"Le tasse si devono pagare con il sorriso". "Ci ho provato, ma loro volevano i soldi"! È una vecchia battuta da cabaret che rischia di non far ridere più. I dati sulle entrate tributarie di febbraio 2009 confermano, peggiorandolo, il dato già allarmante di gennaio. Le entrate calano del 9,6% con una perdita secca di 2,7 miliardi di euro che sommati ai miliardi in meno di gennaio portano il risultato del 2009 a meno 4,3 miliardi *.
Qualcuno proverà a giustificare il crollo con gli effetti della crisi, magari chiamando in causa i licenziamenti e la conseguente perdita di massa salariale. Ma dovranno essere altre le spiegazioni, dato che l'unica voce che tiene e fa registrare addirittura un leggero incremento in controtendenza con i presunti effetti della crisi è proprio l'Irpef da lavoro dipendente. Così il segno meno fra entrate e uscite su base annua arriva a poco meno del 3% e non per colpa dei lavoratori dipendenti che hanno perso il posto. A calare, guarda un po', sono i versamenti dei lavoratori autonomi e quelli delle imprese, e anche in questo caso probabilmente si tireranno in ballo il calo dei consumi, la crisi internazionale, l'oroscopo e le congiunzioni astrali.
Una più sottile, scomoda verità ci induce a ritenere che dietro questo disastro tributario ci siano anche - se non soprattutto - altre ragioni. Forse sta sortendo effetti la cura Tremonti-Brunetta, somministrata in nome e per conto di un Governo che non è mai stato amico delle tasse né nemico di chi le ha sempre evase. Anzi, forse proprio con questi troppo vasti settori dell'elettorato italiano questo Governo aveva stretto un patto silenzioso in campagna elettorale e ora di quel patto se ne vedono i risultati.
Tagli agli incentivi dei lavoratori del Fisco, azzeramento del salario di produttività, stop alle carriere, riduzione delle dotazioni organiche e riorganizzazione dulcis in fundo sono la cura da cavallo cui è stata sottoposta (e lo è ancora finché il paziente guarirà) la macchina fiscale che funzionava talmente bene da essere un ostacolo al mantenimento delle promesse elettorali di cui sopra. Più norme dimostrano che l’attuale maggioranza di governo aveva intenzione di smantellare l'apparato di leggi e misure anti-evasione predisposte negli anni passati da Governi più decisi a contrastare il fenomeno. Ora le cifre mostrano gli effetti di tali decisioni non solo legislative.
La riorganizzazione messa in moto alle Entrate in questo momento, oltre a entrarci come i cavoli a merenda dato che gli uffici unici avevano appena cominciato a funzionare bene, sembra la risposta a un bisogno di inefficienza che non poteva essere sbandierato ai quattro venti. Niente più condoni tombali, ma la predisposizione di un pacchetto di misure legislative e amministrative in grado di ottenere gli stessi effetti. E d'altronde non s'era mai vista una pubblica amministrazione che dovrebbe fare della discrezione e della segretezza i suoi comandamenti, sbandierare in un decalogo diffuso ai mezzi d'informazione quali saranno le direttive per combattere l'evasione fiscale. E non s'era mai sentito dire che la tax compliance, cioè il pagamento spontaneo dei tributi fosse una delle leve per aumentare il gettito fiscale delle imprese.
Vorremmo sbagliarci, ma sentiamo aria di smobilitazione. Ci sembra che dietro il paravento della crisi, che pure c'è e colpisce sempre i soliti - tra cui ci sono i lavoratori a reddito fisso - si stiano nascondendo i soliti farabutti che stanno facendo evaporare i loro imponibili, forse perché hanno capito che dal 2009 le tasse si possono pagare davvero con un sorriso.
* Convertendo i dati monetari in spesa sociale, le minori entrate del 2009 corrispondono a quasi metà dei soldi che servirebbero per riparare tutti i danni del sisma in Abruzzo. E corrispondono anche alla spesa per l'assistenza sanitaria di tutta la popolazione abruzzese - anche quella non colpita dal sisma - per 2 anni. Tanto per parlare di solidarietà in un momento in cui ne servirebbe davvero tanta.