Tutto va bene lo dice la statistica!
È l’estrema sintesi dell’incontro tenutosi con la Direzione Regionale sul Budget assegnato alle strutture per il 2023.
Infatti a fronte delle doglianze sindacali sulle criticità dell’anno appena trascorso in cui le strutture territoriali hanno sofferto disagi lavorativi dovuti alla carenza delle piante organiche e di carichi di lavoro sproporzionati, uno sciorinare di dati statistici che mostrerebbero come nell’anno in corso le cose sono migliorate rispetto all’anno appena trascorso.
Quello che occorre evidenziare e che oggi i lavoratori hanno sempre meno peso nel controllo dell’organizzazione del lavoro.
Il potere è tutto nelle mani della dirigenza. Il contratto collettivo nazionale di lavoro non prevede per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro nemmeno il confronto (Sigh!), mentre allo stesso tempo abbiamo un sistema di valutazione come ulteriore strumento di controllo dei lavoratori (come abbiamo più volte ripetuto la valutazione individuale della prestazione favorisce più l’azienda che il dipendente, in quanto la utilizza come leva per aumentare il potere di controllo sul lavoratore e sulle prestazioni, e quindi per aumentare la flessibilità e i ritmi di lavoro).
Che fare?
Una sana lotta di classe, ci viene da dire!
Infatti, come ha detto il plurimiliardario Mr. Warren Buffet “la lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi!” O come aveva affermato il prof. Luciano Gallino (noto sociologo professore emerito dell’Università di Torino) “Io credo che la lotta di classe non sia finita: al contrario, oggi è più attuale che mai. Solo che una parte è perdente perché non ha gli strumenti politici e culturali per produrla». Così rispondeva infatti qualche anno fa all’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, alla Confindustria e perfino ad alcuni sindacati che vorrebbero inaugurare un’era del «Dopo Cristo», dove i conflitti tra capitale e lavoro sparirebbero, lasciando spazio alla «collaborazione», o meglio ancora alla «complicità». «Siamo davanti a una grande sconfitta che è maturata da una trentina di anni – dichiarava sempre Gallino – dagli anni ottanta la pressione sui sindacati, sullo stato sociale, sui salari, sulle condizioni di lavoro è stata crescente, in Italia come all’estero, ma la capacità di contrastarla è stata limitata. Dunque la lotta di classe c’è, ma chi la conduce sono i vincitori».
La ricetta non è semplice.
Noi conosciamo una sola strada, l’unica che nei decenni ha portato non solo a bloccare lo sfruttamento, ma ad invertire la tendenza e a recuperare diritti.
La strada maestra è quella di rendersi protagonisti di un sano “conflitto sindacale” e un sano “egoismo solidaristico” e rigettare tutte le logiche che ci mettono uno contro l’altro; sostenere il nostro sindacato partecipando alle iniziative di lotta; rifiutare accordi che dividono e cercare accordi che uniscono.
Senza l'attenzione dei Lavoratori, senza la loro partecipazione, senza il loro contributo critico, non sarà possibile invertire la tendenza che vede le scelte calarsi dall’alto nei posti di lavoro…