Gentili Consiglieri del Consiglio Direttivo,
Gentili Membri della Comunità del Parco,
abbiamo appreso dal contenuto del comunicato di recente pubblicato dall’Ente Parco, dal titolo “Il Consiglio Direttivo e la Comunità del Parco della Majella rispondono agli attacchi della USB su gestione area protetta e lavoratori del Parco”, della valutazione positiva da Voi espressa sull’operato della Direzione, più in generale sulla gestione del Parco in questi anni, e del giudizio poco lusinghiero espresso nei confronti dell’azione esercitata a tutela della legalità, della corretta gestione del personale e dei dipendenti da questa organizzazione sindacale, bollata come “gratuito” attacco, intrisa di “inesattezze strumentali” e tesa a descrivere “una situazione gestionale assolutamente lontana dal vero” dell’Ente Parco.
Premesso che l’USB, anche se non è firmataria dell’ultimo CCNL, per la scelta di non avallare un contratto capestro per i dipendenti pubblici, e non per mancanza di rappresentatività essendo il secondo sindacato nel Comparto sia per voti alle elezioni RSU che per numero di iscritti, conosce benissimo quali sono le prerogative dell’Amministrazione in ordine alle scelte organizzative
dell’Ente Parco, ma conosce anche quali sono le prerogative sindacali circa il diritto di informazione, di confronto, partecipazione e trasparenza che la Direzione del Parco evidentemente ha ritenuto di dover cancellare completamente, dopo avere letto le argomentazioni da Voi addotte
a giustificare le valutazioni negative espresse sul nostro operato, confessiamo che siamo rimasti stupiti dal contenuto delle affermazioni riportate nella nota. Ancora di più, dal fatto che queste vengono espresse da rappresentanti di un’istituzione pubblica il cui operato deve essere improntato, oltre che all’attività di indirizzo, anche al controllo e alla verifica dell’operato della struttura tecnica, nella massima trasparenza e attraverso l’applicazione di leggi, norme e regolamenti.
Veniamo al punto: abbiamo denunciato che presidente e direttore sono da anni sotto processo per abuso d’ufficio e di questo almeno il Consiglio Direttivo ne è da tempo a conoscenza, ma non di meno, prima il presidente, quindi lo stesso consiglio ha nominato in tutti questi anni il Direttore responsabile della trasparenza e anticorruzione dell’Ente; con il Direttore stesso che in tutti questi
anni ha valutato nella più assoluta discrezionalità il personale, fra cui alcuni testimoni del processo che lo vede imputato, con valutazioni sulla performance espresse nella più totale discrezionalità, e senza possibilità di appello (considerato che, in base al sistema vigente, spetta al medesimo
Direttore fare le valutazioni e, sempre a lui, decidere su eventuali richieste di revisione da parte dei dipendenti). Sistema e valutazioni sono state puntualmente contestate negli anni da una parte
dei dipendenti e da questo sindacato, che ha inviato al Consiglio Direttivo anche diversi comunicati al riguardo, senza mai avere avuto uno straccio di risposta.
Del pari, non abbiamo contestato il fatto che il Direttore f.f. in questi anni abbia preso lo stesso stipendio, anche se la clausola secondo cui gli sono stati concessi rimborsi per il tragitto da casa alla sede dell’ente ci sembra a dir poco offensiva, ma abbiamo rilevato che la somma di oltre 71.000 euro solo nel 2016 (di cui 27.202 euro quale rimborso attività lavorativa secondo semestre 2015, 27.202 euro quale rimborso attività lavorativa primo semestre 2016 e 16.925 a titolo di retribuzione di risultato 2015) spesi per i suoi compensi annuali, quasi il triplo di quelli previsti originariamente, hanno costituito certamente, un aggravio non indifferente per le casse dell’ente e uno spreco di pubblico denaro, se si considera che, il dipendente interno cui era stato assegnato inizialmente il ruolo di direttore f.f. , avrebbe percepito un compenso ulteriore pari a zero euro.
