Una valanga di denaro pubblico gettato per manichini, televisori, modellini, bandierine e altra chincaglieria. Ecco tutti i costi della festa delle Forze Armate nel Circo Massimo, voluta dal ministro per celebrare se stesso, alla faccia della crisi.
Un tempo il Quattro novembre era il giorno in cui le caserme si aprivano: una festa di democrazia con i cittadini che potevano entrare nella vita dei militari.
Ma il ministro Ignazio La Russa ha pensato di fare le cose in grande e trasformare il centro di Roma in una piazza d'armi ai piedi dei palazzi imperiali.
Costosissima. I documenti riservati che L'Espresso pubblica in esclusiva dimostrano che per il week end di esibizione nel Circo Massimo si spenderà circa mezzo milione di euro.
E questo in un momento in cui la crisi spinge la nazione sull'orlo della bancarotta.
Per una settimana su molte strade della capitale si incontravano convogli con carri armati e semoventi, che hanno mandato il traffico in tilt, mentre elicotteri atterrano davanti alla zona archeologica: una piccola replica della parata del 2 giugno.
Come accade da tre anni, le forze armate mettono in mostra i loro mezzi di pace e di guerra, esibendoli in uno show con prezzi discutibili. La lista della spesa è impressionante. Si parte con settemila euro di bandierine.
Oltre 25 mila euro per l'impianto di illuminazione, 3.650 per la ghiaia da spargere sul terreno, cinquemila per noleggiare la recinzione, 14 mila per affittare i wc chimici. Insolita l'uscita di 15 mila euro per il noleggio di pulman: le forze armate ne possiedono centinaia, a che servono questi rinforzi?
Forse per garantire confort extralusso a qualche autorità che non è abituata ai sedili spartani dei normali torpedoni?
Che dire invece dei manifesti sugli autobus pubblici? Ne sono stati stampati cento, poi buttati via e rifatti perchè era cambiata la sede del concerto: 1.100 euro. Solo per "riparare e lavare" le bandiere tricolori sono andati via mille euro.
E il rancio? Cinquemila di materiali da cucina "da impiegare al Circo Massimo". Stupiscono i tremila per "il funzionamento dei sistemi informatici": specificando che si tratta di "parti di ricambio" per le attrezzature impiegate nell'area. Difficile capire quali pezzi si logorino nei computer che serviranno per due giorni di festa nel centro di Roma: Esercito e Marina hanno sistemi informatici costruiti per funzionare in mezzo al deserto e sotto i bombardamenti ma temono di perdere i pezzi al Circo Massimo?
Alcune voci appaiono singolari.
Oltre 12 mila euro per la "stampa di banner per allestimento portale". duemila di materiale odontoiatrico, duemila di attrezzature tipografiche, 5.500 di "monouso e pulizia" per la mensa da campo.
Insospettiscono i dodici manichini per "esposizione uniformi storiche" sono costati 6600 euro: 550 euro per sagoma, neanche fossero automi...
Forse al vertice della Difesa dimenticano che a Roma esistono almeno cinque musei militari e centinaia di manichini pronti al trasferimento sul nuovo fronte: granatieri, carabinieri, fanti, carristi, genieri d'epoca, senza bisogno di arruolare altre reclute immoobili.
Anche la tecnologia è cara. Per noleggiare cinque tv color da 50 pollici escono cinquemila euro, tremila per un videowall, 6000 per allestire gli impianti elettrici, 2500 per "implementare l'impianto di diffusione sonora".
C'è poi la tendona-tensostruttura, che è costata 28 mila euro. E l'esposizione dei modelli in scala reale di aerei da ventimila euro. Trentamila euro se ne vanno in rappresentanza e promozione.
E quattromila per "spese di cancelleria, telefoniche e postali".
Anche la truppa riceverà degli extra per la spedizione romana.
Circa 18 mila euro di straordinari, 9000 per spese di trasporto e missione, Mille euro di "indennità di marcia" per l'Ottavo Reggimento Casilina: i tempi in cui i bersaglieri correvano senza sosta e senza supplementi forse sono superati dalla storia.
Alla fine si contano 355 mila euro solo di uscite fuori bilancio.
A cui vanno aggiunti i carburanti. E l'esibizione delle Frecce Tricolori che hanno segneto i sette colli con il loro spettacolo di acrobazie.
C'era bisogno di questo show?
Le nostre forze armate hanno appena concluso una guerra voluta dal parlamento e dal capo dello Stato: la campagna in Libia dove Aeronautica e Marina sono state impegnate in pattugliamenti e nei più massicci bombardamenti della storia repubblicana.
Sono impegnate in Afghanistan, dove giovedì si è combattuto alle porte del nostro comando di Herat.
Ma non si capisce la necessità di questo doppione della festa del Due giugno, dove hanno già sfilato tutti i mezzi e tutti i reparti.
Non era più efficace mantenere la tradizione delle caserme aperte?
Alle porte di Roma esiste la città militare della Cecchignola, con mezzi, veicoli, cannoni, computer e cucine che funzionano tutti i giorni senza bisogno di spese ulteriori. La capitale è poi costellata di basi e ministeri, con le loro raccolte storiche, i modellini e i cimeli delle imprese epiche.
