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Comunicati Stampa

MANOVRA: USB, SERVE LO SCIOPERO GENERALE PER LICENZIARE MONTI

Roma,

L'Esecutivo nazionale confederale dell’Unione Sindacale di Base, riunitosi il 5 dicembre, esprime una valutazione fortemente negativa sul decreto Monti, sia perché questo non coglie assolutamente le necessità di un mutamento complessivo delle ragioni che hanno prodotto l'attuale situazione di crisi - cioè i meccanismi finanziari e delle istituzioni europei ed internazionali - sia perché penalizza pesantemente i lavoratori e le fasce più deboli della popolazione.

 

Si colpisce il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni, il diritto ad andare in pensione ad un'età accettabile e si inserisce una super-ICI anche sulla prima casa. Aumentano l'IVA, la benzina e le tasse regionali; si mettono in cantiere nuove liberalizzazioni e dismissioni dei beni pubblici. Tutto ciò a fronte di agevolazioni fiscali per le aziende e garanzie per il futuro delle banche. Manca poi una vera patrimoniale ed enorme è la demagogia di misure che colpiscono lievemente alcuni beni di lusso spacciate quale elemento di equità.

 

Le misure sul lavoro, che arriveranno sin dalle prossime settimane, sono annunciate da tempo e prevedono ulteriori e forti limitazioni dei diritti dei lavoratori ed un peggioramento sostanziale delle condizioni di lavoro.

 

USB ritiene necessaria una risposta generale forte e prolungata, che dovrà essere costruita sin dai prossimi giorni. Un percorso che dovrà preparare uno sciopero generale importante, che fermi il Paese e che nulla ha a che vedere con le iniziative scomposte messe in piedi in queste ore da Cgil, Cisl e Uil, finalizzate essenzialmente a riacquisire un ruolo nell'ambito di una concertazione che Monti nega anche a chi ha sempre “collaborato” con il governo Berlusconi.

 

Non servono quindi iniziative che si limitano a chiedere piccoli modifiche alla manovra: serve uno sciopero generale per licenziare il governo Monti, contro l'Europa delle banche e della finanza, contro coloro che hanno determinato la crisi, contro i meccanismi insiti in un sistema che sta disegnando un nuovo ordine mondiale, ancor più autoritario, dove i poveri sono sempre di più e sempre più poveri ed i ricchi sono sempre di meno e sempre più ricchi.