Tanto che la stessa Corte dei Conti, nel relazione al Parlamento sul funzionamento dei Parchi1, evidenzia testualmente che: ”Al riguardo questa Corte evidenzia il notevole incremento dei
compensi percepiti dal Direttore rispetto all’importo originariamente concordato con l’ente parco
regionale, tenuto conto anche che trattasi di impegno lavorativo non esclusivo.”). Quindi non risponde al vero l’affermazione riportata nel Vostro comunicato circa i “significativi risparmi conseguiti da parte dell'Ente”. Come anche è falsa l’affermazione paventata nella Vostra nota, secondo cui la deliberazione presidenziale del secondo contratto del Direttore, l’ultima perché da allora si va avanti a proroghe, sia stata ratificata ed approvata dal Ministero Vigilante, come riportato dalla predetta Relazione della Corte dei Conti, vedi pagina 402 e 403, dove è riportato che: “ la convenzione stipulata con l’Ente Parco Regionale Sirente-Velino approvata con provvedimento presidenziale n.1 del 19 febbraio 2014 (non trasmesso al Ministero vigilante, come dichiarato in sede istruttoria dall’Ente). In base a tale convenzione al Direttore del citato Ente sono affidate funzioni condivise fino al completamento delle procedure concorsuali, che nelle premesse si afferma essere già state indette, ai sensi dell'art. 9, comma 11 della l. n. 394/1991.”
Quindi non risponde al vero l’affermazione riportata nella Vostra nota, secondo cui ”l’attività di vigilanza è sempre stata pienamente rispettata, mediante l'invio di tutte le deliberazioni di Consiglio Direttivo e di tutti gli atti fondamentali che al competente ministero devono essere sottoposti..”, anche perché ciò è avvenuto per una quantità di altre deliberazioni, non ultima quella ….. per la
quale l’ex responsabile dell’ufficio legale aveva rilevato la mancata trasmissione dell’atto al Ministero vigilante, segnalando la cosa anche al vice presidente dell’Ente, ricevendo per tutta risposta dal Direttore una missiva protocollata nella quale affermava che: “Vanno sottoposti all’attenzione del Ministero Vigilante solo gli atti di competenza del Consiglio Direttivo in materia di
programmazione o afferenti a questioni generali , come disposto dalla circolare n. 5543 del 28.05.2014 dello stesso Ministero” e nella precedente missiva diretta alla dipendente sottoposta a procedimenti disciplinare sempre il Direttore sosteneva che “in ottemperanza a quanto stabilito dalla direttiva DPN/7D/2005/12028 del Ministero dell’Ambiente, le deliberazioni del Consiglio
Direttivo non debbono essere tutte sottoposte all’attività di vigilanza del Ministero stesso.
È pertanto compito dell’organo politico e della direzione dell’Ente verificare quali e quante deliberazioni debbano essere trasmesse ed assoggettate al suddetto controllo, nel rispetto della predetta direttiva ministeriale“. Quindi, il controllato decide se e quali atti sottoporre a controllo!
Peccato che le citate circolari e direttive Ministeriali, dicano chiaramente ed esattamente il contrario, come comunicato dal citato responsabile dell’Ufficio Legale, investito per tale ragione dell’Ufficio competente per i Procedimenti disciplinari, sia al Direttore che al Vice Presidente del Consiglio Direttivo. In dette circolari e direttive è scritto testualmente: “La vigilanza rimessa al
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ai sensi del comma 1 dell’art. 9 della legge n. 394/1991, si attua mediante controllo preventivo di legittimità sulle deliberazioni degli organi amministrativi di cui al successivo comma 2 dell’art. 9. Va quindi escluso che siano assoggettabili a controllo atti espressione della funzione gestionale, rimessi all’esclusiva competenza del personale dirigenziale dell’Ente.” (Ministero dell’Ambiente - nota circolare DPN/7D/2005/12028 del 13.05.2005- pag. 5, paragrafo 3 attività di vigilanza). Non risulta, pertanto, sussistente la ritenuta discrezionalità, del Direttore e dell’organo politico dell’Ente nel decidere quante e quali delibere debbano essere sottoposte al controllo del Ministero Vigilante.
