Anche il governo Monti prosegue con l’opera di smantellamento del sistema previdenziale pubblico con un nuovo intervento utile a fare cassa.
Dalla Riforma Dini in poi il sistema previdenziale è stato utilizzato come un bancomat e la spesa per le pensioni è stata vista sempre più come un peso per il Paese, un peso da contenere in linea con le ricette dei mercati internazionali. Il sistema di calcolo contributivo della pensione, uscito dalla Riforma del 1995, ha rotto con ogni principio di solidarietà e scaricato sul singolo il rischio della costruzione di un trattamento pensionistico fondato solo sulle proprie capacità di reddito.
Per i molti precari, per i lavoratori con reddito basso, la vecchiaia rischia di diventare sempre più tempo di emarginazione sociale, umiliazione e povertà.
Come fa un Paese a dirsi civile e democratico se non assicura a tutti i cittadini una vecchiaia dignitosa riconoscendo il diritto ad un adeguato assegno pensionistico?
Si possono tagliare le spese militari, i privilegi di casta, si devono combattere corruzione ed evasione fiscale e contributiva, ma è ignobile fare cassa con la previdenza.
Come è ignobile la sottrazione della liquidazione ai lavoratori dipendenti (TFR) per finanziare i Fondi pensionistici privati, che CGIL,CISL,UIL,UGL vorrebbero rendere obbligatoria, promettendo una pensione complementare più favorevole del TFR, quando si sa che l’ investimento di tali risorse sarebbe in balia dei mercati e degli indici della Borsa finanziaria. Da anni chiediamo il rilancio della previdenza pubblica e il riconoscimento di una pensione dignitosa, obiettivi possibili se si stanassero gli evasori e si ripristinasse un mercato del lavoro sano, cancellando tutte le forme di lavoro precario. Invece si continua a seguire la politica imposta dalla finanza internazionale e ad attaccare lo Stato sociale nazionale.
La stessa soppressione dell’INPDAP e dell’ENPALS ed il loro assorbimento da parte dell’INPS, previsto con un colpo di mano dalla manovra del governo Monti, senza un rilancio del sistema previdenziale pubblico appare figlio di un Welfare sempre più ridimensionato, nel quale aumenta il ruolo di soggetti esterni come patronati, consulenti del lavoro o enti bilaterali.
Il Super INPS rischia così di essere una bolla di sapone o un gigante con i piedi d’argilla, per giunta governato da una sola persona; un presidente che diventa capo incontrastato di una holding previdenziale, unico intermediario con il governo e con un potere politico che ha tolto ogni autonomia agli enti.
Se la nostra analisi è giusta, il Super INPS è un pessimo affare per la collettività, mentre rappresenta un’ottima possibilità di guadagno e di mercato, in particolare per le ditte che offrono consulenza informatica, alcune delle quali all’INPS hanno assunto negli anni un peso spropositato, interferendo con la gestione dell’ente.
In gioco ci sono innanzitutto i servizi erogati dagli enti previdenziali, tra cui il credito e l’attività rivolta a giovani ed anziani fino ad oggi garantiti dall’INPDAP, ma anche i posti di lavoro dei dipendenti dei due enti soppressi, perché il decreto del governo Monti prevede che il personale dell’INPDAP e dell’ENPALS in esubero non transiti all’INPS ma sia messo in mobilità verso altri enti, o altrimenti in cassa integrazione per due anni e poi licenziato. Non è un problema ipotetico ma reale, perché riguarda oltre 700 lavoratori tra i dipendenti ENPALS ed INPDAP.
Inoltre il decreto non esonera l’INPS dal taglio del 10% della spesa dell’organico, previsto dal precedente governo Berlusconi. Deve essere emanata una norma che eviti il taglio dell’organico dell’INPS e autorizzi l’inserimento nei ruoli di tutto il personale degli Enti soppressi, anche quello in soprannumero, in massima parte ex custodi degli immobili dismessi con la cartolarizzazione del patrimonio immobiliare, per i quali la Finanziaria del 2000 prevedeva l’inquadramento tra i dipendenti degli enti.
Contro la manovra economica del governo Monti proclamiamo una settimana di mobilitazione negli enti previdenziali INPS, INPDAP, ENPALS, con manifestazioni articolate a livello locale. Il 15 dicembre, in linea con le iniziative annunciate dalla Confederazione, è individuata come giornata di mobilitazione nazionale.
CONTRO
- ogni nuovo intervento restrittivo sulle pensioni;
- il ridimensionamento del ruolo degli enti previdenziali e i tagli degli organici;
- la mobilità coatta, la cassa integrazione e il licenziamento dei lavoratori in esubero;
PER
- il rilancio della previdenza pubblica e il diritto ad una pensione dignitosa;
- la salvaguardia delle funzioni e delle prestazioni degli enti previdenziali;
- la difesa dei livelli occupazionali, economici e di professionalità dei lavoratori degli enti previdenziali INPS,INPDAP, ENPALS.
MOBILITIAMOCI IN TUTTI I TERRITORI
USB PUBBLICO IMPIEGO INPS – INPDAP – ENPALS