Ottima riuscita dello sciopero provinciale preso la nostra Dp di Ancona con punte dell’80% e una media del 58%. Ora pensiamo sia importante che questa iniziativa conflittuale, realizzata a carattere provinciale, possa espandersi a macchia d’olio e coinvolgere le OO. SS. Nazionali e coniugarsi con i lavoratori che lottano innanzitutto per il rispetto della loro persona e della loro dignità da parte dei dirigenti, contro la modifica dell’orario di lavoro, l’aumento dei carichi di lavoro, la valutazione nelle progressioni economiche e la necessità di stabilizzare le risorse del salario accessorio. In poche parole reagire compatti alle politiche oppressive sul lavoro.
Crediamo che occorra innanzitutto ristabilire diritti, regole certe a partire dal Contratto, intervenire sui blocchi salariali, sui tagli al salario accessorio, sulle modifiche dei part time, sul blocco delle carriere e delle assunzioni.
Realizzare un clima più sereno mentre intorno tutto crolla può, addirittura, formare in noi lavoratori quella sensazione di tranquillità che ci potrebbe avvolgere come una nebbia. Ciò vuol dire che non basta lottare per la serenità lavorativa ma affinché questo benessere possa essere reale e non fittizio non si possono tralasciare i problemi che riguardano, salario, diritti, orario, servizi e carichi di lavoro.
Nel comunicato unitario post sciopero abbiamo dichiarato: “che nessuno può, oggi, garantire la valutazione annuale da parte dello stesso Dirigente che ha conferito, a suo tempo, incarichi ai sensi dell’articolo 18” e su questo c’è bisogno che le OO. SS. Nazionali si esprimano in merito a procedure trasparenti condivise sulle selezioni (e non lasciate al libero arbitrio del dirigente di turno), alla sperimentazione sull’orario e alla riduzione della flessibilità; solo così sarà possibile rispondere alle richieste dei lavoratori di Ancona.
Crediamo fortemente che solo la coerenza sindacale a tutti i livelli possa garantire un futuro migliore ai lavoratori.
Il “nuovo” patto sociale di ferro che si prepara per sostenere il governo Monti crediamo che non possa appoggiare l'ennesima purga finanziaria sulle spalle dei lavoratori dipendenti, ma debba spingere a far pagare la crisi a chi l’ha provocata: banche, assicurazione e lobby di potere, colpendo le rendite finanziarie, i patrimoni e i privilegi dei poteri forti di questo paese, non con misure di facciata ma strutturali.
Solo così il solco del conflitto aperto ad Ancona potrà trasportare la nostra ribellione verso un unico grande fiume, capace di abbattere il cumulo di oppressioni posto sulle spalle dei lavoratori italiani e dell’Europa intera.
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