Tra 100 giorni la mannaia dei provvedimenti presentati dal Ministro Brunetta cadrà sui diritti di migliaia di precari degli enti di ricerca, vanificando anni di lotte ed i diritti che ne sono derivati. Solo a Roma, se le norme fossero applicate correttamente, si determinerebbero circa 4.000 licenziamenti: più di 800 all’ISS, 250 all’ISFOL, 150 all’INRAN e all’INEA, 300 al CRA, 400 all’ENEA, 500 all’ISPRA, 500 all’INGV, circa 1000 tra CNR, INFN e INAF. Di questo problema ha preso atto anche l’Assessorato al Lavoro del Comune di Roma, che ha concordato con USI RdB di attivare la sede conciliativa per eventuali licenziamenti, già avvenuti all’ISPRA e al CRA.
“Non lasceremo trascorrere questi 100 giorni nell’indifferenza - annuncia Claudio Argentini della Segreteria Nazionale USI-RdB Ricerca – ma lanciamo una serie di iniziative di lotta per denunciare il depauperamento della ricerca pubblica italiana, attuato anche attraverso la mancata assunzione di un’intera generazione di ricercatori e tecnici di altissimo livello. Oggi si è svolta la prima iniziativa significativa, con 200 precari dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno manifestato davanti all’ex Ministero della Salute ottenendo un incontro con una delegazione inviata dal Sottosegretario Fazio. Ne è scaturito un impegno a livello ministeriale per studiare una norma che permetta il completamento delle stabilizzazioni e per valutare un incremento dei fondi destinati al personale. Incremento che permetterebbe l’emersione di tutte quelle forme contrattuali molto vicine al lavoro nero, le quali per tanti anni hanno nascosto l’esistenza dei precari”.
“La nostra proposta è semplice - prosegue Argentini - chiediamo investimenti per allargare le piante organiche degli enti e avviarci verso numeri di assunti paragonabili a quella dei paesi europei, che sono circa 3 volte quelli italiani; chiediamo che sparisca il lavoro nero rappresentato da falsi contratti di collaborazione e assegni di ricerca, e che tutti i lavoratori siano avviati all’assunzione a tempo indeterminato, senza utilizzare strumenti clientelari come i concorsi ma verificando l’attività svolta, un metodo sicuramente più certo per assicurare all’Italia un futuro di sviluppo. Le nostre lotte convergono con quelle del sindacalismo di base, e parteciperemo alla manifestazione nazionale del 28 marzo a Roma, perché la ricerca pubblica e i suoi lavoratori la crisi non la vogliono pagare”, conclude il dirigente sindacale.
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