Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe CONTE
Al Ministro dell’Interno
Luciana LAMORGESE
Al Viceministro dell’Interno
Sen. Vito Claudio CRIMI
Al Viceministro dell’Interno
On. Matteo MAURI
Ai Sottosegretari di Stato per l’Interno
On. Carlo SIBILIA - dott. Achille VARIATI
Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile
Capo Dipartimento
Prefetto Salvatore Mario MULAS
Tramite:
Ufficio I - Gabinetto del Capo Dipartimento
Capo del Gabinetto del Capo Dipartimento
Viceprefetto Roberta LULLI
Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Vice Capo Dipartimento Vicario
ing. Fabio DATTILO
Al responsabile dell'ufficio Garanzia dei Diritti Sindacali
dott.ssa Silvana LANZA BUCCERI
in riferimento alla nota in oggetto e alla nota prot.n.8830 del 14.05.2020 di pari oggetto, La scrivente O.S rappresentativa sul piano nazionale esprime forti dubbi se non perplessità sul contenuto di tale nota in quanto molto contraddittoria per certi versi, ove tale contraddittorietà sta diventando oggetto di strumentalizzazione e interpretazione ad personam. Infatti pervengono a questa O.S talune lamentele da alcune realtà territoriali di come tale nota sta diventando oggetto di strumentalizzazione da parte della dirigenza delle Sedi Periferiche. Pare che in alcuni Comandi Provinciali e Direzioni Regionali si stia predisponendo il rientro di tutto il personale dei Ruoli Tecnici Professionali cercando nel contempo di bypassare se così si può dire la modalità del lavoro agile.
Riteniamo utile ricordare alcune precisazioni ribadite dai seguenti decreti:
1)Il DPCM 26 Aprile 2020 per le attività professionali, inoltre, raccomanda sempre il ricorso allo smart working ove possibile e l'assunzione di protocolli di sicurezza anti-contagio. Nei casi in cui non si possa rispettare la distanza di un metro, il Decreto stabilisce "l'adozione di strumenti di protezione individuale".
2)La direttiva n.3/2020 del Ministero della Funzione Pubblica nel richiamare il citato DPCM 26 aprile 2020 ribadisce che l’attività svolta dalla amministrazione pubblica continua ad essere inserita nell’allegato 3 ossia tra le attività non sospese, fermo restando il richiamo al predetto articolo 87 che, come detto, definisce il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa.
3) Il decreto Cura Italia del 17 marzo 2020 sempre in tema di smart working, lascia invariata la disciplina dell'art. 87 secondo la quale fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica "ovvero fino ad una data antecedente" stabilita con DPCM, il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle PA le quali, conseguentemente:
· limitano la presenza del personale negli uffici esclusivamente per assicurare le attività indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro;
Premesso ciò, le linee guida adottate da codesto Dipartimento stanno diventando come già accennato prima, oggetto di strumentalizzazione da parte della dirigenza delle sedi periferiche. Dai decreti Governativi traspare che non solo il lavoro agile dovrà continuare ad essere la regola e non l’eccezione, dovrà continuare fino a fine emergenza che coincide con la data del 31 Dicembre 2020 così come stabilito dal Presidente del Consiglio Conte, e il rientro del personale negli uffici dovrà avvenire in maniera graduale rispettando norme e procedure ben definite.
La stessa linea guida di codesta Amministrazione non trattando esplicitamente nel presente documento ciò che riguarda il lavoro agile poiché già disciplinato da ultimo con nota n. 6612 del 26 marzo 2020, nel contempo recita che verrà aggiornata sulla base delle risultanze del gruppo di lavoro all'uopo costituito per l‟individuazione di specifiche e modalità applicative da adottare in futuro, previa condivisione con le OO.SS.
Poiché è stato attivato un gruppo di lavoro il cui scopo è individuare specifiche modalità applicative annessi anche al rientro graduale del personale, non si capisce come mai, dal momento che questo gruppo di lavoro è ancora all’opera di cui dovrà fornire ragioni del proprio operato anche alle OO.SS condividendone il lavoro svolto, di come la dirigenza delle sedi periferiche si arroghi il diritto di decidere in autonomia come e quando fare rientrare il personale quando ancora da codesto Dipartimento non si sono ancora avute chiare indicazioni in merito.
Questo modo di agire da parte dei Dirigenti si configura in un modo di fare scorretto ed arrogante non tenendo minimamente conto di decreti governativi e procedure ben definite.
In ultimo si precisa che il rientro del personale va inteso in coloro che svolgono attività in cui devono assicurare un servizio indifferibile e che richiede specifica presenza sul luogo di lavoro. Per tutti coloro che non svolgono attività connesso ad un servizio indifferibile e quindi non è richiesta la presenza sul luogo di lavoro proprio per continuare a limitare assembramenti ed evitare contagi, la tipologia di lavoro da adottare è sempre quella del lavoro agile.
Fin quando non si avranno direttive specifiche appare superfluo rammentare che si dovrà continuare ad operare come si è fatto fino ad ora.
Chiediamo all’occorrenza di vigilare e di indagare su questa situazione che si sta creando a livello nazionale soprattutto a livello di sedi periferiche e di fornire in tempi brevi indicazioni specifiche e dettagliate. In attesa di celere riscontro si porgono i saluti di rito.
il Coordinamento Nazionale USB VVF