In questi giorni la Camera procede alla conversione in legge del decreto Salvini su sicurezza e immigrazione.
Se questo dovesse accadere, il paese conoscerebbe un avanzamento nelle politiche discriminatorie, repressive e securitarie che già erano state portate aventi dal precedente ministro Minniti.
Il decreto, infatti, colpisce innanzitutto i migranti ma non solo, ci riguarda tutti.
Le modifiche del sistema di accoglienza e permessi porteranno a una situazione di estrema emergenza per molti richiedenti asilo, venendo meno il permesso umanitario, ma anche a una forte perdita di posti di lavoro per gli operatori a causa della restrizione del sistema SPRAR.
Dall’altra parte, non viene intaccato il sistema di lucro di molte cooperative finanziate con fondi pubblici che ha portato a scandali come quello dei grandi centri di Cona e Bagnoli, spesso con la copertura delle prefetture.
Al contrario, già si parla di aprire nuovi grandi centri inumani, come il CPR di Modena.
Inoltre, il falso binomio “migranti-sicurezza” continua a essere il pretesto per introdurre misure repressive alle forme di lotta sociale organizzata, che spesso negli ultimi anni hanno visto in prima linea proprio lavoratori migranti a difendere diritti di tutti i lavoratori, come nei settori della logistica e del bracciantato.
Il decreto ha come obiettivo reale quello di aggravare la “guerra tra poveri”: sempre più persone subiscono sfruttamento o precarietà sul lavoro, rischiano di perdere la casa o di non potersi permettere i servizi sanitari e scolastici in via di privatizzazione.
Questo genera malcontento, e i recenti governi, autori di politiche antipopolari, nascondono le proprie responsabilità dietro al “dito” dei migranti.
Riteniamo invece che la soluzione alla tensione sociale che si sta generando e che Salvini fomenta stia nel riconoscimento di pari diritti per tutti, dal lavoro ai servizi alla persona, e che il modo per ottenerli sia un’alleanza tra gli italiani e i migranti che subiscono tipi di sfruttamento e privazione simili, anche se sotto forme che appaiono diverse.
Promuovono: USB Federazione del Sociale, Associazione sopra i ponti, Associazione Asahi, Associazione lavoratori marocchini in Italia, Noi restiamo