voglia di lasciare giudizi. Per la prima volta, le macchine - di solito in sala - sono state poste sugli sportelli, trasformando così, per i Sindacati, la valutazione del lavoro in giudizio sul lavoratore. Cosa che ha mandato su tutte le furie gli impiegati. Disguidi tecnici avrebbero comunque reso impossibile l’operazione. Nessuna faccina quindi, né inaugurazione. «La macchinetta, di solito collocata in sala, non consente di collegare il giudizio al lavoratore – dice Luigi Romagnoli, del coordinamento nazionale Rdb Pubblico Impiego – sullo sportello, basta verificare il turno per sapere a chi ci si riferisca. Una delle motivazioni di insoddisfazione elencate è la scarsa professionalità dell’operatore. Si rasenta il mobbing, è pressione psicologica, lede la dignità». I lavoratori ci stanno. «Rimaniamo mobilitati – prosegue – il 30 ci sarà una manifestazione, pure con i cittadini, a Bologna. Non mancheranno nelle altre città interessate. Stiamo verificando con i legali se sia possibile dichiararsi non disponibili a lavorare in sportelli con le macchinette».(ass)
Roma. Più che tristi e sorridenti, come quelle degli emoticon...
di Valeria Arnaldi
Roma - Più che tristi e sorridenti, come quelle degli emoticon che avrebbero dovuto usare, ieri erano perplesse le espressioni sui volti di quanti si sono recati negli uffici Inps Tiburtino. Al loro arrivo, infatti, sugli sportelli hanno trovato le macchinette del progetto Mettiamoci la faccia che dovrebbe testare il livello di gradimento degli utenti della Pubblica amministrazione attraverso gli emoticon, ossia le faccine - sorridenti o piangenti - che si usano negli sms. Concluse le pratiche, l’utente vota il servizio e, vista la collocazione - per la prima volta, sugli sportelli e non in sala - secondo i Sindacati, il singolo lavoratore.
Più che commenti, il servizio ha stimolato domande e dubbi. «Non so neanche cosa siano queste faccine, non ne so nulla», diceva Saana, in fila, mentre il più informato Raffaele spiegava: «Quando si entra in un ufficio come questo, si sa che si dovrà aspettare un bel po’, che le pratiche non sempre vanno bene e con buone probabilità si dovrà tornare. La faccina spero di metterla sorridente, ma aspettiamo di uscire». Da aspettare c’è stato ben poco. Considerando il progetto "ai limiti del mobbing", i membri della RdB-Cub Inps hanno inscenato una protesta, offrendo caffè e cornetto alla gente, per invogliarla, provocatoriamente, "ad essere buona". Si è schierata con i sindacati anche la tecnologia: disguidi tecnici hanno reso impossibile il voto. Ieri, quindi, non è stata lasciata nessuna faccina, salvo quella rossa a commento del progetto, sugli striscioni dei manifestanti. «Questo - ha detto Luigi Romagnoli del coordinamento nazionale Rdb pubblico impiego - è un sistema che lede la dignità dei lavoratori. Siamo favorevoli a modalità di valutazione dei servizi, che, però, non siano contro i singoli, ma per migliorare il sistema».(ass.)
17 aprile 2009 - Il Giornale di Vicenza
SCUOLE D’INFANZIA. Conclusa la lunga vertenza aperta da Rdb Cub
Accordo sindacato-Comune. Assunti gli insegnanti precari
Vicenza - Assunzione di cinque insegnanti e copertura di tutti i posti disponibili di educatrice. Questo il risultato di una vertenza infinita, portata avanti da Rdb Cub, che a più riprese aveva chiesto all’Amministrazione comunale la regolarizzazione del personale assunto a tempo determinato nelle scuole dell’infanzia.
Ieri, finalmente, l’esito favorevole: il Comune, nel corso di un incontro sindacale, ha comunicato l’intenzione di assumere cinque insegnanti e di coprire tutti i posti disponibili di educatore, assumendo in ruolo il personale precario inserito nelle graduatorie di stabilizzazione, che scadranno il 30 giugno 2009.
«È sicuramente un risultato importante - affermano Maria Teresa Turetta, Patrizia Cammarata e Ivo Bongiovanni, rappresentanti Rdb Cub del Comune - reso possibile grazie alla determinazione del personale precario e alla solidarietà espressa da quello di ruolo. Gli insegnanti hanno scioperato, sono scesi ripetutamente in piazza facendo volantinaggio alla cittadinanza e hanno preso parte a varie sedute del consiglio comunale. Una protesta che non ha conosciuto tregua e che è approdata a buon fine. L’Amministrazione si è infatti resa conto che pagare un precario significa spendere di più che non assumerlo in ruolo, e di conseguenza ha reso possibile questa operazione».
Turetta, Cammarata e Bongiovanni sottolineano: «Tutte le conquiste dei lavoratori si sono ottenute grazie all’unità, alla solidarietà e alla lotta sindacale. Anche in questa vertenza ciò è stato dimostrato. Siamo convinti che ogni sindacato che si rispetti si fa strumento di queste lotte, al di fuori di opportunismi e giochetti politici con la controparte».(AN.MA.)
17 aprile 2009 - Dnews
L’iniziativa "Mettiamoci la faccia", stop prima di partire
Inps, scatta la rivolta contro le "emoticon" del ministro Brunetta
Il sindacato Rdb ha offerto ai cittadini cornetti e caffè spiegando i motivi della protesta: «Progetti simili sono dannosi per tutti»
di Michela Giachetta
Roma - Cornetti e caffè. Si combatte così la guerra alle emoticon, iniziativa del ministro della Funziona pubblica Brunetta, per valutare il grado di soddisfazione degli utenti per i servizi offerti dalla pubblica amministrazione. Sarebbe dovuto partire ieri, in via sperimentale, nella sede Inps di Roma Tiburtino, il progetto "Mettiamoci la faccia" del ministero. Arrivati all’Inps i cittadini hanno trovato nel posto a loro spettante, di fronte al dipendente, un monitor con le emoticon, faccine di colore diverso a seconda del grado di soddisfazione. Faccia verde: soddisfatto, gialla: seria per dubbi, rossa: arrabbiato e insoddisfatto. Ma quelle faccine ieri non sono state usate. Il sindacato RdB ha manifestato all’Inps contro quell’iniziativa, portando ai cittadini caffè e cornetti, per ingraziarsi, con fare provocatorio, i cittadini. «Siamo totalmente contrari a questa iniziativa - spiega Luigi Romagnoli dell’Rdb - non capiamo come l’utente possa esprimersi sulla professionalità di un dipendente dopo averci parlato per due minuti. Dovrà dare un giudizio che influirà sullo stipendio, visto che con il nuovo contratto una parte del salario sarà data in base al grado di soddisfazione dell’utenza». Inoltre, continua il sindacato, progetti simili sono dannosi, perché scaricano sugli operatori di sportello ogni problema organizzativo o di funzionalità senza migliorare i servizi». Tra un caffè e un cornetto il servizio di sportello non ha comunque subito interruzioni. Emoticon aparte.
17 aprile 2009 - Il Sole 24 Ore
Servizi nella Pa
«Mettiamoci la faccia», 25mila utenti
Più di 25mila clienti dei servizi erogati da Aci, Enpals, Inps, Ipost e comune di Milano tra il 23 marzo e il 12 aprile hanno partecipato alla sperimentazione di «Mettiamoci la faccia», il monitoraggio del livello di soddisfazione della clientela in base agli emoticon, faccine di colore diverso a seconda del grado di soddisfazione. Lo comunica il ministero della Pubblica amministrazione. L'iniziativa è partita amarzo dai quattro sportelli della sede Enpals di Milano, da quelli Inps di Aosta, Lamezia Terme e Catanzaro ( dodici) e del comune di Milano (quattordici). Entro fine giugno la rilevazione dovrebbe interessare altri 327 sportelli. «Mettiamoci la faccia» ha anche coinvolto i servizi online di Aci, Enpals, Inps e Ipost, e quelli erogati via telefono da Ipost, Aci e Inps. Tra i motivi di insoddisfazione evidenziati dagli utenti, prevale il tempo di attesa. Alla sede Inps di Roma Tiburtino, invece, la Rdb-Cub Inps Lazio ha bloccato l'avvio della sperimentazione, prevista per ieri: «Abbiamo distribuito cornetti e caffé agli utenti spiegando le ragioni della nostra contrarietà agli emoticon », spiega il coordinatore regionale Libero Ponticelli. «Progetti simili – aggiunge – scaricano sugli operatori di sportello ogni problema organizzativo, senza migliorare i servizi».
17 aprile 2009 - La Stampa
NUOVO SPORTELLO DI ASSISTENZA PER IMMIGRATI
Torino - La Federazione Rdb-Cub Torino delle Rappresentaze Sindacali di Base ha inaugurato un nuovo Sportello di Assistenza per gli Immigrati presso la sede di corso Marconi 34, 1° piano. Lo sportello offre servizi di assistenza per vertenze di lavoro e lettura busta paga, consulenza legale per espulsioni, ricorsi e dinieghi del permesso di soggiorno, consulenza fiscale e per le problematiche abitative. Per info 011/655.454.
17 aprile 2009 - La Nuova Sardegna
NUORO. Convegno sul lavoro
Nuoro - La Rdb-Cub al fine di discutere e presentare la piattaforma per la richiesta di assunzione definitiva a tempo indeterminato dei lavoratori sinora impegnati convoca un’assemblea di tutti i lavoratori interessati estendendo l’invito a tutti i precari e non impiegati con l’Ente foreste della Sardegna. Oggi alle ore 19 per conoscenza nel circolo culturale Madriche di via Convento 50 Nuoro.
17 aprile 2009 - Corriere di Bologna
Poster fascista, Sofri stronca la Virgilio Lei contrattacca: «Io, strumentalizzata»
Il presidente del consiglio comunale: «Scelta di una stupidità senza pari». L’assessore nella bufera per l’immagine scelta nell’invito a un convegno sulla violenza alle donne Loreti e RdB: «Si dimetta»
di Francesco Rosano Bufera
Bologna - Una scelta «di una stupidità senza pari, certe persone dovrebbero riflettere». Il presidente del consiglio comunale, Gianni Sofri, condanna la scelta dell’assessore alle Politiche delle Differenze Milli Virgilio di utilizzare un manifesto fascista per pubblicizzare il convegno di oggi contro la violenza alle donne, organizzato dal Centro di documentazione delle donne e dal Comune. Critiche dagli altri assessori, che invitano però a ridimensionare il caso. Il centrodestra alimenta le polemiche, l’ex segretario Prc Tiziano Loreti e le Rdb chiedono le dimissioni dell’assessore. Ma la Virgilio si difende con una lettera al manifesto: «Strumentalizzazioni».
È dura la condanna del presidente del consiglio comunale, abituato a pesare interventi e parole. «Sono allibito», dice Sofri di fronte all’invito, con logo del Comune, che riproduce un manifesto fascista con un uomo di colore che aggredisce una donna bianca. «È molto grave», insiste Sofri, che nutre però dubbi sull’opportunità di togliere il patrocinio: «Si finirebbe per danneggiare i contenuti del convegno e persone che non c’entrano ». Al contrario, aggiunge, «una presa di posizione forte sarebbe molto importante».
I colleghi dell’assessore Virgilio non risparmiano critiche alla scelta provocatoria trasformatasi in un boomerang. «C’è stato un errore — dice l’assessore alla Cultura Angelo Guglielmi — ma è stato commesso in buona fede, nel tentativo di denunciare una situazione di preconcetto che non è un prodotto dell’oggi». Getta acqua sul fuoco anche l’assessore Libero Mancuso: «La Virgilio ha sbagliato ma ha già chiesto scusa, c’è stato un fraintendimento assolutamente contrario alle sue intenzioni». Il centrodestra, però, ha poca pietà dello scivolone dell’assessore alle Politiche delle differenze. «Se quell’invito l’avesse fatto la Lega Nord ci avrebbero fucilato», accusa il segretario del Carroccio Manes Bernardini. Mentre il consigliere del Pdl Paolo Foschini parla di «un errore gravissimo». Le istituzioni non devono fare provocazioni, sottolinea l’azzurro, «l’assessore Virgilio ha dimostrato ancora la sua mediocrità e verrà archiviata senza rimpianti, come ha fatto il Pd non candidandola in Comune». L’unico che non affonda il colpo è il vicecoordinatore del Pdl bolognese, Galeazzo Bignami. «È stato uno scivolone, nemmeno io avrei usato quell’immagine — dice Bignami — ma il caso può anche chiudersi qua».
