La prima legge che vietava il licenziamento alle lavoratrici madri è la n.860 del 26 agosto 1950, (arrivata dopo decenni in cui venivano introdotte maggiori tutele per donne e fanciulli dal 1886 e passando dalla Legge Carcano del 1902). Si proponeva di assicurare garanzie allo scopo di reprimere l'intento dei datori di lavoro di licenziare o penalizzare la donna lavoratrice che si trovi in condizioni di maternità.
Molti anni dopo e l'introduzione di diverse riforme del lavoro, dal Pacchetto Treu alla c.d “Legge Biagi”, ci ritroviamo a confrontarci con le stesse discriminazioni del secolo scorso elaborate in maniera più subdola in modo che le lavoratrici madri non risultino licenziate ma in modo che il contratto non risulti più necessario. L'art.53 D.Lgs. n.151 del 26 marzo 2001 stabilisce che è vietato adibire le donne al lavoro notturno dall'accertamento dello stato di gravidanza fino ad un anno di età del bambino(un articolo che ci trova pienamente d'accordo e che dovrebbe essere integrato da maggiori formedi tutela).
Nel CCNL di somministrazione a firma Cgil, Cisl, Uil e Assolavoro non è prevista alcuna forma di tutela per le lavoratrici madri impiegate nei turni notturni che si trovano a dover scegliere se avere un figlio o mantenere il lavoro. Infatti è prevista la precedenza al rientro successivo alla maternità per la stessa tipologia di contratto ma, non potendo essere adibite a lavoro notturno e non potendo usufruire di quel tipo di contratto, perdono, di fatto il lavoro.
Abbiamo esperienza diretta di queste situazioni nella P.A. ed in particolare in Sanità dove diverse Aziende Ospedaliere genovesi sono gestite dalla Curia ma non ci è possibile sapere quante donne sono coinvolte in questa situazione poiché il più delle volte sono “invisibili” e non tutelate. Abbiamo denunciato la questione alla Consigliera di parità regionale e nazionale non ricevendo risposta alcuna su una questione che appare come una palese discriminazione tra sessi.
Facciamo un appello alla politica affinchè intervenga immediatamente. Sindacalmente proporremo nella contrattazione di secondo livello maggiori forme di tutela
Luca Nanfria Rsu Usb Gaslini Coordinamento Nazionale Usb Sanità