Sarebbe senz’altro più facile raccontare una storia accattivante e dalle tinte pastello. Qualcuno lo fa e riesce sorprendentemente a spacciare le proprie favole per verità. Ma la realtà sta diventando sempre più amara e le tinte sempre più fosche.
Basterebbe una lettura dei dati scevra da pregiudizi e manipolazioni, per rendersene conto; basterebbe fermarsi e fare semplicemente la conta dei danni che sono stati procurati in questi anni al sistema Paese, ai cittadini, ai lavoratori, ai pensionati, ai malati e pure alle nuove generazioni. Il ritornello recita “Non lasciamo indietro nessuno” perché effettivamente così si scrive. Ma si legge “Uno su mille ce la fa”.
Responsabilità piena del progressivo smantellamento del welfare, dei diritti e delle tutele, grava sullo Stato dei padroni e sui sindacati sornioni per non dire altro.
Qualcuno prova ad affermare: “Beh, almeno noi ci abbiamo provato! E voi altri, che non avete proposte serie, che non vi accollate il peso della responsabilità, che fate?”
Cari signori, il compito di un Sindacato di vera rappresentanza non è perseguire quello che più conviene alle lobby, ma ciò che è giusto per i Lavoratori.
E se la convenienza fosse stata una strada percorribile, l’avremmo percorsa a braccetto con voi fischiettando anche un allegro motivetto.
Se la convenienza avesse almeno garantito più diritti per tutti, avremmo anche potuto comprendere il goffo tentativo di aggrapparsi all’unico vero credo che vi è rimasto: il compromesso. Sempre e solo il compromesso.
Ma ciò che è stato raggiunto è ben lungi dall’essere anche solo lontanamente un compromesso. In realtà è il rinnegamento del proprio ruolo sociale, il tradimento di tutte le lotte e le conquiste del passato e, ciò che è peggio, la negazione dei diritti futuri.
Come ben illustrato da Luciano VASAPOLLO e Luigi ROMAGNOLI in occasione del Seminario sulla crisi e sulla precarietà tenutosi al Viminale lo scorso 15 maggio, è necessario riappropriarci della nostra forza, di Cittadini e di Lavoratori, per fare muro contro le logiche dello Stato SPA. E’ urgente dare inizio ad una nuova stagione di resistenza e di mobilitazione e chi sostiene il contrario è quanto meno fuori di testa o peggio ancora è uno a cui serve che i poteri forti rimangano lì dove attualmente si trovano.
Il sistema, così come oggi è concepito, è al collasso e l’unica certezza che ci restituisce e che qualsiasi Società fondi il proprio funzionamento su disuguaglianze sociali sempre più marcate, può solo generare un vuoto che viene presto colmato dalla violenza, dall’odio e da fanatismi di ogni ordine e grado.
Bisogna riprenderci tutto. Pretendere che lo Stato torni ad essere promotore di buona occupazione, di buon salario, di buona istruzione, di buona sanità, di buona previdenza, di buon ambiente.
Serve pertanto uscire dalle dinamiche individualistiche propugnate per disgregare i simili e tornare a pensarci come singoli in una moltitudine, individui in una collettività. In una parola, ritornare a pensarci come Popolo.
Cita una famosa massima: “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli”. E se questo vale qualcosa, vale ancora e sempre lottare insieme per il cambiamento!