L’assessore finita nella bufera, intanto, ha inviato un messaggio a chi ha ricevuto l’invito per giustificare le ragioni della sua scelta, illustrate anche in una lettera che il manifesto pubblica oggi. L’immagine serviva a illustrare uno stereotipo tuttora vivo, scrive Virgilio. L’Ordine dei Giornalisti ha «decontestualizzato l’immagine dall’intero testo dell’invito — accusa l’assessore — sarà la discussione del seminario a indicare se e dove stanno oggi fascimo e razzismo e dove le strumentalizzazioni». Mentre Fernanda Minuz dell’associazione Orlando Minuz parla di «una disattenzione grave che si è chiarita, anche con esponenti del mondo dell’immigrazione ».
17 aprile 2009 - Il Nolano
Polo difesa Nola, rischiano in 500
NOLA - Ispettori del ministero della Difesa a Nola per controlli presso il Polo mantenimento pesante Sud. I sindacati reagiscono protestando contro un provvedimento che ritengono una provocazione in una vicenda che si protrae da tempo. Il Polo di Nola viene ridimensionato e si rischia l’affidamento ai privati. Nel frattempo i carri armati in manutenzione vengono spediti a Palermo. E' braccio di ferro quindi tra i 500 lavoratori del Polo Mantenimento Pesante Sud di Nola e il Comando Logistico della Difesa. Al centro della disputa la manutenzione di quattro carri armati "Blindo Centauro" che il giorno 21 dovrebbero essere inviati a Palermo per essere riparati. Lo rende noto la Ugl Ministeri che insieme a Cgil, Cisl, Uil, Intesa Rdb e Flp nei giorni scorsi avevano scritto al Comando Logistico di Roma esprimendo il dissenso per la decisione assunta dai vertici del Comando, chiedendo un incontro e proclamando lo stato di agitazione. La risposta non si è fatta attendere e, secondo i vertici del Polo di Nola, il giorno 21 verrebbero degli ispettori da Roma per assicurarsi che il trasferimento dei blindati avvenga senza contrattempi. " E' una provocazione - dichiarano si sindacati - abbiamo chiesto un incontro e ci rispondono con un blitz". "Il Polo di Nola ha la competenza e le attrezzature per la manutenzione in tutto il sud e non si comprende perché inviare i mezzi a Palermo - dichiara il Segretario Nazionale della Ugl Ministeri, Paola Saraceni - evidentemente - continua la sindacalista - è partito il ridimensionamento di Nola o, peggio ancora, si vuole affidare il settore ai privati. .Per l'anno 2009 lo Stato Maggiore ha stanziato 6 milioni di euro per le riparazioni e "l'assistenza a domicilio". Intanto La Ugl Ministeri ha scritto al Comando Logistico di Roma e per martedì 21 aprile i sindacati hanno indetto un'assemblea che durerà tutta la giornata.
17 aprile 2009 - EPolis Roma
Casa. Tavolo alla Regione con Comune e Provincia: esclusi i movimenti e i sindacati
Torna il fascicolo di fabbricato "Si riparte dalla sicurezza"
La proposta di Ghera: un ufficio per il controllo degli interventi sugli edifici pubblici
di Marta Rossi
Roma - Dal tavolo interistituzionale alla Regione sul tema della casa, sono due gli obiettivi raggiunti: sul versante sicurezza, il fascicolo di fabbricato, una "carta d'identità" per i palazzi e per l'emergenza abitativa, la conversione dei soldi usati per l'affitto dei residence in denaro per la costruzione di nuove case popolari. «L’agro romano non sarà toccato, le aree agricole non sono in discussione e le aree di riserva saranno selezionate con grande attenzione rispetto all’ambiente», dice al termine il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. «Si riparte dalla sicurezza. Negli occhi gli italiani hanno ancora quanto è accaduto per il terremoto, aggiunge il governatore del Lazio, Piero Marrazzo. «Il forte impulso normativo sul fascicolo dei fabbricati - spiega l'assessore alla Casa della Regione Mario Di Carlo - è un tema importante per la sicurezza soprattutto per la cattiva edilizia che si è susseguita nel corso degli anni a Roma». «Le norme ci sono ma bisogna farle rispettare», dice l'assessore all'Urbanistica Marco Corsini. Al centro del tavolo, inoltre, anche «la semplificazione delle procedure, il frazionamento di immobili con metrature non adeguate alle famiglie e alle densificazione», come spiega l'assessore alla Casa del Comune, Alfredo Antoniozzi. Il tavolo è aggiornato al 28 aprile, anche se i sindacati e, soprattutto i movimenti di lotta per la casa, chiedono di farne parte: «Non possiamo continuare all’infinito a ripetere tavoli che non servono a niente. La Regione prende tempo e rimpalla le responsabilità». Favorevole al fascicolo sui fabbricati è Claudio Di Berardino, segretario Cgil di Roma e Lazio: «È praticabile, utile e probabilmente può essere occasione per avviare una indagine ed un censimento sullo stato di salute degli edifici». E sul capitolo sicurezza, l'assessore ai Lavori Pubblici Fabrizio Ghera propone un ufficio comunale che si occupi di controllare sia lo stato degli edifici pubblici sia le realizzazione delle piccole opere e di quelle di manutenzione. Una «unità di scopo che sia informatizzato, dove siano custoditi i fascicoli dei fabbricati, con tutta la loro storia costruttiva e gli interventi successivi».
17 aprile 2009 - Il Messaggero
Ancona. Trattative alla stretta finale...
di GIAMPAOLO MILZI
Ancona - Trattative alla stretta finale per un futuro occupazionale roseo alla Bunge, imminente lo spostamento e il rinnovo del ristorante "La Barca sul Tetto". Buone notizie dunque dal porto. Che ieri è stato teatro dell'ennesimo, lungo sopralluogo del nuovo presidente dell'Ap Luciano Canepa, accompagnato dal segretario generale Ap Tito Vespasiani.
Silos - Una prospettiva sempre più vicina, secondo le voci che corrono nello stabilimento del molo sud specializzato nella produzione di olii derivanti da sementi. Produzione assicurata nella sua continuità fino al 30 giugno, ben oltre i termini prospettati a ottobre dalla multinazionale proprietaria Bunge, quando aveva annunciato di voler mollare l'attività. E sarebbe imminente l'intesa per il passaggio a un grande gruppo italiano del settore. I rappresentanti di Cisl e Uil e quelli delle rdb dei circa 70 lavoratori si incontreranno il 29 aprile nella sede Confidnsutria con il direttore dello stabilimento Visentini e col responsabile nazionale del personale Ambrogi. Frattanto una delegazione sindacale prosegue il suo giro di incontri con i candidati a sindaco per le prossime elezioni comunali. Il presidente Ap Canepa ha convocato via lettera l'amministratore delegato di Bunge Italia, Francisco Ganz per avere notizie fresche sulla trattativa per il cambio di proprietà e gestione.
Ristorante - Manterrà lo "storico" nome di "Barca sul tetto" e i gestori, in futuro, sperano di poter installare la caratteristica barchetta sul terrazzo del nuovo terminal marittimo dove domenica, alle 17, ci sarà l'inaugurazione del nuovo spazio ristorativo. La ditta "Plaza sas", dei coniugi Annamaria De Giacomo e Raffaele Fiorenza, ha dato il suo addio alla originaria sede del ristorante sotto Porta Pia (lo stabile sarà demolito dalla proprietaria Ap, la nuova area ottenuta e il parcheggio saranno utilizzati per migliorare la logistica del varco Da Chio) ed è pronta per la nuova fase gestionale. Al primo piano del terminal con funzioni di check in e biglietteria dietro l'area Fiera (ingresso via Einaudi) è tutto pronto. Due le zone d'attività: a sinistra, per chi entra, ristorante alla carta con specialità pesce e American bar (per aperitivi e afterhour dopo cena); a destra caffetteria e tavola calda self-service. La nuova "Barca sul tetto" sarà aperta tutti i giorni, domenica compresa, in orario 8,00 - 24,00. Arredamento e allestimenti moderni, eleganti, in stile nave da crociera.
Corima - Sulla vicenda rimorchiatori la Uiltrasporti è «soddisfatta dell’accordo raggiunto tra la Corima e i sindacati, conquistato anche grazie alla preziosa mediazione del comandante Pasetti. I contenuti dell'intesa sono identici nella sostanza alle posizioni di partenza, mai condivise dalla Filt-Cgil, che ora invece incomprensibilmente sottoscrive l'accordo, dopo uno sciopero ingiustificato».
17 aprile 2009 - Il Gazzettino
Vicenza. Una conquista per i lavoratori delle scuole materne comunali:
cinque stabilizzazioni...
Vicenza - Una conquista per i lavoratori delle scuole materne comunali: cinque stabilizzazioni in arrivo per i precari del settore educativo scolastico.
Lo ha comunicato ieri il sindacato Rdb Cub a seguito di un incontro con l’amministrazione comunale di Vicenza: «Il Comune si è finalmente espresso chiaramente in merito alla vertenza precari che RdB Cub porta avanti, in perfetta solitudine, da oramai più di 6 mesi. Oggi (ieri per chi legge, ndr), l’amministrazione ha comunicato al tavolo sindacale l’intenzione di assumere cinque insegnanti e di coprire tutti i posti disponibili di educatore, assumendo in ruolo il personale precario inserito nelle graduatorie di stabilizzazione, che scadranno perentoriamente il 30 giugno 2009 grazie alla mannaia introdotta dal ministro Brunetta».
Un risultato importante, sottolineano i rappresentanti sindacali, «reso possibile grazie alla determinazione del personale precario e alla solidarietà espressa dal personale di ruolo. Il personale ha scioperato, è sceso ripetutamente in piazza per volantinaggi alla cittadinanza e ha presieduto a molte sedute di consiglio comunale. Dall’altra parte, l’amministrazione ha finalmente capito che per pagare un precario spendeva di più che non assumerlo in ruolo e, di conseguenza, ha reso possibile questa operazione».(L.P.)
"Pacchetto sicurezza", presidio in ospedale
Conegliano - Passati gli impegni inerenti il G8 dell’Agricoltura, che si terrà a Cison di Valmarino questo fine settimana, i no global trevigiani (e non solo) hanno organizzato un presidio comunicativo davanti al Pronto Soccorso dell’ospedale civile per manifestare contro la norma contenuta nel pacchetto sicurezza che impone ai medici di segnalare alle forze dell’ordine i pazienti clandestini.
Il primo caso della Marca è successo proprio presso l’ospedale coneglianese alcuni giorni fa. Una giovane nigeriana è stata raggiunta dal decreto di espulsione dopo essere stata segnalata alle autorità dal medico del pronto soccorso che l’aveva curata. «Un’illegittima delazione perché è ancora in vigore il divieto di segnalazione» affermano i diversi gruppi che giungeranno mercoledì prossimo 22 aprile e che dalle 18.30 distribuiranno materiale informativo, volantini e appenderanno striscioni «perché sappiamo che non c’è ancora stato il via libera ufficiale alla norma, ma è meglio informare prima la gente di cosa succede e succederà – afferma Fabio Tomaselli dell’Ubiklab – per evitare il corto circuito».
Al presidio prenderanno parte anche diversi medici ed infermieri, in servizio soprattutto nel padovano, che si sono già attivati sul tema nell’ambito della loro professione in difesa del diritto alla salute. «E' l'effetto perverso di una norma sciagurata, come altre contenute nel pacchetto sicurezza. E' l'effetto del razzismo, dello "stigma ufficiale" impresso sulla pelle di chi non ha il permesso, ma anche dei migranti che il permesso, davanti alla crisi, rischiano di perderlo – affermano i ragazzi di Ubiklab, Rights Now, Adl Treviso, Razzismo Stop Padova e Venezia -. Alcuni pensano che il Veneto possa essere il baluardo del razzismo e dell'esclusione, un mercato elettorale buono per legittimare l'impossibilità di dare vere risposte alla crisi. Collaborare al governo attraverso il timore, attraverso la minaccia, al controllo sul corpo e sulla vita ed ora anche sulla malattia, ecco cosa viene chiesto ai medici. A noi, viene chiesto invece il silenzio. Così saremo tutti meno sicuri. Ma non ci stiamo!».(el.gir.)
