Dopo la grande mobilitazione dell’intera città di Pomigliano, che ha visto manifestare insieme, i lavoratori della Fiat e dell’indotto, con i lavoratori dell’Atitech, con i movimenti sociali della Campania, con i commercianti, personalità politiche e ecclesiastiche, la risposta di Marchionne conferma la chiusura dello stabilimento di Pomigliano nonostante gli ingenti finanziamenti pubblici di cui ha usufruito dai governi di centrodestra e centrosinistra in questi ultimi anni.
Gli annunciati esuberi a Pomigliano rappresentano la volontà dei padroni di scaricare la crisi generale dell'auto sulle spalle dei lavoratori. Sta accadendo negli USA con il fallimento della Generl Motors e in Germania migliaia di licenziamenti all’Opel. Ora tocca a Pomigliano dove la FIAT punta ad un drastico ridimensionamento dello stabilimento.
Eppure appena un anno fa Marchionne era osannato da Fiom, Fim, Uilm, Fismic, e da tutti i partiti che ne magnificavano il suo “piano” che già allora presentava il suo amaro conto: 316 operai “deportati” a Nola e licenziamenti politici contro quei lavoratori che non abbassavano la testa all’autoritarismo della FIAT.
Quelle stesse organizzazioni sindacali che oggi gridano al tradimento dei vertici Fiat e che, in queste settimane, stanno facendo di tutto per contenere la rabbia operaia, senza mettere in campo iniziative realmente conflittuali, che ribadiscano che “nessun posto di lavoro deve essere perso”.
E’ necessario quindi intraprendere momenti di lotta ancora più efficaci, per non soccombere al drammatico destino che governo, confindustria e sindacati collaborazionisti hanno preparato per lo stabilimento di Pomigliano. Dopo il periodo di cassaintegrazione, infatti né il governo, né le istituzioni locali, né la Fiat e tantomeno Fiom, Fim, Uilm, Fismic sono impegnati nel mantenimento dei livelli occupazionali e nel rilancio industriale.
Di fronte ad un governo che continua ad offrire il suo appoggio alle banche e non al lavoro, di fronte ad un governo che vuole smantellare l’istituto del Contratto Collettivo Nazionale e vuole limitare il diritto di sciopero e di manifestazione occorre mobilitarsi – in fabbrica e sul territorio – per dimostrare concretamente che i lavoratori, i precari e i disoccupati NON VOGLIONO PAGARE LA CRISI dei capitalisti.
Le organizzazioni sindacali del Patto di Base (COBAS – FLMU/CUB – SdL) indicono una ASSEMBLEA APERTA, per Giovedì 12 Marzo, alle ore 13, al cancello 2 dello stabilimento FIAT di Pomigliano, per discutere le iniziative più efficaci da mettere in atto per difendere tutti i posti di lavoro degli operai della FIAT e dell’intero indotto.
Inoltre in occasione della presenza di Berlusconi ad Acerra il 26 marzo, per la criminale inaugurazione dell’inceneritore di Acerra, dannoso per l’ambiente e la salute delle nostre popolazioni, organizziamoci per far sentire la voce dei lavoratori e dei disoccupati.
Cobas - Flmu CUB - SdL