Quante volte abbiamo pensato che un bello sciopero per il diritto alla casa sarebbe servito e da quanto tempo questo non accade?
Certo l'attenzione da parte del sindacato non manca, ma il più delle volte il diritto all’abitare ci sembra praticato come un obiettivo collaterale rispetto alle mobilitazioni sul posto di lavoro, anziché come una rivendicazione autonoma, e fondamentale, di reddito indiretto. Eppure, l'emergenza abitativa riguarda in modo diretto la vita di milioni di persone: dalla crisi finanziaria del 2008 alla pandemia che stiamo vivendo, il numero delle famiglie in disagio abitativo, indebitate oltre le proprie possibilità, sotto sfratto, sgombero e pignoramento, è cresciuto enormemente. Per non parlare poi delle spese connesse alla casa, di quelle tariffe delle utenze che continuano a gonfiarsi, spingendo sempre più nuclei a scegliere tra cosa pagare e cosa tralasciare, con indubbie conseguenze sulla serenità di vita.
La condizione poi di molti lavori precari, informali, nonché dei sostegni al reddito (sempre in bilico e a rischio di essere ritoccati e rimossi, come nel caso del RdC) escludono completamente anche la possibilità di accedere al mercato degli affitti e men che meno dei mutui. Di certo non è l'elargizione di bonus a risolvere la situazione, né il criterio della fragilità sociale applicata persino alla calmierazione delle tariffe (come invece stanno facendo il Ministero delle Infrastrutture cosiddette Sostenibili, e il Ministero della Finta Transizione ecologica).
Come realtà sociali e sindacali alle prese con inquilinato in difficoltà e popolazione espulsa da qualsivoglia forma di welfare (sebbene ormai davvero ristretto), riteniamo lo sciopero generale indetto dal sindacalismo di base e conflittuale un'occasione per rappresentare il dramma di un mondo senza età alle prese con la questione casa.
La pressoché totale cancellazione dell'edilizia residenziale pubblica dal panorama (e dal dibattito) delle politiche infrastrutturali, e la scientifica eliminazione di qualsiasi meccanismo di pianificazione e calmierazione pubblica dell’offerta abitativa, hanno fatto sì che fosse il mercato a regolare tutto: ovviamente a proprio esclusivo profitto, con conseguente continuo rialzo degli affitti e l'affermazione del diritto proprietario su tutto il resto. L'abitazione è divenuta un bene di scambio piuttosto che un bene d'uso, ed una fascia sempre più larga di popolazione è entrata in emergenza. Anche e soprattutto le giovani generazioni alle prese spesso con redditi precari o da lavoro nero sono sempre più costrette a vivere con i loro genitori anche oltre i trent'anni, sostenendo mutui insopportabili come unica forma di welfare familiare ed intergenerazionale. Nessuna opportunità di vita autonoma viene favorita dall'attuale gestione delle politiche abitative del Governo.
Anche gli enti locali, in maniera lenta ma inesorabile si stanno adeguando a questo andazzo. Ci sono regioni che hanno legiferato in maniera sempre più restrittiva per l'accesso all'alloggio popolare (spesso e volentieri soffiando sul vento della xenofobia), spesso messo in vendita il patrimonio pubblico per fare cassa, arrivando anche al paradosso delle assegnazioni transitorie, o del fatto che coloro che entrano in una casa di proprietà pubblica pur avendone diritto debbano garantire la propria solvibilità tramite fidejussione bancaria, come sta accadendo in Umbria. Infine, è ormai tendenza diffusa ‘medicalizzare’ l’accesso alla casa popolare, trattandolo come esclusivo problema di fragilità sociale e di attitudine personale, anziché come un diritto che scaturisce dal bisogno fondamentale di un tetto sopra la testa. E chi non si piega da problema sociale diventa un problema di ordine pubblico!
Di fronte a questa strategia escludente, e osservando le intenzioni mostrate dal ministro Giovannini, competente in materia, rispetto alla gestione delle risorse del PNRR, ribadiamo l'assoluta necessità di un cambio di rotta. Lo abbiamo manifestato più volte sotto le finestre del ministero delle Infrastrutture e abbiamo capito che più di una attenzione di facciata non riusciamo ad ottenere. E ciò avviene nonostante il fatto che da oltre vent’anni esista un'inaccettabile mancanza di interventi e risorse orientate verso una politica pubblica strutturale e non emergenziale. Per questo crediamo importante sostenere lo sciopero indetto per l'11 ottobre e invitiamo l'intero paese e le realtà territoriali impegnate sul tema dell'abitare a mobilitarsi.
Far emergere le richieste che in diverse città vengono espresse sul piano locale anche su quello nazionale non solo aiuta le vertenze territoriali, ma pone la questione sul terreno più generale delle condizioni di vita, dell'uso delle risorse e del suolo, apertamente in conflitto con la rendita immobiliare e parassitaria. È necessario fare chiarezza anche verso quelle politiche, spesso avallate dai sindacati confederali e dalle forze politiche cosiddette di sinistra, che hanno permesso al mercato di prevalere distruggendo l'idea di un abitare garantito a tutti e favorendo la malsana idea che solo l'acquisto di una casa emancipa socialmente. In questo modo non solo si gettato nell'emergenza milioni di persone ma si è anche favorito il ricatto dell'urbanistica contrattata e del diritto edificatorio, con conseguente consumo di suolo indiscriminato.
Saremo presenti il giorno 11 ottobre nelle forme che riterremo opportune per rappresentare la necessità impellente di orientare risorse verso una politica pubblica dell'abitare. Siamo ancora in tempo per sottrarre le risorse in arrivo con il PNRR all’assalto alla diligenza delle grandi opere inutili e dannose, nonché alla razzia da parte delle lobbies dei costruttori che, totalmente indifferenti ai danni che hanno prodotto, oggi si propagandano sfacciatamente come trasformatori, attori della rigenerazione urbana, alfieri della sostenibilità e della transizione ecologica. A colpi di cemento, ça va sans dire.
Per tutte queste ragioni, convergeremo nelle mobilitazioni territoriali che il sindacalismo di base sta preparando in forma unitaria. Ci muoveremo liberamente. Ci faremo vedere e sentire.
Ci si vede nelle strade!
Movimento per il Diritto all'Abitare
Associazione Inquilini e Abitanti (ASIA-USB)