Facendo proprio il programma di Confindustria e accentuando le "ragioni" di un nuovo patto tra padronato e CGIL, CISL, UIL (un vero e proprio collaborazionismo che si sta realizzando a partire dalla trattativa per la riforma della contrattazione), la manovra finanziaria di Tremonti è caratterizzata da un nuovo violento attacco ai lavoratori, sia pubblici che privati, e ai servizi sociali.
Mercato del lavoro: si riconferma la parte peggiore della Legge 30 con la reintroduzione del lavoro a chiamata, dei contratti week end, del lavoro occasionale pagato con voucher e senza alcun diritto, con la deroga alla durata dei contratti a termine (ora stabilita in 36 mesi) tramite accordi tra le parti, con l’allungamento della durata dell’apprendistato professionalizzante; si modifica la disciplina del lavoro notturno, con deroghe all’obbligo dei riposi giornalieri e settimanali, si introduce la revisione dei lavori usuranti, si liberalizzano gli straordinari, si abolisce la norma sulle dimissioni in bianco e si introducono normative meno vincolanti per i licenziamenti; si abolisce il cumulo tra pensioni e lavoro, bruciando, così, la possibilità per molti giovani disoccupati di accedere al lavoro.
Pubblica Amministrazione: è il settore più colpito dai tagli, 17 miliardi in meno in tre anni per i ministeri, 3 miliardi per le spese del pubblico impiego e della scuola, nessuno stanziamento per i rinnovi contrattuali, inasprimento delle misure relative a licenziamenti, mobilità ed esuberi, accentuazione delle esternalizzazioni e della flessibilità a partire dalla reintroduzione degli interinali, dei contratti a termine con il divieto di trasformazione a tempo indeterminato; blocco delle assunzioni e della stabilizzazione dei precari, inclusi i co.co.co.
Enti Locali: via 17 miliardi di euro in tre anni; in particolare saranno colpiti trasporti e sanità, con la reintroduzione dei tickets, ma è indubbio che tutto ciò si trasformerà in aumento delle tasse locali e in un peggioramento/rincari dei servizi ai cittadini o in veri e propri tagli a compensazione, come già avvenuto con l’abolizione dell’ICI.
Servizi Pubblici Locali: liberalizzazione dei servizi pubblici locali e ulteriore privatizzazione delle aziende ex municipalizzate, con divieto di affidamento in house e con obbligo di ricorso a gare d’appalto: questo significa accentuazione del processo di smantellamento ed esternalizzazione dei servizi, con peggioramento delle condizioni contrattuali dei lavoratori dei trasporti, del gas, acqua, energia ed igiene ambientale. Si riprende, insomma, il Disegno di Legge Lanzillotta (governo Prodi) stoppato nella scorsa legislatura dalle lotte e dalle mobilitazioni popolari.
Strategia Energetica Nazionale: delega al Governo per individuare, entro dicembre, i siti e le aree di stoccaggio per quattro centrali nucleari. I siti sono denominati "aree d’interesse strategico nazionale soggette a speciali forme di vigilanza e protezione", sottratte al controllo dei cittadini e delle istituzioni locali. Il Governo mantiene la parola data a Confindustria, molto interessata al business visto che ogni centrale verrà a costare ai contribuenti almeno 5 miliardi di euro.
Ma non solo fa carta straccia della volontà antinucleare del popolo italiano, decide di non tener in considerazione neppure i rilievi espressi dai maggiori esperti, sia in merito alla sicurezza della tecnologia, oggi in uso, sia in relazione allo smaltimento delle scorie: ancora non sappiamo dove mettere quelle delle vecchie centrali, posteggiate a Saluggia.
Ancora una volta, una manovra finanziaria all’insegna della produttività e dei profitti, con meno diritti e più precarietà, contro la quale è necessario mettere in campo tutta la nostra capacità di mobilitazione, rafforzando il sindacalismo di base e le sue lotte.