Il 9 dicembre l’USB ha presentato alla Commissione Europea una richiesta di procedura di infrazione nei confronti del governo Renzi per aver violato i Regolamenti in materia di programmazione dei Fondi Strutturali per il periodo 2014/20202. La richiesta è stata poi presentata pubblicamente in una conferenza stampa tenutasi al Parlamento Europeo a Bruxelles insieme al gruppo parlamentare del Movimento Cinque Stelle.
L’USB imputa al governo Renzi di aver violato il Codice di Condotta del partenariato, un Regolamento entrato in vigore nel gennaio di quest’anno, che vincola tutti gli enti gestori, quindi il Governo, i diversi Ministeri interessati e tutte le Regioni, a programmare l’uso dei Fondi europei attraverso una procedura partecipata. Il Codice non si limita a consigliare ma obbliga tutti gli Enti che devono programmare a farlo in partenariato, cioè coinvolgendo i diversi attori sociali, economici ed istituzionali. L’Italia invece ha continuato a gestire la programmazione in ambienti ristretti, limitando la consultazione ai soliti noti, gli stessi che per circa vent’anni hanno goduto dei finanziamenti europei a proprio uso e consumo.
La mancata programmazione partecipata e trasparente è proprio uno dei fattori che hanno garantito in tutti questi anni che il flusso dei finanziamenti europei andasse a vantaggio di un sistema politico ed economico di tipo parassitario, non esente da forti collusioni con la malavita organizzata. Questo spiega perché i Fondi non sono mai stati un fattore di coesione territoriale e sociale, uno strumento cioè per ridurre le disuguaglianze, che costituisce la mission fondamentale dei fondi strutturali. Ma permette di capire anche il paradosso di un paese che non solo versa all’Europa più di quanto riceve, ma poi rimanda indietro una buona fetta dei Fondi perché non riesce a spenderli (per la programmazione precedente siamo fermi al 62%).
La mancata partecipazione nella programmazione dei Fondi 2014/2020 si è evidenziata non solo per l’esclusione di USB dal tavolo di partenariato nazionale e da quelli di quasi tutte le regioni, ma anche per l’assenza di criteri certi circa la composizione di quegli stessi tavoli. Inoltre, lì dove USB è riuscita invece a farsi accogliere nel partenariato (grazie alla mobilitazione) è emersa una gestione puramente formale dei percorsi di partenariato, dove tutto risultava già deciso altrove.
Questa grave violazione dei Regolamenti da parte dell’Italia sta all’origine di una programmazione completamente sbagliata dei Fondi 2014-2020. Il mancato coinvolgimento del territorio, a cominciare dai grandi Comuni completamente bypassati dalle rispettive Regioni, ha impedito di recepire le effettive esigenze del paese e questo spiega per esempio perché il tema del risanamento delle periferie metropolitane sia completamente assente dal documento italiano di programmazione. Così come resta fuori la grandissima emergenza sociale del diritto all’abitare, fonte primaria di inclusione sociale e di diritti di cittadinanza.
Chiusa la fase della programmazione la partita sui Fondi europei è però tutt’altro che esaurita. Cittadini, movimenti, organizzazioni sociali hanno il diritto, sancito dallo stesso Codice di Condotta, di partecipare a tutte le fasi successive, di gestione, attuazione e controllo sull’uso dei Fondi. Esclusi dal momento importantissimo della programmazione generale dei Fondi, possiamo far sentire la nostra protesta sul modo in cui questi soldi verranno spesi, a cominciare dalla rivendicazione che essi vengano effettivamente impiegati per le finalità spesso fumose o generiche per le quali sono stati stanziati. E qui gli spazi di intervento sono molto ampi.
La prima questione per USB resta il tema dell’occupazione in funzione del risanamento del paese. Dalla protezione dell’ambiente alla salvaguardia del paesaggio, dalla rinascita delle periferie urbane al riuso del patrimonio edilizio per allargare l’edilizia residenziale popolare, dalla difesa della ricerca pubblica al rilancio dell’intervento pubblico nella gestione dei beni culturali, dei beni comuni e dei servizi di interesse collettivo.
In questa azione di pressione continua che dovremo esercitare nei prossimi mesi, anche di concerto con altri soggetti sociali organizzati, la richiesta di procedura di infrazione potrà tornare utile. Essa infatti costringerà tutte le controparti ad una maggiore trasparenza a causa dell’azione ispettiva che la Commissione europea eserciterà su tutto il processo di gestione dei Fondi. E questo allargherà gli spazi e darà più respiro alle nostre mobilitazioni.