L’Unione Sindacale di Base mette a disposizione dei propri quadri e di chi ritenesse utile leggerlo un documento di analisi, uno strumento utile per capire le ricadute sui territori della Sardegna della politica scolastica dell’attuale governo.
Un documento che analizza i tagli prodotti dalla riforma Gelmini, a livello nazionale e a livello di Regione Sardegna, mettendo a confronto tabelle, cifre, percentuali.
Le ricadute a livello regionale: il nuovo organico del personale docente della Sardegna per l’anno scolastico 2010/2011, secondo i dati del Ministero del MIUR, verrà decurtato di 1037 unità, realizzando in assoluto la seconda percentuale di taglio più elevata in campo nazionale, -5,18%, seconda solo alla Calabria, e ingiustificato rispetto alla riduzione (-2,26% ) del numero degli alunni.
- i collaboratori scolastici, gli assistenti amministrativi e tecnici subiranno un taglio dell’8% rispetto all’organico del corrente anno scolastico, pari a -670 posti;
- altri tagli da effettuare a scelta dell’USR, pari a -112 posti;
- a fronte di una riduzione di alunni del 2,26%, in Sardegna si tagliano del 5,18% dei posti.
Il totale dei tagli ATA e docenti per l’anno 2010-2011 sarà di 1.819, intorno all’8%, la più alta d’Italia, mentre, sempre in Sardegna negli anni scolastici 2008-2009 si sono persi 1.600 posti e nel 2009-2010 2.319 posti, per un totale di 5.738 posti.
Il documento analizza anche le ricadute su territori, che hanno già di per se un tasso di abbandono scolastico tra i più alti a livello nazionale. Sebbene la dispersione scolastica in Sardegna sia passata nell’arco di 4 anni dal 30,1% al 21,8%, appare ancora lontano l’obiettivo quantitativo posto al 10%, a livello europeo dalla Conferenza di Lisbona, che ha individuato nella riduzione della dispersione scolastica tra le prime priorità che gli Stati membri dovrebbero raggiungere entro il 2010. La Sardegna nel 2007 è al quarto posto in termini di dispersione scolastica, con 2,1 punti di scostamento dalla media nazionale. E i tagli delle classi e del personale docente e non docente non possono che far aumentare il tasso di abbandono.
Il documento contiene anche alcuni dati, forniti dall’Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha pubblicato nei primi giorni di Settembre 2010 l'ultimo rapporto sull'educazione, nel quale l'Italia figura agli ultimi posto della classifica della percentuale di Pil destinata all'istruzione: il 4,5%, contro una media dei paesi Ocse del 5,7.
Rivolgiamo quindi, in base a questa analisi un invito a difendere il diritto dei nostri figli a studiare, ad accedere alla cultura, a difendere il diritto dei precari della scuola al lavoro: per questo chiediamo la solidarietà e l’impegno di tutti i delegati sindacali e di tutto il mondo del lavoro.