Quindi, a seguito di questi fatti l’ufficio legale veniva soppresso senza tanti complimenti. Al riguardo, rispetto alle affermazioni riportate nel Vostro comunicato sull’argomento, non possiamo che manifestare sconcerto per il contenuto falso delle stesse, anche perché la Responsabile dell’Ufficio, era stata investita in precedenza, in ragione di tale incarico anche dell’Ufficio competente per i procedimenti disciplinari, nonché, quale RUP, della procedura di formazione della terna per la nomina del direttore dell’Ente.
Innanzitutto, la soppressione dell’Ufficio Legale è stata disposta, senza mai risultare espressamente in nessun atto e pertanto senza motivazione alcuna. Infatti, la soppressione dell’ufficio Legale dell’Ente, risulta da un organigramma (SIC!) allegato ad una determina, della cui legittimità si dubita fortemente, adottata dal direttore f.f. Di Nino, nel quale, semplicemente non compare più la casella dell’Ufficio, presente fin dall’istituzione dell’Ente Parco, per la cura e la
trattazione principalmente dei procedimenti sanzionatori amministrativi, ed in generale del contezioso stragiudiziale, per l’assistenza giuridica agli uffici ed agli organi dell’Ente, nonché quale referente dell’Avvocatura dello Stato per i ricorsi giurisdizionali. Nel citato organigramma,
semplicemente, l’Ufficio scompare, senza che di ciò si faccia menzione nella determina cui è allegato, e della cui scomparsa, ci si può avvedere solo facendo il confronto con l’organigramma precedente. Dunque a Vostro avviso è corretto, lecito e legittimo che un ufficio di un ente pubblico esistente da 19 anni, possa scomparire nel nulla, tacitamente con provvedimento di un dirigente, nel quale non se ne fa affatto menzione e in assenza di qualsivoglia motivazione, senza che la responsabile, né le OO.SS., ne siano minimamente informati, al pari della responsabile, alla quale non si comunica nemmeno dove sarà collocata e con quali mansioni? La motivazione della soppressione, poi, fuori da ogni logica e ed al di fuori di ogni ragione e norma, la si apprende solo ora, dopo quasi due mesi, e nemmeno dal Direttore, ma dai Consiglieri del Consiglio Direttivo a seguito di un comunicato.
Sempre riguardo alle osservazioni da Voi fatte sull’argomento, giova, precisare che per nessuno dei posti nell’organico dell’Ente Parco è richiesta l’abilitazione professionale e per un semplice motivo, perché nell’ordinamento dell’Ente non è prevista la dirigenza e nello specifico nessuna delle figure rientranti nell’Area VI della dirigenza degli Enti Pubblici non economici, ove sono compresi i professionisti, tra cui gli avvocati, facenti parte dell’Avvocatura degli Enti i cui ordinamenti espressamente li abbiano istituiti, e che non rientra nel caso di specie, per i quali soli è richiesta l’abilitazione professionale e la cui disciplina giuridica ed economica nulla c’entra con l’ordinamento proprio del personale degli Enti Parco e nello specifico dell’Ente Parco Nazionale della Majella, che prevede un solo dirigente, il Direttore.
Strano, poi, che si lamenti l’impossibilità di esistere di un Ufficio pienamente legittimo, confondendo l’Ufficio dell’Avvocatura del comparto dirigenza, con l’Ufficio Legale, nell’ambito del personale non dirigente degli Enti Pubblici non economici, dicendo assurdamente che non può esistere autonomamente, infatti gli si cambia nome e lo si fa diventare Ufficio contenzioso accorpandolo all’Ufficio personale, anche se poi si scopre che nello stesso organigramma ci sono altri uffici i cui responsabili sono, non solo privi di abilitazione professionale, ma addirittura collocati in taluni casi in Area B, inferiore per titoli di accesso e competenze, all’Area C come nel caso della responsabile dell’Ufficio Legale dell’ente, nonché privi perfino di titolo di studio e competenze
professionali confacenti con l’Ufficio ricoperto.