17 aprile 2009 - Il Treviso
Conegliano. Mercoledì prossimo
Picchetto anti razzismo contro il medico delatore
Sit-in anti razzista davanti al pronto soccorso dell'ospedale "De Gironcoli" di Conegliano. Lo hanno organizzato i giovani dei centri sociali, in prima fila l'Ubik Lab di Ponzano, ma la mobilitazione è regionale, visto che coinvolge anche i gruppi "Razzismo Stop" di Venezia e Padova e l'Adl di Treviso. L'appuntamento è mercoledì alle 18,30 davanti all'ingresso del reparto coneglianese dove alcuni giorni fa un medico ha chiamato la polizia perchè una giovane nigeriana, giunta per un malore, si rifiutava di fornire le generalità. In seguito alla segnalazione alla forza pubblica, l'immigrata risultata clandestina e già sottoposta a foglio di via è stata denunciata penalmente per violazione della legge Bossi-Fini. Un caso che, anticipando le disposizioni del decreto sicurezza, ha diviso già i medici.
17 aprile 2009 - Il Manifesto
in Agenda
PISA. ANTIRAZZISMO IN PIAZZA
Domani 18 aprile, con appuntamento alle 15 in piazza Sant'Antonio, manifestazione promossa dal coordinamento della Comunità senegalesi in Toscana, per chiedere il ritiro dell'ordinanza antiborsoni emanata dalla giunta Filippeschi, e l'avvio di un confronto con le comunità immigrate presenti in città, come primo passo in direzione del ritorno alle tradizioni democratiche e interculturali della città. Tradizioni che sembrano dimenticate dall'attuale guida amministrativa di Pisa. La federazione pisana del Prc e i suoi circoli insieme ai circoli di Volterra, Val di Cecina e dell'area provinciale aderisce e invita alla manifestazione, così come un invito alla partecipazione arriva dai Cobas pisani, dal circolo Arci Agorà, e a seguire da Africa Insieme, Arciragazzi, El Comedor Estudiantil Giordano Liva, Mezclar-ambulatorio migranti, Assemblea Antirazzista, circolo Arci Curiel La Vettola, circolo Arci Caracol, circolo Arci La Pista Putignano, Collettivo studenti medi Buonarroti, Gruppo Controtv, Immigrate e immigrati insieme al Movimento di lotta per la casa di Pisa e Firenze, la Sinistra, Lab Rebeldia, Network giovani, Pdci Pisa, Osservatorio antiproibizionista, Comitato Liberi Tutti, Canapisa Crew, Osservatorio sul fascismo, Precari aut organizzati, Precari della ricerca e della didattica dell'ateneo, Rdb-Cub, Rete dei comunisti, Sinistra critica toscana, Spazio antagonista Newroz, Un ponte per...
17 aprile 2009 - Tribuna di Treviso
Paziente clandestina espulsa
Mercoledì un sit-in no global
CONEGLIANO - L’Ubiklab di Ponzano, con Fabio Tomaselli, sta preparando una manifestazione all’esterno del Pronto Soccorso di Conegliano, per protestare contro il caso della ragazza nigeriana segnalata alla polizia. Una decina di giorni fa la straniera si era recata, di notte, in ospedale, non rilasciando le sue generalità e presentando un stato confusionale. Dopo essere sottoposta a tutte le cure necessarie, è stata segnalata alle forze dell’ordine, che in seguito hanno scoperto che la donna era clandestina. L’Ubiklab però sta organizzando una manifestazione, per protestare, in primis contro la nuova legge sulla sicurezza. Per questi motivi i rappresentanti di Rights Now, Adl Treviso, UbikLab di Ponzano e Razzismo Stop Padova e Venezia mercoledì 22 aprile alle 18.30 saranno davanti al Pronto Soccorso dell’ospedale.(sa.b.)
16 aprile 2009 - Ansa
CROCE ROSSA: RDB CUB, CONFERMATO SCIOPERO PRECARI 4 MAGGIO
(ANSA) - ROMA, 16 APR - La RdB-Cun della Croce Rossa Italiana ritiene indispensabile un tavolo urgente tra la Cri, la Funzione Pubblica e le parti sociali, che decida «atti concreti per stabilizzare tutti i precari». A questo proposito la RdB-Cub ha confermato l'agitazione indetta per il 4 maggio. Le ragioni dello sciopero riguardano in particolare la pianta organica: nel rispondere ai chiarimenti chiesti dal sindacato, la Funzione Pubblica, è detto in una nota della RdB-Cub, ha «ammesso i lavoratori precari sono in possesso dei requisiti previsti dalla normativa sulla stabilizzazione», aggiungendo però che il «suddetto personale non potrà trovare spazio per una regolarizzazione presso la Croce rossa in assenza di posti in dotazione organica». Tuttavia la RdB-CUB fa presente che ad oggi i lavoratori in servizio presso la Cri risultano essere 1.429, a fronte di una dotazione organica certificata di 2.683, con una risultante carenza di 1.254 unità. «Il Ministero inoltre ribadisce che la stabilizzazione potrà avvenire attraverso 'un graduale assorbimento del personale presso gli enti del Servizio sanitario nazionale e presso le regioni', mentre la stessa norma citata a riferimento dalla Funzione Pubblica dà la possibilità di assorbire i precari nell'Ente in caso di posti vacanti dell'organico». Gli stessi vertici della Cri «hanno finora colpevolmente ignorato la possibilità di stabilizzare i precari all'interno dell'Ente, non affrontando in maniera seria e costruttiva, insieme a tutte le parti sociali, quanto disposto dalla Finanziaria 2008», conclude la nota.
CASA: MOVIMENTI PROTESTANO DAVANTI SEDE CONSIGLIO LAZIO
(ANSA) - ROMA, 16 APR - Circa 300 esponenti dei movimenti per la casa della capitale stanno manifestando davanti alla sede del Consiglio regionale del Lazio in occasione del tavolo interistituzionale Comune-Provincia-Regione sull'emergenza abitativa che si riunirà in mattinata. «Casa e reddito per tutti», «La rendita parassitaria sta strangolando la città», «La casa è un diritto» sono alcuni dei grandi striscioni che tappezzano il piazzale della Pisana. Tra i manifestanti - molti gli immigrati - esponenti di Action, del Coordinamento lotta per la casa, dei residenti di via Pincherle, dell'Asia-Rdb e dei Blocchi precari metropolitani. «Alemanno deve premere sul governo per ottenere il blocco degli sfratti per i prossimi due anni per i cittadini a basso reddito - ha commentato il consigliere comunale Andrea Alzetta (Sa), presente alla manifestazione- e costruire un serio piano abitativo che non si limiti ai ceti medi o a misure tampone. Serve - ha aggiunto - un intervento forte. La città non deve essere terreno di saccheggio per gli interessi privati». Secondo Alzetta, ad esempio, il riutilizzo di beni come le caserme può essere una soluzione «per un recupero della città che non passi necessariamente per il cemento».
16 aprile 2009 - Omniroma
PA, RDB-CUB: «BLOCCATI EMOTICON ALL'INPS TIBURTINO»
(OMNIROMA) Roma, 16 apr - «Doveva essere avviato questa mattina presso la sede Inps di Roma Tiburtino, il progetto 'Mettiamoci la faccià, voluto dal Ministero della Funzione Pubblica per la valutazione dei servizi della Pubblica Amministrazione da parte degli utenti attraverso gli emoticon, faccine di colore diverso a seconda del grado di soddisfazione». Così in una nota Rdb Cub. «Per oggi siamo riusciti a bloccare il progetto grazie alla partecipazione corale dei lavoratori della sede - afferma nella nota Libero Ponticelli, coordinatore regionale della RdB-Cub Inps Lazio - Alle 10 abbiamo distribuito cornetti e caffè agli utenti spiegando le ragioni della nostra contrarietà agli emoticon. Siamo convinti che progetti simili siano dannosi perché scaricano sugli operatori di sportello ogni problema organizzativo o di funzionalità senza migliorare i servizi. La nostra iniziativa ha favorito un confronto diretto con i cittadini, con cui abbiamo affrontato non solo il tema della valutazione dei servizi o le parziali inefficienze, ma soprattutto il futuro della Pubblica Amministrazione. I lavoratori Inps di Roma Tiburtino si sono poi riuniti in assemblea ed hanno deciso di proseguire ad oltranza la mobilitazione».
CASA, COMITATI LOTTA PROTESTANO DAVANTI CONSIGLIO REGIONALE
(OMNIROMA) Roma, 16 apr - «A.A.A. Casa cercasi. No speculatori e perditempo. Senza risposta trovate occupato»; «Casa: la rendita parassitaria sta strangolando la nostra città. Sfratti, cartolarizzazioni, affitti da rapina, mutui insostenibili per la prima casa. Fermiamoli». La protesta dei movimenti di lotta per la casa approda alla Pisana. Il piazzale antistante il consiglio regionale va colorandosi delle voci, delle bandiere e degli striscioni di centinaia di manifestanti che chiedono «diritto all'abitare». Una protesta che arriva in occasione della riunione del tavolo interistituzionale sull'emergenza casa che si terrà al termine della seduta di insediamento del Consiglio delle autonomie locali (Cal). Tra gli striscioni esposti dai manifestanti si scorge anche quello degli inquilini di via Piancherle: «Pincherle ovunque», si legge sul cartellone esposto nei pressi dell'ingresso. «Contro l'ansia di cui loro vogliono farci vivere non abbiamo paura», «Casa e reddito per tutti», «La casa è un diritto», si legge su altri. Nel piazzale anche le bandiere rosse e gialle di Rdb-Cub. «Una unica lotta per l'edilizia pubblica contro le speculazioni», recita un altro degli striscioni che continuano ad essere srotolati dai manifestanti. Tra la gente che protesta anche il capogruppo della Sinistra Arcobaleno in Campidoglio Andrea Alzetta: «Vedremo cosa concretamente le istituzioni faranno - dice parlando del tavolo interistituzionale - Il primo banco di prova è il blocco generalizzato per due anni per coloro che hanno redditi sotto 27mila euro. Poi quante politiche pubbliche serie ci sono con risposte che aggrediscono la vicenda ceti medi impoveriti e delle persone in attesa di una casa popolare».
16 aprile 2009 - Dire
Rdb-cub Cri: ''La funzione pubblica non segue la norma dei precari''
Roma - La Rdb-Cub Cri fa sapere in una nota che il 9 aprile scorso il dipartimento della Funzione pubblica ha "finalmente risposto ai chiarimenti richiesti dalla Rdb-Cub Cri riguardo ai lavoratori precari della Croce rossa italiana, ammettendo che tali lavoratori sono in possesso dei requisiti previsti dalla normativa sulla stabilizzazione". Ma che, "nel richiamare la normativa di riferimento (l. 244/2007, art. 2 commi 366 e 367), ha sostenuto che il suddetto personale non potra' trovare spazio per una regolarizzazione presso la Croce rossa in assenza di posti in dotazione organica". In risposta a questa notifica la Rdb-Cub fa presente che, "alla data odierna, i lavoratori in servizio presso la Cri risultano essere 1.429, a fronte di una dotazione organica certificata di 2.683, con una risultante carenza di 1.254 unita'". La stessa norma citata a riferimento dalla Funzione pubblica, sottolinea la Rdb-Cub, "da' la possibilita' di assorbire i precari nell'ente in caso di posti vacanti dell'organico". Ed e' quindi in contrasto con tale norma anche il fatto che il ministero "ribadisce che la stabilizzazione potra' avvenire attraverso 'un graduale assorbimento del personale presso gli enti del Servizio sanitario nazionale e presso le regioni'". La Rdb-Cub accusa poi gli stessi vertici della Cri, che "hanno finora colpevolmente ignorato la possibilita' di stabilizzare i precari all'interno dell'ente, non affrontando in maniera seria e costruttiva, insieme a tutte le parti sociali, quanto disposto dalla Finanziaria 2008. Tale comportamento- denuncia il sindacato- lascia le mani libere ai vari amministratori locali della Cri per licenziare decine e decine di lavoratori precari, come sta gia' purtroppo accadendo". Per tutti questi motivi la Rdb-Cub Cri "ritiene pertanto indispensabile un tavolo urgente tra la Cri, la Funzione pubblica e le parti sociali, che decida atti concreti per stabilizzare tutti i precari di questo importante ente pubblico, i quali operano in situazioni di emergenza garantendo servizi essenziali come in questi giorni in Abruzzo". Le rappresentanze sindacali di base confermano al contempo l'agitazione indetta per il prossimo 4 maggio e invita i lavoratori "a riproporre quella forma di lotta civile gia' adottata con successo, inviando al ministro Brunetta una mail con allegata la pianta organica vigente della Cri".
