Parlando dell'operato del governo, non è nostra intenzione indirizzare ideologicamente i nostri iscritti e
simpatizzanti, ma ci sembra doveroso farlo perché i riflessi dell'opera del governo hanno riflessi, più o meno
immediati, sulla vita dei lavoratori e dei pensionati. Lo abbiamo fatto con i governi precedenti e continueremo a
farlo con questo, dimostrando così la nostra indipendenza, giudicando sulle cose che esso fa o non fa, non sulla
base di pregiudizi ideologici. I partiti attualmente al governo in campagna elettorale ci avevano presentato un
programma che difficilmente si sarebbe potuto realizzare viste anche le intrinseche contraddizioni che hanno al
loro interno. Adesso i nodi cominciano a venire al pettine e il banco di prova è dato dalla stesura della legge di
stabilità che vogliono fare rispettando i parametri europei che sono delle tagliole fatte di austerità per paesi che
hanno un alto debito pubblico come l'Italia e che non possono contare sulla crescita che prevedevano. La coperta
risulta essere troppo corta per poter realizzare non solo quello che avevano promesso in campagna elettorale ma
perfino ciò che avevano sottoscritto nel ".Contratto di governo".
La flat tax per i ricchi e le imprese; il “reddito di cittadinanza”, la cancellazione della legge Fornero da cavalli di
battaglia che erano dei partiti che adesso governano sono diventate delle enunciazioni di cose che, forse si
faranno in futuro e forse no!
E nel frattempo pensano di fare cassa con i trucchetti già sperimentati dai governi che li hanno preceduti: taglio
sulle spese sanitarie, sulla scuola e tutto il sistema sociale. Chiameranno queste operazioni "razionalizzazione"
ma sappiamo benissimo, l'esperienza insegna, che saranno misure che incideranno sulla viva carne dei lavoratori
e dei pensionati.
Parliamo, dunque, delle ipotesi che stanno mettendo in campo sul piano pensionistico. Ipotesi che sono
diametralmente opposte da quelle prospettateci in campagna elettorale.
Le ipotesi in cantiere sono due: Il Movimento 5 Stelle propone un taglio sulle pensioni che superano i 4.000
euro mensili netti. La Lega invece propone di applicare un “contributo di solidarietà” a quelle al di sopra dei
5.000. Questa seconda misura porterebbe nelle casse dello Stato solamente circa 300 milioni. Quisquiglie sui
conti pubblici, senza considerare che la Corte costituzionale in questo caso, trattandosi di pensioni cospicue e
non di semplice perequazione, rigetterebbe una simile scelta come incostituzionale. Ed ecco, dunque, la furbata
della Lega: applicare il “contributo di solidarietà” a tutte le pensioni al di sopra dei 2.000 euro lordi. 2.000 euro
lordi significano 1.400-1.500 euro netti. Sono le pensioni percepite da insegnanti, operai qualificati (o che hanno
preso salari più alti, negli anni ‘70), impiegati di medio livello, dipendenti delle ferrovieri ecc. questo progetto se
andasse in porto sarebbe non solo iniquo ma infame e punitivo nei confronti dei lavoratori che hanno speso una
vita di lavoro e versato i contributi previdenziali per pagarsi un assegno pensionistico decente. L’intento è quello
di un taglio generalizzato alle pensioni, anzi, al sistema pensionistico, visto che la misura verrebbe estesa anche
ai futuri pensionati. Altro che “cancellare la Fornero”!!!
Di più, e qui sta il trucco: questi tagli (2 miliardi circa) verrebbero usati come "incentivi alle imprese", ovvero
ulteriori regalie date ai padroni per incentivare lavoro precario e massimizzare i loro profitti.
Non siamo certo noi ad essere contrari all’occupazione giovanile – anzi... – ma ci sono due menzogne che vanno
subito smascherate 1) dare soldi alle imprese, storicamente, non ha mai fatto aumentare l’occupazione; 2)
togliere risorse a una voce di bilancio – il sistema pensionistico – e riversarle su un altro capitolo di spesa apre la
strada a future rapine, facendo diventare il “tesoretto” dei contributi versati dai lavoratori , una cassaforte
facilmente scassinabile dal governo di turno.
Aderente
alla FSM