La prova ulteriore di tale assunto è proprio il DPCM 29.08.2001, pubblicato sulla G.U.R.I. del 05.12.2001 n. 283 ai sensi e per gli effetti del quale “L’Avvocatura dello Stato è autorizzata ad assumere la rappresentanza e la difesa degli Enti Parco nazionali nei giudizi attivi e passivi avanti alle autorità giudiziarie, i collegi arbitrali, le giurisdizioni amministrative e speciali” proprio perché gli
Enti Parco, non hanno l’Avvocatura propria , alla quale supplisce l’Avvocatura dello Stato (che non è retribuita dall’Ente a dispetto dei legali del libero foro) la cui rappresentanza è organica ed
esclusiva. Proprio tale esclusività non ha voluto evidentemente intendere l’ormai ex Direttore f.f. di Nino, che pare, come risulta anche dal rapporto presentato dalla Corte di Conti, sul funzionamento degli enti parco, pag. 406, e contrariamente a quanto afferma il Consiglio Direttivo, abbia conferito
numerosi incarichi a legali del libero foro (il cui compenso professionale è a carico dell’Ente), in violazione della citata normativa e con possibile danno erariale e non solo, considerati anche i risvolti sulla validità delle relative costituzioni in giudizio dell’Ente. Altro che i paventati risparmi,
conseguiti “con la Direzione Di Nino, notevolmente ridotti grazie al ricorso all'Avvocatura dello Stato”.
E’ evidente, come si cerchi invano di arrampicarsi sugli specchi; si confondono contratti di lavoro del personale dirigente con quello non dirigente proprio del personale dipendente dell’Ente Parco della Majella, si forniscono motivazioni postume ed apparenti, per di più da parte di organi diversi da quelli che hanno adottato l’atto, al solo fine di giustificare quello che altro non è che un atto punitivo nei confronti di una dipendente, colpevole a nostro avviso di aver, tra le altre cose, archiviato un procedimento disciplinare, anch’esso punitivo, nei confronti di una collega che si era legittimamente rifiutata, così si legge nel provvedimento di archiviazione, di dare esecuzione ad
una delibera del Consiglio Direttivo dell’Ente, inefficace, per non essere mai stata inviata al Ministero Vigilante, per il controllo di legittimità di competenza (SIC!). La qual cosa ha evitato un
possibile danno erariale all’Ente, ma forse ha anche infastidito qualcuno.
Alla luce dei fatti descritti, abbiamo qualche dubbio sulla correttezza e l’obiettiva finalità delle scelte discrezionali fin qui adottate dal Direttore nel merito dell'organizzazione del lavoro, che invece rivendicano a spada tratta i Consiglieri del Direttivo, “per quelle che sono le competenze e le iniziative, che l'organizzazione in più uffici sviluppata in questi ultimi anni, con responsabili d'ufficio nominati sulla base di chiare evidenze curriculari e dell'esperienza maturata nel proprio settore...abbia determinato un positivo effetto di decentramento di funzioni e di valorizzazione dei diversi profili professionali”. Anche rispetto a queste scelte Vi abbiamo inviato in questi anni alcuni comunicati critici, senza mai ricevere risposte né tanto meno richieste di spiegazioni. Relativamente alle perplessità da Voi manifestate circa il “presunto allarmismo" da questo sindacato manifestato rispetto alla rimozione del RUP adibito alle procedure concorsuali per la nomina della terna da inviare al ministero, corre l’obbligo di evidenziare che il RUP aveva un
compito di non poco rilievo, quello di accertare il possesso e la permanenza dei requisiti di accesso alla valutazione di merito. Ci si chiede, infatti, perché se tanto poco contava detto ruolo, il Direttore di Nino l’ha revocato alla dipendente incaricata, assumendosene l’onere, in contrasto con quanto risulta dalla delibera di ratifica della procedura del Consiglio Direttivo che alla medesima
confermava il ruolo, e perché, inoltre, provvedeva ancor prima della revoca a prelevare le buste chiuse del concorso? Per quali motivi, come risulta dalla recente delibera di incarico del Direttore f.f., preannunciata da questo sindacato, non si è proceduto a riformulare la terna che tanto “legittimamente”, a vostro dire, è stata disposta dal Consiglio Direttivo, tanto da essere stata
oggetto di osservazioni da parte Ministero Vigilante, di fatto, violando, quanto statuito nella recente sentenza del T.A.R. l’Aquila che impone all’Ente di fare la terna concludendo la procedura concorsuale per la nomina del Direttore? Perché, se nulla c’è da nascondere, gli atti della procedura concorsuale propedeutici alla terna relativi all’ammissione alla fase successiva, proprio
quelli di competenza del RUP, non sono stati mai pubblicati a discapito dei partecipanti alla selezione ed in violazione della normativa sulla trasparenza e sui concorsi pubblici?