16 aprile 2009 - Il Manifesto
CONTRATTI / I SINDACATI DI BASE
La Cub: «Pronti alla mobilitazione contro l'accordo»
«La riforma del modello contrattuale è soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi». Anche i sindacati di base scendono in campo contro la normativaderivante dagli accordi attuativi siglati ieri. Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale Cub, nota che «dall'accordo quadro scompare ogni riferimento all'emergenza salariale; si parla solo di efficiente dinamica retributiva, che sottintende lo stretto rapporto con le necessità competitive delle aziende, mentre nell'ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus». Gli stessi obiettivi per cui, nel '92/'93, furono siglati gli accordi di luglio «che hanno garantito benefici e profitti alle imprese, ma dai quali è partita la destrutturazione del potere contrattuale dei lavoratori». «Questo accordo vorrebbe mettere fine all'esistenza di un sindacato che ha come scopo la difesa dei diritti dei lavoratori. Ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, per respingere questa riforma, e impedire che essa trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendale e territoriali».
16 aprile 2009 - La Sicilia
Roma. Con i sì di Confindustria, Cisl e Uil e il no di Cgil,
è stata firmata l'intesa per attuare la riforma contrattuale...
di Paolo R. Andreoli
Roma - Con i sì di Confindustria, Cisl e Uil e il no di Cgil, è stata firmata l'intesa per attuare la riforma contrattuale secondo il modello del 22 gennaio a Palazzo Chigi, anch'esso rifiutato dalla Cgil. Secondo i firmatari, il nuovo modello contrattuale che sarà unico per i settori pubblico e privato porterà nelle buste paga dei lavoratori aumenti salariali di 2.523 euro nel triennio 2009-2011. Inoltre, come ha ribadito il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il collegamento tra salario e produttività gioverà alle imprese e ai lavoratori.
La Cgil ritiene che i lavoratori ci perderanno. Se la riforma avesse funzionato nel periodo 2004-2008, avrebbero perso in media 1.352 euro. C'è dissenso sulla rivalutazione delle retribuzioni in base all'inflazione. La Cgil preferisce il riferimento all'inflazione programmata dal governo, mentre i firmatari dell'accordo hanno più fiducia nell'inflazione previsionale, stabilita dall'Isae (ma è un organo del Tesoro, protesta la Cgil). Polemica anche sull'esclusione dal calcolo degli aumenti dei prezzi dei prodotti energetici (secondo Epifani, il lavoratore li pagherebbe due volte). In sostanza, la Cgil ha confermato punto per punto le obiezioni formulate a Palazzo Chigi dopo l'accordo separato del 22 gennaio.
Ben diversa l'opinione del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Il nuovo modello contrattuale, che lega i salari alla produttività, è una svolta importante «che solo la vecchia ideologia classista impedisce di capire». Quanto alle critiche della Fiom sulle deroghe, il ministro le ha liquidate come «sciocchezze ideologiche». Il vecchio modello ha creato bassi salari e bassa produttività.
Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha ricordato che il nuovo schema contrattuale era stato definito da mesi. «La Cgil all'ultimo momento si è sfilata, si è autoisolata». Ma Bonanni spera che non sia una spaccatura definitiva e sia possibile la ripresa del colloquio tra i sindacati.
Secondo il segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini, la Cgil «ha fatto solo passi indietro e si è portata a un isolamento». La riforma andava fatta, perché dal '93 si rinnovano i contratti con un sistema che di fatto ha ridotto la retribuzione dei lavoratori italiani del 30% rispetto a quelli europei.
I sindacati di base sparano nel mucchio. Per il coordinatore nazionale del Cub, Pierpaolo Leonardi, la riforma del modello contrattuale sarebbe «un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi». Il disegno repressivo si completa con le nuove regole sul diritto di sciopero nei servizi pubblici locali e sulla rappresentanza sindacale.
16 aprile 2009 - La Nuova Sardegna
NUORO. Convegno sul lavoro
Nuoro - La Rdb-Cub al fine di discutere e presentare la piattaforma per la richiesta di assunzione definitiva a tempo indeterminato dei lavoratori sinora impegnati convoca un’assemblea di tutti i lavoratori interessati estendendo l’invito a tutti i precari e non impiegati con l’Ente foreste della Sardegna. Il 17 aprile alle ore 19 per conoscenza nel circolo culturale Madriche di via Convento nº 50.
16 aprile 2009 - Varese news
I lavoratori licenziati dalla cooperativa protestano sotto la pioggia
Il Tar della Lombardia ha sancito il 20 marzo scorso l’illegittimità dei licenziamenti della ServiGest: "È una truffa, denunciamo tutte le società coinvolte". Presidio davanti a Villa Recalcati.
di Tommaso Guidotti
Varese - Presidio sotto la pioggia per i ventitré lavoratori licenziati dalla cooperativa ServiGest a Malpensa. Affiancati dai rappresentanti sindacali di Sdl, Cobas e Cub, i dipendenti che lavoravano nel settore lavaggio e pulizia in appalto per la Lsg SkyChefs, società leader nel comparto catering, si sono ritrovati davanti a Villa Recalcati e sono stati accolti dal Prefetto di Varese Simonetta Vaccari, alla quale hanno esposto i passaggi della loro via crucis. La motivazione del licenziamento è stata spiegata con il passaggio dalla cooperativa "Archimede Logistica e packaging" al consorzio ServiGest: non una novità dato che prima a gestire una parte del servizio c’era la Cis, poi la Archimede e infine la ServiGest, tutte cooperative riconducibili alla stessa proprietà (anche se il responsabile legale è diverso), che ogni due/tre anni cambia nome e ragione sociale e lascia a casa parte dei dipendenti non ottemperando al pagamento di contributi e tfr (trattamento di fine rapporto di lavoro). Il Tar della Lombardia ha sancito con una sentenza del 20 marzo scorso l’illegittimità di quei licenziamenti poiché non sono state attivate le necessarie procedure sindacali in caso di licenziamento collettivo, condannando così la cooperativa Archimede a reintegrare tutti i lavoratori ricorrenti e a risarcire loro il danno nella misura prevista dall’art. 18. A perdere il posto e a protestare sono rimasti in 23 dei 50 licenziati dalla cooperativa: gli altri sono stati reintegrati dal nuovo consorzio subentrato, mentre quelli licenziati sono stati sostituiti nei numeri e nei compiti da altri nuovi dipendenti. Il sindacato ha aperto una procedura risarcitoria nei confronti della cooperativa per una cifra che si aggira sui 500 mila euro, soldi che la cooperativa presumibilmente non pagherà mai e della quale committente Lsg non vuole (e non può) farsi carico. Nel frattempo dai ricorsi all’Inps per i contributi che risultavano non pagati si è scoperto che parte di quei soldi dovuti ai lavoratori sono stati versati in un secondo momento. In mezzo a queste "beghe" legali ci sono loro, i lavoratori, per lo più stranieri, molti dei quali in attesa di rinnovare il permesso di soggiorno e con famiglie a carico, letteralmente smarriti in una vicenda più grossa di loro che rappresenta uno dei tanti buchi neri del mondo di Malpensa: «Si tratta palesemente di una truffa: a danno dei lavoratori e a danno dello Stato, al quale vengono addossati costi che toccherebbe a LSG Sky Chefs e agli altri consorzi pagare – spiega l’avvocato Alessandro Villari -. Il danno per i lavoratori è gravissimo, avendo perso l’unico mezzo di sostentamento, con il rischio ulteriore di non poter rinnovare il permesso di soggiorno in assenza di un nuovo contratto di lavoro. Per questo motivo, di pari passo con l’azione per l’esecuzione della sentenza del Tribunale di Milano, verrà predisposta una denuncia per truffa a carico di tutte le società coinvolte nella vicenda». «Siamo in ballo dallo scorso novembre – spiega Giuseppe Tampanella dei Cub -. Se riusciamo a spezzare questo anello della catena potremmo scoperchiare un calderone di illegalità o semi legalità fin troppo diffuso a Malpensa». Ai lavoratori licenziati è stata manifestata la solidarietà di Rifondazione Comunista.
16 aprile 2009 - La Nazione
Sospeso lo sciopero della scuola
Lucca - A causa dei tragici eventi in Abruzzo, lo sciopero generale della scuola del 23 aprile indetto da Cobas, Cub e SdL è stato sospeso e rinviato a data da destinarsi. Anche l'assemblea sindacale di domani per le scuole della Piana e Garfagnana è stata rinviata a martedì 28 aprile (prime 3 ore di lezione per tutto il personale e tutta la giornata per le Rsu Cobas) sempre presso l'Itc Carrara e con lo stesso ordine del giorno: taglio organici e aumento numero alunni per classe, sicurezza, regolamento Gelmini su reclutamento docenti, difesa diritto di sciopero e altro.
15 aprile 2009 - Adnkronos
CONTRATTI: CUB, RIFORMA DÀ UNA MANO AI PADRONI
Roma, 15 apr. - (Adnkronos) - «La riforma del modello contrattuale è soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi». È Pierpaolo Leonardi, Coordinatore Nazionale CUB a commentare le nuove regole sulla contrattazione. «Dall'accordo quadro scompare, infatti, ogni riferimento all'emergenza salariale e si parla solo di efficiente dinamica retributiva, che sottintende lo stretto rapporto con le necessità competitive delle aziende, mentre nell'ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus sia per la parte salariale che normativa», spiega. «Ma rilanciare la crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l'aumento della produttività sono gli stessi principi in nome dei quali nel '92-'93 sono stati siglati i famigerati accordi di luglio - sottolinea Leonardi - che hanno senz'altro raggiunto lo scopo di garantire benefici e profitti alle imprese, ma dai quali è partita la destrutturazione del potere contrattuale dei lavoratori». «Questo accordo - aggiunge - vorrebbe inoltre mettere fine all'esistenza di un sindacato che si pone come scopo la difesa dei diritti dei lavoratori. Ne deriveranno nuove regole in materia di rappresentanza sindacale, con le quali si intende restringere il diritto sciopero nei servizi pubblici locali e far fuori qualunque possibilità di partecipazione democratica dei lavoratori nelle decisioni che li riguardano». «Ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, non solo per respingere questa riforma, ma per impedire che essa trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendale e territoriali», conclude il dirigente CUB.
15 aprile 2009 - Apcom
Contratti/ Cub: Riforma per dare mano a padroni contro crisi
"Ai sindacati di base non resta altro che la mobilitazione"
Roma, 15 apr. (Apcom) - La riforma del modello contrattuale "è soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi". Lo afferma Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub. "Dall'accordo quadro scompare infatti ogni riferimento all'emergenza salariale - spiega - e si parla solo di efficiente dinamica retributiva, che sottintende lo stretto rapporto con le necessità competitive delle aziende, mentre nell'ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus sia per la parte salariale che normativa". "Ma rilanciare la crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l'aumento della produttività - prosegue Leonardi - sono gli stessi principi in nome dei quali nel '92/'93 sono stati siglati i famigerati accordi di luglio, che hanno senz'altro raggiunto lo scopo di garantire benefici e profitti alle imprese, ma dai quali è partita la destrutturazione del potere contrattuale dei lavoratori". "Questo accordo - aggiunge Leonardi - vorrebbe inoltre mettere fine all'esistenza di un sindacato che si pone come scopo la difesa dei diritti dei lavoratori. Ne deriveranno nuove regole in materia di rappresentanza sindacale, con le quali si intende restringere il diritto sciopero nei servizi pubblici locali e far fuori qualunque possibilità di partecipazione democratica dei lavoratori nelle decisioni che li riguardano. Ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, non solo per respingere questa riforma, ma per impedire che essa trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendale e territoriali".
