Ieri abbiamo partecipato ad un importante dibattito su un tema classico della riflessione politica del nostro paese: la questione meridionale. Gli studiosi presenti al Centro Gobetti si sono confrontati sugli autori "classici" e sulle teorizzazioni più autorevoli sul tema: Dorso, Fiore, Gramsci, Gobetti, Muscetta.
Il nostro contributo ha voluto sottolineare tre punti di intervento sindacale che si inseriscono in quella che altrove abbiamo chiamato 'questione meridionale allargata'.
1) La lettura dei flussi migratori legati allo spostamento coatto di migliaia di docenti dalle regioni del sud a quelle settentrionali, non può che essere intesa come parte di una politica di intervento statale che spoglia le regioni meridionali di energie intellettuali e di soggetti che andrebbero utilizzati per combattere i fenomeni di dispersione e disagio sociale, ormai endemici nelle aree metropolitane del mezzogiorno.
2) Si ripropone oggi la questione bracciantile, con forme si schiavismo di lavoratori migranti sottoposti al capolarato mafioso, all'interno di un settore agroalimentare che registra oggi profitti molto consistenti. L'organizzazione di questo soggetto di classe è tra gli obiettivi di USB e recupera il senso politico delle battaglie storiche del movimento contadino.
3) Non si può parlare di questione meridionale se non la si inserisce, oggi, nel processo di costruzione europea e nella creazione di periferie produttive, in particolare nei paesi Pigs. In questo senso sono intere aree a 'meridionalizzarsi' e ciò acuisce le contraddizioni e i dislivelli all'interno del paese.
Nei prossimi mesi torneremo ad occuparci di questo tema, il cui ripensamento è parte centrale dell'elaborazione di una strategia adeguata alle attuali configurazioni di classe.