Da diverse settimane per coprire la grave carenza di personale e per sopperire al blocco delle assunzioni voluto e deciso dalla Regione Puglia, le Direzioni di Presidio delle ASL regionali stanno correndo ai ripari, decidendo di assegnare - tramite disposizioni di servizio - personale infermieristico dove richiesto, per coprire assenze dovute a turnover per ferie o malattie.
Queste disposizioni di servizio, che il più delle volte appaiono discutibili per assenza di criteri, si dimostrano essere sempre più dei veri e propri interventi punitivi e al limite di mobbing. Infatti questo modus operandi non è nuovo al personale delle ASL, soprattutto in ASL FG, che come ogni anno viene costretto a ingoiare la pillola amara del “ti trasferisco in…” per giustificare le mancanze di una politica sanitaria che non riesce ad organizzare i servizi e, per questo, in pieno periodo estivo attua politiche del personale pressapochiste e superficiali.
La Disposizione, pur avendo carattere d’urgenza/straordinaria, diventa in alcuni momenti, soprattutto durante l’estate con la riduzione fisiologica del personale, il metodo ideale per manovrare a proprio piacimento i lavoratori senza più ritorno nella propria U.O. di appartenenza, accontentando primari, dirigenti e sindacati di turno. E mentre per alcuni può sembrare la normalità, una consuetudine, ricorrere a istituti contrattuali previsti dalla norma, a parere della scrivente risultano strumenti utili per il proprio tornaconto (sindacale-politico) se non sono dettati dall’imparzialità e con il coinvolgimento di tutto il personale.
Conosciamo bene la realtà di colleghi che, avendo avuto disposizioni di servizio temporanee, ad oggi si ritrovano dimenticati da anni in reparti scomodi ad alcuni.
Eppure per spostare il personale e gratificarlo basterebbe attivare procedure di mobilità interna, che anche avendo carattere d’urgenza, limiterebbe lo stazionamento nella nuova U.O. carente in organico ad un massimo 30 giorni, ruotando successivamente con altro personale, dando un ottimo contributo in termini di assistenza e meritocrazia. Bisognerebbe limitare contrattualmente l’utilizzo di tale disposizione, per evitare ricatti che ad oggi puntualmente vengono utilizzati per proprio tornaconto.
La disposizione di servizio in altri termini spinge al ricatto, cercando di coinvolgere il professionista in deficit organizzativi (certamente non imputabili al singolo), che da un lato determinano un calo della qualità dell’assistenza a svantaggio dell’utenza e dall’altro un risparmio di risorse economiche a vantaggio delle aziende.
Per quanto sopra la scrivente chiede chiarezza in merito a tali provvedimenti che se non dettati da norme chiare e trasparenti, possono diventare veri e propri strumenti persecutori.
Tanto si doveva; in attesa di riscontro si saluta.
Coordinamento Prov. Foggia USB P.I.