Circa l’irregolarità dei concorsi per responsabile scientifico e amministrativo riteniamo che forse avete parlato senza avere cognizione di causa. Altrimenti avreste necessariamente riscontrato che il Direttore f.f. Di Nino, è stato il factotum dell’intera procedura. Infatti, bandisce la selezione, redige
il bando, stabilisce i requisiti per la partecipazione, i criteri per la valutazione e i relativi punteggi, tutto in contrasto con il regolamento interno dei concorsi, si nomina Responsabile del Procedimento, Presidente della Commissione e attesta la regolarità del procedimento redatto da se stesso. Ma forse il massimo si riscontra nel caso del procedimento relativo al bando per responsabile amministrativo, nel quale la Commissione di valutazione, dopo aver aperto le buste dei candidati e quindi, dopo essere venuta a conoscenza dei titoli valutabili, in violazione della necessaria terzietà ed imparzialità di giudizio, si rende conto che per uno dei titoli valutabili -il parametro temporale- non era stato predeterminato!!! E cosa fa allora la Commissione presieduta
dal Direttore f.f. Di Nino? Nella persona del Presidente della Commissione, rinvia gli atti a sé stesso in altra veste, questa volta quale Direttore f.f. Di Nino, il quale con proprio atto, anche questo mai pubblicato, attribuisce il valore temporale al criterio mancante - ripetiamo dopo aver aperto i plichi e pertanto in assoluta violazione della garanzia di imparzialità del giudizio - e rinvia gli atti a sé stesso, nella veste di Presidente della Commissione per l’attribuzione dei punteggi ai candidati. Chi mai potrebbe, dopo quanto detto, dubitare, a detta dei Consiglieri del Consiglio Direttivo, della regolarità e legalità della procedura seguita, perché tutto è trasparente ed imparziale? Siamo fieri di dirlo: Noi, il sindacato USB, e siamo orgogliosi della correttezza del nostro operato.
Alla luce dei fatti esposti siamo a chiedere a tutti i Consiglieri del Consiglio Direttivo e ai membri della Comunità del Parco, se ritengono di confermare il contenuto del comunicato; ci chiediamo come sia stata possibile tanta miopia per un periodo così lungo, 4 anni, quali e quanti aspetti
positivi e benefici legittimi possano avere reso possibile tanta favorevole quanto acritica difesa di atteggiamenti e condotte indifendibili. Sarà stato “l’ambizioso progetto di aggiornamento del Piano per il Parco, con importanti adattamenti pianificatori” indicato sempre nello stesso comunicato, del quale ad oggi, dopo 5 anni non si vede la luce? Non osiamo immaginarlo! In ogni caso, qualora le posizioni espresse nel Comunicato in questione venissero confermate, risulterebbe evidente una corresponsabilità, quanto meno del Consiglio Direttivo, sulle irregolarità amministrative e sui comportamenti illegittimi sopra descritti e già segnalati da questo Sindacato ai competenti Organi di controllo.
In particolare chiediamo al Consigliere Fulvio Mamone Capria, anche in considerazione del fatto che riveste il ruolo di capo della Segreteria del Ministro dell’Ambiente, se fino ad ora, visto che da tempo non partecipa alle attività del Consiglio, ha avuto una qualche percezione dei fatti accaduti, cosa ha fatto per contrastarli e cosa aspetta a dare la dimissioni dal ruolo che ricopre nel Consiglio direttivo del Parco, in considerazione dell’evidente conflitto d’interesse che gli deriva dal ricoprire nello stesso momento i due incarichi.