15 aprile 2009 - Agi
CONTRATTI: CUB, RIFORMA E' MODO PER DARE UNA MANO AI PADRONI
(AGI) - Roma,15 apr. -"La riforma del modello contrattuale e' soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi". Lo afferma Pierpaolo Leonardi, Coordinatore Nazionale Cub. "Dall'accordo quadro scompare infatti ogni riferimento all'emergenza salariale e si parla solo di efficiente dinamica retributiva - continua Leonardi in una nota - che sottintende lo stretto rapporto con le necessita' competitive delle aziende, mentre nell'ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus sia per la parte salariale che normativa". "Ma rilanciare la crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l'aumento della produttivita' sono gli stessi principi in nome dei quali nel '92/'93 sono stati siglati i famigerati accordi di luglio - sottolinea Leonardi - che hanno senz'altro raggiunto lo scopo di garantire benefici e profitti alle imprese, ma dai quali e' partita la destrutturazione del potere contrattuale dei lavoratori". "Questo accordo - aggiunge Leonardi - vorrebbe inoltre mettere fine all'esistenza di un sindacato che si pone come scopo la difesa dei diritti dei lavoratori. Ne deriveranno nuove regole in materia di rappresentanza sindacale, con le quali si intende restringere il diritto sciopero nei servizi pubblici locali e far fuori qualunque possibilita' di partecipazione democratica dei lavoratori nelle decisioni che li riguardano". Il Cub dunque conclude dicendo che ai sindacati di base e ai lavoratori spetta ora mobilitarsi, !non solo per respingere questa riforma, ma per impedire che essa trovi applicazione negli accordi di categoria, aziendale e territoriali".
15 aprile 2009 - Dire
CASA. DOMANI MANIFESTAZIONE COMITATI AL CONSIGLIO REGIONALE
IN OCCASIONE DELLA RIUNIONE DEL TAVOLO INTERISTITUZIONALE.
(DIRE) Roma, 15 apr. - Domani mattina, alle 10, in occasione della riunione del Tavolo interistituzionale sulla Casa e' stata indetta una manifestazione davanti al Consiglio regionale in via della Pisana. A promuoverla sono Asia-Rdb, Blocchi Precari Metropolitani, Comitato Obiettivo Casa, Unders/Bpm, Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, Action, inquilini senza titolo degli enti previdenziali e Carovana 'citta' bene comune'. "Abbiamo accolto con favore l'annuncio del prefetto di un rallentamento delle esecuzioni dei provvedimenti di sfratto- scrivono in una nota- e insieme a noi tutte le persone che con angoscia attendono l'arrivo dell'Ufficiale diudiziario, che convivono con la paura di finire da un giorno all'altro in mezzo ad una strada. Finalmente, dopo decine di picchetti e manifestazioni, arriva un segnale che tiene conto della drammatica realta' abitativa romana, che non distingue tra morosi e non morosi, tra categorie protette e non protette". "Si tratta tuttavia di un 'atteggiamento' che lascia ampi spazi di discrezionalita' ai commissariati nella concessione della forza pubblica- proseguono- a cui deve seguire un vero e proprio provvedimento di blocco generalizzato degli sfratti, una moratoria sui mutui e sugli sgomberi. Solo allora avremmo di fronte un quadro di riferimento 'bloccato' dentro il quale inserire le prossime politiche abitative".
15 aprile 2009 - Ansa
CONTRATTI: SINDACATI BASE, RIFORMA SERVE SOLO A PADRONI
(ANSA) - ROMA, 15 APR - «La riforma del modello contrattuale è soprattutto un modo per dare ai padroni una mano per uscire dalla crisi». Lo afferma Pierpaolo Leonardi, Coordinatore Nazionale CUB, bocciando la riforma che sarà siglato in via definitiva stasera. «Dall'accordo quadro - spiega - scompare ogni riferimento all'emergenza salariale e si parla solo di efficiente dinamica retributiva, che sottintende lo stretto rapporto con le necessità competitive delle aziende, mentre nell'ambito della contrattazione di secondo livello si rendono possibili deroghe in pejus sia per la parte salariale che normativa».
TV: ANNOZERO; CUB, VIGNETTISTI PUNITI SOLO IN TOTALITARISMI
(ANSA) - MILANO, 15 APR - La Confederazione unitaria di base (Cub) prende posizione a favore del vignettista Vauro e della trasmissione 'Annozero': ''solo nei regimi totalitari - afferma il sindacato - nei totalitarismi avviene che i vignettisti e i comici siano cacciati via''. ''La satira e' il sale della democrazia - sottolinea il coordinatore nazionale della Cub, Piergiorgio Tiboni - e quando si attacca chi scherza si prefigurano tempi bui. La Cub e' a fianco a Vauro ed esprime solidarieta' e vicinanza a Santoro e ad Annozero''.
15 aprile 2009 - OnLine News
Rdb all'attacco, il Governo sta distruggendo la sanità
L'accusa è di quelle pesanti, in linea con la intransigente atteggiamento degli Rdb. In linea con le politiche governative degli ultimi 10 anni, l'attacco allo stato sociale non rallenta ed investe direttamente il diritto alla salute denunciano in un comunicato i sindacati di base della sanità. «Dopo aver messo in crisi l'organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni, il governo propone un Piano Sanitario Nazionale che taglierà 27.000 posti letto portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura», dichiara Sabino Venezia, del Coordinamento Nazionale RdB-CUB. «La costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobbies sempre più organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza più rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanità con il sistema aziendalistico - sottolinea Venezia - ha già prodotto un fallimento accertato. Ridurre ulteriormente l'offerta di posti letto, in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volontà cancellare quello che ancora resta di sistema pubblico a vantaggio dell'ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, ecc.) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura». «È necessario un sistema costruito intorno al paziente ed ai suoi bisogni e non sull'economia che produce; un sistema alternativo - conclude il dirigente RdB-CUB - dove lavoratori e cittadini siano i veri protagonisti della riforma, della gestione e del controllo».
15 aprile 2009 - Corriere di Maremma
L'intervento delle Rdb: " La storia infinita delle assegnazioni. Il direttore generale Mariotti deve evitare che si ripetano simili vicissitudini "
"La Asl ripeta tutti i colloqui per i Coordinamenti"
Grosseto - Infermieri, tecnici della prevenzione, tecnici di laboratorio per la Asl 9 pari sono. Infatti per non fare torto a nessuna di queste figure professionali, l'iter per l'assegnazione delle funzioni di coordinamento è il medesimo: gestione arruffata delle procedure, bandi emessi e ritirati e ripresentati, ricorsi su ricorsi, avvocati ed infine sentenza sfavorevole alla Asl. Infatti il 2 aprile 2009 si è conclusa, con una ordinanza del Tribunale di Grosseto emessa a seguito di ricorso presentato da tre dipendenti che si erano visti escludere dall'albo degli idonei alle funzioni di coordinamento per mancanza di "titolo specifico" (master di primo livello) pur essendo già inquadrati contrattualmente con tali funzioni, l'ennesimo episodio dell'affaire Coordinamenti, nello specifico quelli dei tecnici della prevenzione. La sentenza stabilisce che, in base agli accordi sindacali non vi è alcuna differenza fra il Coordinamento infermieristico e quello tecnico-sanitario, equiparati dunque nella disciplina del conferimento degli incarichi. Altro punto importante della sentenza è la considerazione che il contratto in vigore, richiede il master di primo livello per l'assegnazione di nuove funzioni di Coordinamento, ma non ha alcuna incidenza sugli incarichi già assegnati. Confutando quanto sostenuto dalla Asl i tre ricorrenti sono stati riconosciuti, in base alla documentazione prodotta, non titolari di una mera rendita di posizione, ma titolari a pieno titolo degli incarichi di Coordinamento loro precedentemente attribuiti. La Asl, si sarebbe trovata comunque in un vicolo cieco, anche se per caso la sentenza fosse stata favorevole; infatti avrebbe dovuto spiegare alla Corte dei Conti come mai abbia corrisposto per nove anni l'indennità di Coordinamento a otto Tecnici della prevenzione (tre sono quelli che hanno presentato ricorso, ma gli interessati sono otto), per una funzione non svolta. La Asl, tanto per non smentirsi e per complicare ancora di più la questione, nel frattempo si è "portata avanti" con il lavoro ed ha già completato l'iter per l'assegnazione degli incarichi, effettuando il colloquio valutativo ai Tecnici della prevenzione inseriti nell'elenco degli idonei.
Elenco che, come emerge dalla sentenza, è parziale e deve essere integrato dai nominativi dei ricorrenti. (...) Rdb chiede che i colloqui effettuati vengano ritenuti nulli e siano ripetuti per tutti gli idonei in maniera contestuale. Non ci dimentichiamo che questa sentenza apre le porte a tutti quei dipendenti che, pur non avendo ancora ricorso, hanno i titoli per essere ritenuti idonei. Non sembra vero ma sono quattro lunghi anni che dell'assegnazione dei vari Coordinamenti non se ne viene a capo. Ci auguriamo che il nuovo direttore generale, Mariotti, porti con se una ventata di aria nuova e faccia in modo che, esercitando stretto controllo sugli atti dei propri dirigenti, simili vicissitudini non si ripetano più.
Stefano Corsini Rdb Sanità Grosseto
15 aprile 2009 - La Città di Salerno
Universitá. Il no delle Rdb «Il contratto integrativo è inaccettabile»
Salerno - Il contratto collettivo integrativo 2009 dell’Ateneo di Salerno non è accettabile per i lavoratori e viene respinto dalle RdB CUB dell’Universitá di Salerno.
Ai lavoratori dell’Universitá di Salerno, con il contratto integrativo 2009, oltre i tagli determinati dalla Legge 133/08, si impongono ulteriori tagli al salario accessorio. La propaganda della produttivitá elargita nel secondo livello di contrattazione si rivela, nei fatti, una misera e strumentale menzogna. Tutte le voci accessorie vengono decurtate bel oltre il 10% imposto dalla legge 133/08. Dalla responsabilitá al lavoro disagiato, ci sono inaccettabili riduzioni e, addirittura, alcune indennitá sono abolite come quella di rientro e quella per la vigilanza delle aule. Il sacrificio e le mortificazioni imposte ai lavoratori si rinnovano, ancora una volta, per coprire le difficoltá di bilancio dell’Ateneo; le difficoltá di bilancio, oltre ai tagli del Governo, sono dovute ad una gestione asimmetrica che invece di premiare impegno e professionalitá del personale incardinato, si disperde in numerosi rivoli di sprechi e consulenze a terzi. A pagare sono, però, sempre e solo i lavoratori. Ancora più inaccettabile per le RdB CUB è la sostanziale accelerazione verso le esternalizzazioni gestite dalla Fondazione che vengono ufficializzate in questo accordo decentrato: di fatto viene cancellato il dipendente pubblico per i servizi di guardiania e vigilanza, in tutte le Facoltá dell’Ateneo. Il nuovo che avanza è la privatizzazione e la gestione sempre più aziendalistica dell’Universitá, anche attraverso processi contrattuali che da anni fanno arretrare i diritti, la dignitá e il salario dei lavoratori pubblici dell’Universitá di Salerno.
Tutto questo è inaccettabile per i lavoratori. Tutto questo non può essere ratificato da un vero sindacato dei lavoratori. Pertanto le RdB CUB non firmeranno il contratto collettivo integrativo 2009.
15 aprile 2009 - Corriere del Mezzogiorno
Vertenza contratto collettivo 2009
Le Rdb: noi non firmiamo
FISCIANO – Con una lettera le RdB Cub hanno comunicato al Rettore dell'Università di Salerno, Raimondo Pasquino, che non firmeranno il contratto collettivo integrativo 2009. Ciò perchè «oltre ai tagli determinati dalla legge 133/08, si impongono ulteriori decurtazioni al salario accessorio». Ci sono delle inaccettabili riduzioni, per le rappresentanze sindacali, e, «addirittura alcune indennità, come quella di rientro e quella della vigilanza delle aule, sono state abolite. Di fatto, poi, viene cancellato il dipendente pubblico per i servizi di guardiania e di vigilanza, in tutte le facoltà dell'Ateneo. Inaccettabile la privatizzazione e la gestione sempre più aziendalistica dell'Università ». Per questi motivi i sindacati hanno comunicato di aver respinto il contratto collettivo integrativo.
15 aprile 2009 - Corriere di Viterbo
Personale in agitazione. Uffici del Fisco
"Una riorganizzazione senza confronto"
Rdb Cub denuncia i disagi per i lavoratori causati dalla divisione in direzione provinciale e ufficio territoriale.