Lo spreco di denaro pubblico per il campo d'armi nel circo degli imperatori tanto caro al ministro La Russa va invece a incidere su bilanci dove anche la Difesa stenta a tirate avanti.
Oggi molte caserme non riescono nemmeno a pagare la bolletta della luce. L'ordine del ministero è di saldare il conto solo quando arriva la minaccia di distacco per morosità. In un caso, nella base di un reparto del genio trasmissioni, sono stati allestiti i gruppi elettrogeni da prima linea per fronteggiare l'eventualità del distacco.
Quanti conti si sarebbero saldati con il mezzo milione del La Russa Imperial Show?
Per non parlare dello staff personale dell'illustre ministro!!!
Sembra un battaglione, così nutrito da provocare la ressa per trovare posto sui palchi d'onore. Ben trenta persone: tante ne conta il gabinetto "ristretto" di Ignazio La Russa. Con una guardia del corpo femminile che fa invidia alla scorta di amazzoni del fu Gheddafi: sette giovani dottoresse per proteggerne l'immagine.
La lista ufficiale con tanto di "ordine di precedenza interno" mostra una quantità di consiglieri, generali e comunicatori che in altri Paesi basterebbe e avanzerebbe per un intero governo.
Ci sono consiglieri per qualunque esigenza, come se l'Italia fosse una potenza militare mondiale: ben 15, con incarichi che suonano come doppioni.
C'è un onorevole per "gli affari internazionali" e un ambasciatore per le questioni diplomatiche; un esperto di moda per i "Grandi eventi" e il patron del festival di Sanremo per "la comunicazione delle celebrazioni del 150 anniversario dell'Unità d'Italia" senza contare quello per la "comunicazione informatica"; uno per "la riconversione del settore produttivo della Difesa" e uno per "la politica industriale"; un membro del Consiglio di Stato come consulente militare e un generale "per l'elaborazione di uno studio comparativo sulle strutture militari degli altri Paesi".
E poiché si guarda al futuro, ecco anche il consigliere "per le attività aerospaziali". A questi vanno aggiunti sei tra generali e ammiragli e prefetti, allineati dietro ai senatori Pierfrancesco Gamba e Antonino Caruso.
Quanti di loro saliranno sulle 19 lussuose Maserati blindate ordinate dalla Difesa?
Bisogna sottolineare come Ignazio La Russa sia molto riconoscente verso i suoi collaboratori, a cui ha agevolato carriere importanti.
L'ultima polemica riguarda il capo di gabinetto, il generale Claudio Graziano, appena nominato al vertice dell'Esercito scavalcando con balzo d'alpino uno schieramento di colleghi più anziani. Ma altre poltrone rendono lo staff molto simile a un piccolo comitato d'affari.
Il capo segreteria Roberto Petri, dirigente in aspettativa di una cassa rurale romagnola, si è insediato nel cda dell'Eni, il top delle ex Partecipazioni statali. L'ingegnere Marco Airaghi è nel vertice dell'Agenzia Spaziale Asi.
Il giovane Giovanni Bozzetti è stato assessore alla Moda della giunta Moratti: ora ha ottenuto la vicepresidenza di Difesa Servizi Spa, il nuovissimo ramo business del ministero, e la presidenza di Infrastrutture Lombarde Spa, società chiave per gli affari dell'Expo: la figura perfetta a cui affidare la comunicazione. Che dire di Gianmarco Mazzi, che dopo avere affiancato Tony Renis, Panariello e Bonolis adesso ha conquistato la direzione del Festival della canzone: quale migliore regia per le costose fanfare dei 150 anni del Tricolore?
Tra i politici sorprende la riconferma di Alessandro Ruben, che i cablo di WikiLeaks hanno svelato attivissimo nei rapporti con l'ambasciata Usa, nonostante la sua adesione al partito finiano.
molti dei tecnici in divisa sono quelli che scelse Arturo Parisi, esperti di cui La Russa ha imparato a fidarsi come il generale dei carabinieri Tullio Del Sette.
Ognuno riceve emolumenti extra significativi: in media 57 mila euro l'anno. E alcuni, come il responsabile Web Antonio Giordano, hanno lo stesso ruolo anche nel Pdl e nella fondazione aennina Italia Protagonista.
A fare la guardia all'immagine provvede un plotone tutto femminile, guidato dal portavoce Emiliano Arrigo e dalla segretaria particolare Stefania Chiavelli.
Spicca Rita Fantozzi, un tempo ombra di Fini oggi inserita nel Pdl. E una schiera di trentenni, spesso protagoniste delle notti capitoline, come Anna Selene Della Notte e Valeria Venuto.
O la bionda milanese Lavinia Prono, leader della Giovane Italia, e la mora romana Mascia Garigliano, autrice di articoli sulle "nozze ideali".
Le gratifiche non sono esaltanti: la media è di circa 20 mila euro annuali.
E per tutte le Ignazio Girls il cerimoniale prevede una nota assai singolare: "da invitare senza consorte".
(fonte l'Espresso)