VITERBO - "Parte da Viterbo, in un clima di assoluto autoritarismo e senza che a livello sindacale ci sia stato alcun confronto tra l'amministrazione e i rappresentanti dei lavoratori, il processo nazionale di riorganizzazione dell'Agenzia delle Entrate". Lo dichiara Paola Celletti della Federazione RdB CUB di Viterbo, che annuncia la reazione del personale. "Lunedì 6 Aprile, infatti, è stata inaugurato, alla presenza del direttore regionale, il nuovo modello organizzativo che prevede due distinti uffici: la direzione provinciale e l'ufficio territoriale - continua la sindacalista -. Nonostante le ripetute richieste di convocazione per chiarire regole e modalità, la direzione regionale del Lazio ha rifiutato ogni incontro e, oltre ad emettere il provvedimento di istituzione della neo direzione provinciale di Viterbo, ha conferito unilateralmente incarichi di responsabilità su chiamata nominativa, esclusivamente discrezionale da parte dell'amministrazione, ed ha spostato dipendenti da un ufficio all'altro violando ogni regola e contravvenendo all'obbligo della trasparenza. Inoltre, le figure dirigenziali, in barba ad ogni criterio di razionalizzazione della spesa, sono passate da 3 a 5: questo è risparmio?". "Ovviamente la risposta dei lavoratori non si è fatta attendere - riprende Paola Celletti -. Tutti i capi-team dell'ex Area controllo hanno presentato le loro dimissioni con lettera trasmessa ufficialmente all’Agenzia delle Entrate. Lo stesso 6 aprile, poi, è stata indetta un'assemblea di tutto il personale, molto partecipata ed animata, che ha evidenziato le perplessità e i problemi derivanti da questa gestione poco trasparente e, tra l'altro, ha formulato al direttore regionale e al direttore dell'ufficio diversi quesiti ai quali, però non sono state fornite risposte concrete. Nel frattempo, però, i lavoratori, l'utenza e la collettività intera stanno pagando i disservizi causati dalle scelte di questa classe dirigente. Il ruolo dell'Agenzia delle Entrate è di strategica importanza per il nostro Paese; soprattutto in questo momento, far funzionare la macchina fiscale significa far recuperare miliardi di evasione fiscale, stanare le rendite nascoste ed il lavoro nero e fare in modo, quindi, che non siano solo i dipendenti e i pensionati a pagare la crisi. Si prende atto però, che evidentemente questa non è la volontà di chi ci amministra: ne è prova la trasformazione in atto, che, gestita in spregio a qualsiasi regola di democratico confronto, riduce le competenze, disperde professionalità e mortifica i dipendenti". "Pertanto, la Federazione RdB di Viterbo - conclude Paola Celletti - si unisce e sostiene le scelte della RdB nazionale delle Agenzie, che ha diffidato formalmente il direttore regionale del Lazio affinché non intraprenda l'attivazione di altre direzioni provinciali prima che le organizzazioni sindacali siano ammesse a contrattare le condizioni e si riserva di intraprendere immediatamente tutte le iniziative possibili, comprese quelle legali, al fine di fornire tutela e informazione a tutti i lavoratori dell'Agenzia delle Entrate di Viterbo"
15 aprile 2009 - Il Paese Nuovo
"Basta morti per il lavoro, no al profitto, si alla sicurezza"
Lecce (Salento) – I sindacati, i lavoratori, le associazioni e i partiti, saranno i protagonisti di una assemblea popolare riguardante la sicurezza sui posti di lavoro, promossa da COBAS CUB SDL SLAI-COBAS Collettivo I.MASIQ Lecce. "In Italia e nel Salento non si arrestano gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali. La precarizzazione del lavoro, la logica del profitto, il ricatto occupazionale e la riduzione dei diritti e delle tutele sindacali minacciano ulteriormente la difesa della salute dei lavoratori. Chiediamo che in ogni luogo di lavoro siano eletti i responsabili dei lavoratori per la sicurezza e siano estesi diritti e tutele per tutti i lavoratori". L’assemblea si terrà al il Teatro Astragali, V. Candido nei pressi ACI LECCE, il 17 aprile alle ore 18,30. interverranno Mario Fiorella, Pres. Sez. Lavoro , Tribunale Lecce, Guglielmo Forges Davanzati, professore di Economista dell’Università Salento. Inoltre ci sarà l’ esposizione e presentazione della Mostra Inchiesta dell’ Associazione Paz Cantieri Irregolari del Salento. Poi la proiezione del Documentario sulle Vittime del Petrolchimico Un Rumore d Gabbiani, con la presenza del regista Giuseppe Cristaldi. Presenzieranno anche i parenti delle vittime del lavoro.
15 aprile 2009 - EPolis Roma
Da venti anni senza gas, le speranze di via Ostuni
Gli inquilini vivono nella palazzina dai primi anni Novanta: i lavoro negli appartamenti sono sempre stati fatti da loro. Tre anni fa l'Ater ha sistemato l'impianto elettrico ma manca quello dei riscaldamenti e il rifacimento della facciata
di Marta Rossi
Via Ostuni è una strada che dalla Palmiro Togliatti entra nel Quarticciolo: al numero 3 c'è una palazzina dove da venti anni vivono 20 famiglie. Era una delle scuole del quartiere: alla fine degli anni Sessanta è stata occupata e, poi, dopo 23 anni sono entrate le famiglie che oggi vi abitano. Oggi sono tutti sanati, pagano regolarmente l'affitto e le utenze. Tutte tranne quella del gas: nonostante le richieste vadano avanti da anni, le case sono ancora sprovviste di impianto del gas. Tre anni fa l'Ater realizzò un nuovo impianto a norma promettendo che presto sarebbe arrivato anche il riscaldamento autonomo. «Siamo con le bombole - spiega Anna Maria nata e cresciuta al Quarticciolo -. Dopo l'elettricità ci avevano promesso il gas e anche la facciata. Niente di tutto è stato realizzato». La facciata è diroccata, sia sulla strada che all'interno dove i ballatoi si aprono su un prato condiviso con altre case popolari. «Per noi l'importante è il gas - prosegue Anna Maria - perché la facciata potrebbe anche aspettare, non fa niente. Anche perché i lavori negli appartamenti ce li siamo sempre fatti da soli e magari abbiamo anche pensato di pitturare per conto nostro la tromba delle scale». Se infatti l'esterno è diroccato, dentro le case la situazione è diversa. Ognuno ha sistemato come meglio poteva, predisponendo già gli impianti per il metano. «Sei anni fa venne anche l'Italgas perché l'Ater aveva dato l'ok ma poi non se n'è fatto più niente». Ora si aspetta: e nel frattempo gli inquilini chiedono un incontro al presidente dell'Ater Luca Petrucci: «Gli impianti del gas sono urgenti: noi ci riscaldiamo con l'elettricità e la bolletta a fine mese è salata». Altro intervento urgente riguarda il terrazzo dove però non si può salire: «È tutto da rifare ma non si riesce a salire, nonostante le misure per il rifacimento siano state prese per quattro volte». Qualche decina di metri più in là, c'è il teatro del Quarticciolo, un piccolo gioiello di riqualificazione del quartiere dell'era Veltroni. La struttura, disegnata dagli architetti Ferdinando Pepe e Angelo Preziosi sull'impianto originario degli anni Sessanta, è stata pensata come un luogo di incontro per i cittadini e di rinascita del quartiere. «Le iniziative come questa vanno bene - dice Pasquale Nappo di Asia Rdb che segue il caso di via Ostuni dall'inizio - ma tutto deve essere riqualificato, a partire dalla case dove la gente vive da venti anni». Il teatro offre un cartellone di spettacoli a prezzi popolari ed è collegato anche con le scuole del municipio: la struttura è stata inaugurata nel 2007 e con la sala è stata aperta anche la biblioteca e uno spazio bar affidato a una società con un bando. «Abbiamo deciso di valorizzare la realtà locale, scegliendo prodotti biologici e del commercio equo e solidale - spiega Antonio, uno dei gestori del Verso Bistrot -. Il teatro va avanti da novembre a giugno, mentre la biblioteca è molto frequentata dagli studenti anche di altre parti di Roma, perché aperta il sabato e la domenica ed è una delle poche in città».
14 aprile 2009 - Agi
RDB-CUB "GOVERNO VUOLE TAGLIARE 27.000 POSTI LETTO"
(AGI) - Roma, 14 apr. - "Costera' 27.000 posti letto la 'cura' del governo per ridurre la spesa". La previsione e' del coordinamento nazionale Rdb-Cub, secondo cui - si legge in una nota - e' invece necessario un sistema alternativo dove siano veri protagonisti lavoratori e cittadini. "Dopo aver messo in crisi l'organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni, il governo propone un Piano Sanitario Nazionale che tagliera' 27.000 posti letto portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura" - dichiara Sabino Venezia, del Coordinamento Nazionale RdB-CUB. "La costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobbies sempre piu' organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza piu' rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanita' con il sistema aziendalistico - sottolinea Venezia - ha gia' prodotto un fallimento accertato. Ridurre ulteriormente l'offerta di posti letto, in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volonta' di cancellare quello che ancora resta di sistema pubblico a vantaggio dell'ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, ecc.) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura". "La sanita' vera, quella universalistica e solidaristica, quella che vede ancora impegnati centinaia di lavoratrici e lavoratori direttamente nelle tendopoli in Abruzzo ed indirettamente negli ospedali, anche di altre regioni, a curare i feriti dal sisma, ha bisogno - conclude il dirigente RdB-CUB - di un sistema di governo vero, che parta dalle professionalita' interne e non lasci spazio alle alchimie dei politici di turno piu' o meno camuffati da manager".
14 aprile 2009 - Adnkronos
SANITA': RDB-CUB, TAGLIO LETTI IN OSPEDALI
CANCELLERA' SERVIZIO PUBBLICO
Milano, 14 apr. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) - "Ridurre ulteriormente l'offerta di posti letto" negli ospedali italiani, "in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volonta' cancellare quello che ancora resta del sistema pubblico a vantaggio dell'ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, eccetera) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura". Lo afferma Sabino Venezia, del Coordinamento nazionale Rdb-Cub, commentando in una nota il progetto del Governo, anticipato oggi dal 'Sole 24 Ore', di tagliare nelle strutture sanitarie della Penisola 27 mila posti letto entro 5 anni. "In linea con le politiche governative degli ultimi 10 anni, l'attacco allo stato sociale non rallenta e investe direttamente il diritto alla salute", sottolinea il sindacato. "Dopo aver messo in crisi l'organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni - afferma Venezia - il Governo propone un Piano sanitario nazionale che tagliera' 27 mila posti letto, portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura". "La costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici - aggiunge - ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobby sempre piu' organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza piu' rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanita' con il sistema aziendalistico ha gia' prodotto un fallimento accertato", avverte. "Come per il resto del pubblico impiego - prosegue Venezia - le politiche federaliste e le colorite esternazioni da rotocalco, dai fannulloni alla spesa in orario di servizio, hanno aperto il fianco a una riforma sanitaria non scritta che ridurra' al minimo il servizio sanitario pubblico rendendolo, di fatto, funzionale ad un sistema privato/accreditato/religioso". Per il sindacalista, "la sanita' vera, quella universalistica e solidaristica, quella che vede ancora impegnati centinaia di lavoratrici e lavoratori direttamente nelle tendopoli in Abruzzo ed indirettamente negli ospedali, anche di altre regioni, a curare i feriti dal sisma, ha bisogno di un sistema di governo vero, che parta dalle professionalita' interne e non lasci spazio alle alchimie dei politici di turno piu' o meno camuffati da manager. E' necessario un sistema costruito intorno al paziente e ai suoi bisogni e non sull'economia che produce; un sistema alternativo - precisa - dove lavoratori e cittadini siano i veri protagonisti della riforma, della gestione e del controllo", chiude.
14 aprile 2009 - Ansa
SANITA': SINDACATI DI BASE, TAGLIO POSTI LETTO COLPO A SSN
(ANSA) - ROMA, 14 MAR - In linea con le politiche governative degli ultimi 10 anni, l'attacco allo stato sociale non rallenta ed investe direttamente il diritto alla salute denunciano in un comunicato i sindacati di base della sanita'. ''Dopo aver messo in crisi l'organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni, il governo propone un Piano Sanitario Nazionale che tagliera' 27.000 posti letto portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura'', dichiara Sabino Venezia, del Coordinamento Nazionale RdB-CUB. ''La costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobbies sempre piu' organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza piu' rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanita' con il sistema aziendalistico - sottolinea Venezia - ha gia' prodotto un fallimento accertato. Ridurre ulteriormente l'offerta di posti letto, in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volonta' cancellare quello che ancora resta di sistema pubblico a vantaggio dell'ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, ecc.) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura''. ''E' necessario un sistema costruito intorno al paziente ed ai suoi bisogni e non sull'economia che produce; un sistema alternativo - conclude il dirigente RdB-CUB - dove lavoratori e cittadini siano i veri protagonisti della riforma, della gestione e del controllo''.
14 aprile 2009 - Iris
SANITA': COSTERA' 27.000 POSTI LETTO
LA 'CURA' DEL GOVERNO PER RIDURRE LA SPESA
RdB-CUB, è invece necessario un sistema alternativo dove siano veri protagonisti lavoratori e cittadini
(IRIS) - ROMA, 14 APR - In linea con le politiche governative degli ultimi 10 anni, l’attacco allo stato sociale non rallenta ed investe direttamente il diritto alla salute. "Dopo aver messo in crisi l’organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni, il governo propone un Piano Sanitario Nazionale che taglierà 27.000 posti letto portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura", dichiara Sabino Venezia, del Coordinamento Nazionale RdB-CUB. "La costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobbies sempre più organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza più rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanità con il sistema aziendalistico - sottolinea Venezia - ha già prodotto un fallimento accertato. Ridurre ulteriormente l’offerta di posti letto, in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volontà cancellare quello che ancora resta di sistema pubblico a vantaggio dell’ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, ecc.) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura". "Come per il resto del pubblico impiego – aggiunge Venezia - le politiche federaliste e le colorite esternazioni da rotocalco, dai fannulloni alla spesa in orario di servizio, hanno aperto il fianco ad una riforma sanitaria non scritta che ridurrà al minimo il servizio sanitario pubblico rendendolo, di fatto, funzionale ad un sistema privato/accreditato/religioso. La sanità vera, quella universalistica e solidaristica, quella che vede ancora impegnati centinaia di lavoratrici e lavoratori direttamente nelle tendopoli in Abruzzo ed indirettamente negli ospedali, anche di altre regioni, a curare i feriti dal sisma, ha bisogno di un sistema di governo vero, che parta dalle professionalità interne e non lasci spazio alle alchimie dei politici di turno più o meno camuffati da manager. E’ necessario un sistema costruito intorno al paziente ed ai suoi bisogni e non sull’economia che produce; un sistema alternativo - conclude il dirigente RdB-CUB - dove lavoratori e cittadini siano i veri protagonisti della riforma, della gestione e del controllo".
14 aprile 2009 - Dire
SANITÀ. Rdb-cub: ''Il piano del governo taglierà 27 mila posti letto''
Roma - "In linea con le politiche governative degli ultimi 10 anni, l'attacco allo stato sociale non rallenta e investe direttamente il diritto alla salute". La denuncia viene da Sabino Venezia, del coordinamento nazionale Rdb-Cub, scandalizzato dal fatto che "dopo aver messo in crisi l'organizzazione sanitaria delle regioni con deficit, evitando accuratamente di colpire le politiche degli appalti e delle esternalizzazioni, il governo propone un piano sanitario nazionale che tagliera' 27.000 posti letto portando un attacco generale al sistema sanitario pubblico con ripercussioni inaudite in termini di prevenzione e di cura". Venezia ricorda come "la costante ma inesorabile riduzione di posti letto pubblici ha prodotto lo sviluppo di un sistema sanitario privato, ormai governato da lobbies sempre piu' organizzate che si apprestano ad incrementare i profitti senza piu' rischiare in proprio con le truffe. Ma governare la sanita' con il sistema aziendalistico- sottolinea- ha gia' prodotto un fallimento accertato. Ridurre ulteriormente l'offerta di posti letto, in un sistema caratterizzato da un aumento costante della domanda di ricovero e cura, certifica la volonta' di cancellare quello che ancora resta di sistema pubblico a vantaggio dell'ulteriore sviluppo di sistemi alternativi (privati, assicurazioni, ecc.) che escludono fasce sostanziali di cittadini dal diritto di cura". Per il dirigente Rdb-Cub "la sanita' vera, quella universalistica e solidaristica, quella che vede ancora impegnati centinaia di lavoratrici e lavoratori direttamente nelle tendopoli in Abruzzo e indirettamente negli ospedali, anche di altre regioni, a curare i feriti dal sisma, ha bisogno di un sistema di governo vero, che parta dalle professionalita' interne e non lasci spazio alle alchimie dei politici di turno piu' o meno camuffati da manager. E' necessario- conclude Venezia- un sistema costruito intorno al paziente ed ai suoi bisogni e non sull'economia che produce, un sistema alternativo dove lavoratori e cittadini siano i veri protagonisti della riforma, della gestione e del controllo".
14 aprile 2009 - La Città di Salerno
Ospedale, assunzioni di 14 infermieri
Agropoli: l’Asl ha accolto le richieste del sindacato per sopperire alle carenze della pianta organica
di Angela Sabetta
Agropoli - Potenziamento dell’organico dell’ospedale di Agropoli: nei prossimi giorni saranno avviate le verifiche per procedere all’assunzione di 14 nuovi infermieri. E’ quanto è stato deciso nel corso dell’ultimo incontro tra le organizzazioni sindacali della Rdb Cub e Mario Minervini, delegato del commissario straordinario dell’Asl Fernando De Angelis. Al centro della discussione le criticitá in ordine alle carenze di personale.
Carenze lamentate dal sindacato e che portarono lo scorso 27 marzo ad una giornata di sciopero. «De Angelis ha autorizzato tutto quanto concordato con Minervini, suo delegato, e nei prossimi giorni - afferma il segretario provinciale della Rdb Cub, Vito Storniello - si procederá alla verifica per l’assunzione di 14 infermieri per l’ospedale di Agropoli. Questo risultato ripaga gli sforzi e le energie profuse da tutti i lavoratori e dai cittadini per la difesa dei livelli di assistenza dell’ospedale di Agropoli, specialmente perchè ottenuto in un momento di grande difficoltá per la grave crisi finanziaria e per il grave deficit della sanitá regionale. Ringrazio particolarmente il sindaco di Agropoli Franco Alfieri che è sempre stato vicino ai lavoratori in lotta, il parroco Don Bruno Lancuba, Gerardo Tafuri per l’associazione pro-ospedale e tutti coloro che hanno scelto di lottare per la difesa di un diritto essenziale quale quello alla salute».
Il potenziamento dell’organico è stato stabilito a seguito della verifica effettuata durante l’incontro sulle carenze di personale per ogni unitá operativa. Si è convenuto che le carenze sono scaturite dalla mobilitá di personale autorizzato dalla precedente direzione generale per un numero di 14 infermieri. I trasferimenti sono avvenuti negli ultimi tre mesi.
«Come sindacato teniamo a precisare - conclude Storniello - che la quota degli infermieri sottratti alla dotazione dell’ospedale di Agropoli può essere reintegrata senza alcuna autorizzazione regionale. Infatti l’Asl Sa3 fu giá autorizzata per l’assunzione di 100 infermieri dall’assessorato regionale ma poi ne furono assunti solo 86».
14 aprile 2009 - La Nuova Venezia
Linea 1 presa d’assalto, imbarcaderi pieni, lunghe file alle biglietterie
Weekend di sole, trasporti al collasso
Canal Grande e Lido i due punti deboli, disagi per lo sciopero di Vela Castelli (Municipalità): «E’ evidente che i servizi sono insufficienti: linea 2 fino alle spiagge per il primo maggio»
Venezia - Vaporetti stracolmi quasi ad ogni ora del giorno - per quanto più al pomeriggio, che alla mattina - in questo lungo e assolato ponte pasquale, ressa agli imbarcaderi nelle ore dello sfollamento al Lido come a San Marco (dove i mezzi arrivavano già pieni), in aggiunta alle lunghissime code alle biglietterie di piazzale Roma, della stazione e del Lido per le procedure ancora lunghe di emissione dei biglietti elettronici e (domenica) per lo sciopero di parte del personale Vela.
E’ bastato il primo giorno di sole e di pienone turistico a far saltare il precario equilibrio dei trasporti in città post-era linea 3, un anno fa tanto snobbata dai veneziani e ora quasi rimpianta, con la linea 1 presa d’assalto, la linea 2 con ancora capolinea a San Marco, i motobattelli per il Lido a sostare a San Nicolò causa lavori e quindi poco utilizzati per raggiungere l’isola, affollatissima di villeggianti in questi giorni di festa e di sole.
Quanto accaduto nelle ultime 72 ore dà un po’ il polso di quel che accadrà anche nei prossimi weekend, visto l’avvicinarsi del ponte del 25 aprile e del 1 maggio.
«E’ ovvio che qui non si tratta di orari in giorni feriali, ma di potenziare adeguatamente i servizi nei giorni straordinari di festa, quando si sa che Venezia viene invasa», osserva il presidente della Municipalità, Ezio Castelli, «perciò mi chiedo: c’erano linee bis di linea 1? Perché a me non pare e, comunque, è evidente che seppure ce n’erano, sono state del tutto insufficienti. E’ inutile farle la mattina, perché le persone si muovono ad orari diversi, ma rientrano tutte alla stessa ora. Avevo già avuto modo di evidenziarlo all’assessore Mingardi: possibile che non si riesca perlomeno a portare la linea 2 già fino al Lido, in queste giornate clou?».
Actv ha previsto corse di potenziamento tra fonamente Nuove, Murano e Burano (12 andata e ritorno) e con Punta Sabbioni (6 andata ritorno), con i ferry soprattutto per la folla di ciclisti al mare (4 bis), nonché corse con l’«E1» tra Tronchetto e San Zaccaria e con il «Liuto» tra San Zaccaria e Murano. Ma la situazione - soprattutto a partire dal pomeriggio - è rimasta molto pesante, con i mezzi di linea 1 che dal Lido arrivavano a San Marco già pieni, impossibilitati a caricare (tra le proteste delle persone in attesa) mentre i motobattelli della linea 15 (tra San Nicolò e Pietà) viaggiavano mezzi vuoti. A questo si è aggiunto - questa volta soprattutto per i visitatori - il disagio di lunghe code alle biglietterie: a Santa Lucia, dal Canal Grande raggiungevano addirittura la scalinata d’ingresso. Le procedure di emissione dei biglietti elettronici, infatti, sono più lunghe di quelle per i vecchi biglietti di carta. Domenica di Pasqua, inoltre - come già sabato - all’attesa di routine si sono aggiunti i disagi provocati dallo sciopero del personale Vela indetto da Rdb-Cub, per chiedere l’assunzione dei precari e adeguamenti dei ticket mensa. All’agitazione hanno aderito 34 dipendenti su 80 (tempi determinati compresi), con il risultato che le biglietterie sono rimaste tutte aperte, ma un terzo degli sportelli è restato chiusi, allungando ulteriormente le attese.(r.d.r.)
14 aprile 2009 - on Tuscia
RIORGANIZZAZIONE AGENZIA DELLE ENTRATE,
CELLETTI (RdB): "NESSUN CONFRONTO CON I SINDACATI"
VITERBO – (md) "Parte da Viterbo, in un clima di assoluto "autoritarismo" e senza che a livello sindacale ci sia stato alcun confronto tra l’amministrazione e i rappresentanti dei lavoratori, il processo nazionale di riorganizzazione dell’Agenzia delle Entrate", è quanto dichiara Paola Celletti, della Federazione RdB CUB di Viterbo. "Lunedì 6 Aprile, infatti, è stata inaugurato, alla presenza del direttore regionale, il nuovo modello organizzativo che prevede due distinti uffici: la direzione provinciale e l’ufficio territoriale. Nonostante le ripetute richieste di convocazione per chiarire regole e modalità, la direzione regionale del Lazio ha rifiutato ogni incontro e, oltre ad emettere il provvedimento di istituzione della neo direzione provinciale di Viterbo, ha conferito unilateralmente incarichi di responsabilità su chiamata nominativa esclusivamente discrezionale da parte dell’Amministrazione e ha spostato dipendenti da un ufficio all’altro violando ogni regola e contravvenendo all’obbligo della trasparenza. Inoltre le figure dirigenziali, in barba ad ogni criterio di razionalizzazione della spesa, sono passate da 3 a 5, se questo è risparmio? Ovviamente la risposta dei lavoratori non si è fatta attendere, tutti i capi-team dell’ex area controllo hanno presentato le loro dimissioni con lettera trasmessa ufficialmente all’agenzia delle entrate. Lo stesso 6 Aprile è stata indetta un’assemblea di tutto il personale molto partecipata e animata, che ha evidenziato le perplessità e i problemi derivanti da questa gestione poco trasparente e, tra l’altro, ha formulato al direttore regionale e al direttore dell’ufficio, diversi quesiti ai quali, però non sono state fornite risposte concrete. Nel frattempo, i lavoratori, l’utenza e la collettività intera stanno pagando i "disservizi" causati dalle scelte di questa classe dirigente. Il ruolo dell’agenzia delle entrate è di strategica importanza per il nostro paese; soprattutto in questo momento, far funzionare la macchina fiscale significa far recuperare miliardi di evasione fiscale, stanare le rendite nascoste ed il lavoro nero e fare in modo, quindi, che non siano solo i dipendenti e i pensionati a pagare la crisi. Si prende atto però che evidentemente questa non è la volontà di chi ci amministra, ne è prova la trasformazione in atto, che, gestita in spregio a qualsiasi regola di democratico confronto, riduce le competenze, disperde professionalità e mortifica i dipendenti. Pertanto, la federazione RdB di Viterbo - conclude Paola Celletti - si unisce e sostiene le scelte della RdB nazionale delle agenzie, che ha diffidato formalmente il direttore regionale del Lazio affinché non intraprenda l’attivazione di altre direzioni provinciali prima che le organizzazioni sindacali siano ammesse a contrattare le condizioni e si riserva di intraprendere immediatamente tutte le iniziative possibili, comprese quelle legali, al fine di fornire tutela e informazione a tutti i lavoratori dell’agenzia delle entrate di Viterbo".
14 aprile 2009 - Tuscia web
Viterbo - Riorganizzazione dell'ente - Rdb Cub: "Non siamo stati ammessi a contrattare le condizioni"
"Agenzia delle entrate, nessun confronto con i sindacati"
Riceviamo e pubblichiamo - Parte da Viterbo, in un clima di assoluto "autoritarismo" e senza che a livello sindacale ci sia stato alcun confronto tra l’amministrazione e i rappresentanti dei lavoratori, il processo nazionale di riorganizzazione dell’Agenzia delle Entrate. Lunedì 6 aprile, infatti, è stata inaugurato, alla presenza del direttore regionale, il nuovo modello organizzativo che prevede due distinti uffici: la Direzione Prov.le e l’Ufficio Territoriale. Nonostante le ripetute richieste di convocazione per chiarire regole e modalità, la direzione regionale del Lazio ha rifiutato ogni incontro e, oltre a emettere il provvedimento di istituzione della neodirezione provinciale di Viterbo, ha conferito unilateralmente incarichi di responsabilità su chiamata nominativa esclusivamente discrezionale da parte dell’amministrazione e ha spostato dipendenti da un ufficio all’altro violando ogni regola e contravvenendo all’obbligo della trasparenza. Inoltre le figure dirigenziali, in barba ad ogni criterio di razionalizzazione della spesa, sono passate da 3 a 5, se questo è risparmio? Ovviamente la risposta dei lavoratori non si è fatta attendere, tutti i Capi-team dell’Ex area controllo hanno presentato le loro dimissioni con lettera trasmessa ufficialmente all’Agenzia delle Entrate. Lo stesso 6 aprile è stata indetta un’assemblea di tutto il personale molto partecipata e animata, che ha evidenziato le perplessità e i problemi derivanti da questa gestione poco trasparente e, tra l’altro, ha formulato al direttore regionale e al direttore dell’Ufficio, diversi quesiti ai quali, però non sono state fornite risposte concrete. Nel frattempo, i lavoratori, l’utenza e la collettività intera stanno pagando i "disservizi" causati dalle scelte di questa classe dirigente. Il ruolo dell’Agenzia delle Entrate è di strategica importanza per il nostro Paese; soprattutto in questo momento, far funzionare la macchina fiscale significa far recuperare miliardi di evasione fiscale, stanare le rendite nascoste e il lavoro nero e fare in modo, quindi, che non siano solo i dipendenti e i pensionati a pagare la crisi. Si prende atto però, che evidentemente questa non è la volontà di chi ci amministra, ne è prova la trasformazione in atto, che, gestita in spregio a qualsiasi regola di democratico confronto, riduce le competenze, disperde professionalità e mortifica i dipendenti. Pertanto, la Federazione RdB di Viterbo, si unisce e sostiene le scelte della RdB nazionale delle agenzie, che ha diffidato formalmente il direttore regionale del Lazio affinché non intraprenda l’attivazione di altre direzioni provinciali prima che le organizzazioni sindacali siano ammesse a contrattare le condizioni e si riserva di intraprendere immediatamente tutte le iniziative possibili, comprese quelle legali, al fine di fornire tutela e informazione a tutti i lavoratori dell’Agenzia delle Entrate di Viterbo.
Paola Celletti - RdB CUB Federazione Prov.le di Viterbo
14 aprile 2009 - Caserta 24 Ore
Castel volturno (Ce) Sabato 18 aprile per un Patto Sociale di Solidarietà
CASTEL VOLTURNO (Ce) La strage di camorra che il 18 settembre sterminò 7 innocenti, un italiano e 6 africani a Castel Volturno, ha portato all’attenzione nazionale un territorio abbandonato. Ma dopo la caccia ai camorristi si è aperta la "caccia" agli immigrati senza permesso di soggiorno: lavoratori, spesso vittime di un intollerabile sfruttamento, in un clima di omertoso silenzio! Ciò avviene perché la legge Bossi-Fini impedisce la regolarizzazione degli immigrati "imprigionando" uomini e donne nella clandestinità. I lavoratori immigrati che vi invitano a questa mobilitazione sono gli stessi lavoratori stagionali che raccolgono le arance, le patate, i pomodori, le donne straniere inchiodate al ruolo di badante con orari interminabili e salari da fame. Ma anche gli immigrati che oggi sostengono in maniera determinante le casse dell’Inps, eppure rischiano di non vedere mai la pensione…chi viene licenziato dalle fabbriche ed insieme al lavoro perde anche il diritto ad avere il permesso di soggiorno. E’ la logica spietata di chi vuole braccia ma non persone e che peggiora le condizioni e i livelli di garanzia di tutti i lavoratori. La crisi colpisce duro, gli italiani e immigrati, eppure in risposta alla crisi il governo adotta la strategia del "dividi e comanda" producendo differenze. A fare da sfondo c’è il pericoloso clima di criminalizzazione dei migranti, che alimenta la guerra tra poveri con l’inquietante corollario di ronde e linciaggi.
IL RAZZISMO CI DISTRAE dalle VERE EMERGENZE SOCIALI (affitti e mutui da pagare, tante donne ricacciate a casa, tagli alla scuola) per questo in tanti/e saremo a Castel Volturno per ribadire che NON C’E’ SICUREZZA SENZA DIRITTI.
Il Governo vuole approvare il "Pacchetto Sicurezza", UNA serie di provvedimenti discriminatori verso gli immigrati: l’ingresso ed il soggiorno irregolare diventeranno reato! Chi è senza permesso di soggiorno rischierà la denuncia del medico curante, non potrà riconoscere un figlio, sposarsi, inviare i soldi ai familiari nei paesi di origine. Sarà ostacolato il rinnovo del permesso di soggiorno, sarà più difficile ottenere la residenza, verrà limitato il ricongiungimento familiare. Tutto ciò cosa c’entra con la sicurezza? Ciò favorirà la criminalizzazione degli immigrati nell’immaginario collettivo, richiederà ingenti fondi economici a soli scopi repressivi, provocherà l’esclusione sociale dei migranti, non sarà utile al contrasto della criminalità o al sentimento diffuso di insicurezza.
Ma una speranza diversa viene dal protagonismo dei migranti e dall’indignazione di tanti, come qui medici che vogliono curare e non denunciare, e tutti coloro che non ci stanno ad accettare la cultura dell’odio, del razzismo, delle leggi speciali. NON RESTARE INDIFFERENTE!! NON AVER PAURA!!
Da Castel Volturno, per abbattere i ghetti, per i diritti di cittadinanza per emergere dalla clandestinità.
Contro il lavoro nero, la speculazione, lo sfruttamento e l’usura per la qualità del lavoro per tutti, base per una vera rinascita del territorio. Per l’apertura di strutture di accoglienza in Campania contro il disagio abitativo. Per il ritiro del "PACCHETTO SICUREZZA" Contro tutti i razzismi, la Camorra, la Repressione e la Militarizzazione del Territorio. Contro l’istituzione di Centri di Detenzione dei migranti in Campania e altrove. Utilizziamo i fondi stanziati per essi in iniziative di sostegno ai lavoratori colpiti dalla crisi.
Perché i cittadini italiani e stranieri possano liberarsi della camorra e costruire sicurezza sociale (Diritto al reddito, alla casa, al lavoro, alla salute, allo studio. Diritto al permesso di soggiorno).
Contro la clandestinità per l’emersione dei migranti da anni in Italia ma ancora irregolari; Basta stragi nei mari c’è bisogno di prevedere canali di ingresso regolari.
Affinchè i permessi di soggiorno siano congelati in caso di licenziamento, cassa integrazione, mobilità,
Per garantire il diritto di asilo e di accoglienza. Per il diritto di voto, il diritto alla cittadinanza.
CONCENTRAMENTO ORE 10.30 a.m. A CASTEL VOLTURNO DI FRONTE ALL’AMERICAN PALACE-VIA.DOMITIANA,564) Promuovono: RETE ANTIRAZZISTA CAMPANIA, Movimento dei Migranti e dei Rifugiati- hanno aderito: Dario Fò, Franca Rame, Padre Alex Zanotelli, Gad Lerner, ARCI, CGIL, Caritas Italiana, Federazione Nazionale RdB CUb, Confederazione Cobas, Tavolo Migranti, Coordinamento Immigrati Brescia, Comitato immigrati Napoli e Roma, Coordinamento Migranti Bologna, Rete Migranti Torino, ACTION Migranti Roma, Rete per le Impronte Sociali Roma, Sinistra Critica, P.R.C., ASSEMBLEA NAZIONALE IMMIGRATI 5 APRILE ROMA, Prof. Cristina Papa Direttrice Dip. Uomo e Territorio sez. antropologica Università degli Studi di Perugia, Sindaco di Castel Volturno, on. Andrea Sarubbi, on. Pina Picierno,on Jean Léonard Touadì, on Rosa Calipari, eurodeputato Giusto Catania, Rosa Suppa, Michele Zannini Presidente Nazionale di ACLI TERRA
14 aprile 2009 - Articolo 21
Macchinisti nel mirino
Continua la campagna di raccolta firme per il reintegro del macchinista e Rls, Dante De Angelis. La sua vicenda aveva fatto indignare mezza Italia: licenziato semplicemente per aver posto la questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr, in seguito agli incidenti che si erano verificati a luglio. Licenziato per procurato allarme... Lo sciopero convocato per il 26 settembre dai macchinisti del Sdl e del Cub per il reintegro del collega De Angelis e degli otto ferrovieri delle Officine di Genova, volto a ridestate l’attenzione mediatica è stato differito da un’ordinanza del Ministro Matteoli, giustificata dall’emergenza Alitalia.
Per De Angelis sono attive on-line due petizioni: la prima ha già raccolto più di 8.000 firme, mentre la seconda lanciata dai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza ne ha raccolte più di 1500.
Petizione per De Angelis
Spett.le Trenitalia Spa,
Vi chiediamo il reintegro immediato del macchinista, nonchè Rls, Dante De Angelis. Questo è un attacco a tutti gli Rls d'italia. Dante De Angelis ha solo ricordato che lo spezzamento degli Eurostar a Milano il 14 e il 22 luglio scorsi, sono stati degli incidenti molto pericolosi, e un campanello d'allarme, che pone con forza all`attenzione di tutti la questione della manutenzione, della progettazione e dei controlli sugli Etr. Non bisogna dimenticare che anche l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, "ammise" in qualche maniera la questione, in un comunicato Fs. Se adesso un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, non si può più permettere neanche di andare in assemblea, e dire i problemi che ci sono per la sicurezza sul lavoro nella sua azienda, che in questo caso riguardano anche tutti i cittadini, dato che i treni, bene o male, li prendiamo tutti, significa che siamo messi davvero male. Inoltre, è inammissibile che un licenziamento venga comunicato a voce. Gli è stato comunicato ieri 15 agosto 2008, mentre si era recato a lavoro per prendere regolarmente servizio (non ha ancora ricevuto la lettera di licenziamento che potra' vedere solo lunedi 18 agosto, dato che è stata notificata in giorni festivi e giace attualmente presso gli uffici comunali)
Marco Bazzoni, Andrea Coppini, Mauro Marchi-Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza Claudio Gandolfi-Edile.
13 aprile 2009 - i giornali non sono in edicola